Regionali, vince il centrosinistra ma è boom astensione. Exploit Lega

Regionali, vince il centrosinistra ma è boom astensione. Exploit Lega
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Lunedì 24 Novembre 2014, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 15:36

Il centrosinistra vince le elezioni regionali in Emilia e Calabria: i candidati Bonaccini e Oliverio hanno la meglio ma a trionfare è soprattutto l'astensione.

Stefano Bonaccini del Partito Democratico è il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna. Ad oltre metà dello spoglio è avanti con il 48%, contro il 31% del suo principale sfidante Alan Fabbri che lo ha chiamato per complimentarsi e riconoscergli la vittoria.

«Non si può essere soddisfatti di una partecipazione così bassa sapevamo che avremmo pagato sia l'inchiesta sia il fatto che un pezzo di Pd ha voluto mandare un segnale. Adesso bisogna aprire una nuova stagione, abbiamo cinque anni per dimostrare che faremo bene». È questo il primo commento del neoeletto presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Renzi ha chiamato Stefano Bonaccini, «Mi ha fatto i complimenti ha detto di tener duro, di non abbassare ovviamente la testa.

Adesso c'è davanti del tempo per dimostrare che potremo fare bene, io d'altra parte su quello che ho fatto non ho nessun rimprovero da farmi». Così il neoletto presidente dell'Emilia-Romagna.

I dati delle urne in Emilia Romagna

I dati delle urne in Calabria

In Calabria invece Mario Oliverio è il nuovo presidente della Regione con una percentuale del 58,5%. È l'indicazione che viene dalla proiezione definitiva realizzata da Demoskopica sulle elezioni regionali in Calabria. Il risultato attribuito al candidato del centrosinistra si colloca in una forbice che va dal 57,2% al 59,8%. Wanda Ferro, candidata del centrodestra, otterrebbe il 24,9% (23,8 %-26%); Nico D'Ascola (Ncd-Udc) il 9,4% (8,7%-10,1%); Cono Cantelmi (M5S) il 6% (5,4%-6,6%) e Domenico Gattuso (L'Altra Calabria) il 1,2% (0,9%- 1,5%).

Ma sono altre due le novità della tornata elettorale: il crollo dell'affluenza, verticale e 'storico' in Emilia-Romagna, e la cavalcata della Lega che, a Bologna e dintorni, si impone come secondo partito. Novità che è lo stesso premier Matteo Renzi a sottolineare con un tweet: «Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla destra in 9 mesi. Lega asfalta forza Italia e Grillo. Pd sopra il 40%». Parole che riflettono la soddisfazione per i risultati e la preoccupazione per il dato dell'astensione rimarcato negli stessi minuti da fonti del Nazareno e che tengono conto di un crollo dell'affluenza impressionante.

Non è un test per il governo, ripeteva ieri mattina Maria Elena Boschi. Non si dia una lettura nazionale del voto, avvertiva, qualche giorno fa, il premier Matteo Renzi. Ma queste regionali non potranno non avere una qualche ricaduta sulla mappa dei partiti e sullo stesso dibattito politico nazionale.

L'affluenza. In Emilia-Romagna, ha votato il 37,7% degli elettori, in Calabria il 44,1%. Numeri impressionati, se paragonati alle Regionali del 2010 (68% in E-R, 59,3% in Calabria) e alle Europee di 6 mesi fa (il 70% in Emilia-Romagna, il 45,5% in Calabria), quelle del 40,8% targato Matteo Renzi. I motivi sono diversi e contano le inchieste giudiziarie che negli ultimi mesi hanno martoriato entrambe le Regioni, da quella delle 'spese pazze' in Emilia-Romagna a quella che, il 29 aprile scorso, costrinse alle dimissioni l'ex presidente calabrese Giuseppe Scopelliti. Vicende che hanno certamente allontanato gli elettori dalle urne ma che non spiegano del tutto un'astensione choc destinata ad irrompere nel dibattito politico.

E già ieri, le polemiche non sono mancate, investendo anche il Pd. «I dati sono disarmanti», evidenziava Pippo Civati, evocando il «pericolo» di una governabilità senza rappresentanza. Parole a cui replicava, indirettamente, il renziano Andrea Marcucci: «L'astensione chiama in causa tutti i partiti, non certo solo il Pd». Ma le elezioni di domenica sigillano l'ascesa dell'altro 'Matteo': il leader della Lega Salvini. Il 'suo' candidato in Emilia-Romagna, Alan Fabbri, sostenuto anche da FI e Fdi, sembra infatti proiettato oltre il 35%, a meno di dieci punti dal favoritissimo Stefano Bonaccini. E la Lega, dopo il Pd, si avvia ad imporsi come secondo partito con FI lontanissima. Dati che, oltre a premiare la martellante campagna mediatica di Salvini - che anche oggi, su Twitter, non si è risparmiato - ridisegnano la mappa dei poteri dei partiti, lanciando il Carroccio nella sua cavalcata per una leadership dell'opposizione che vede invece in difficoltà quel M5S (che sembra fermarsi ben sotto il 15%) che nelle ultime elezioni aveva saputo anche catturare scettici e potenziali non votanti.

È in Calabria, invece, che si consuma il primo concreto risultato della frattura tra FI e Ncd. I due 'cugini' non hanno trovato un accordo, proponendo candidati diversi (l'azzurra Ferro e l'alfaniano D'Ascola), ed entrambi incapaci di rivaleggiare con il Dem Mario Oliverio. Per il centrodestra è un nuovo campanello d'allarme. Ma la politica tutta, Renzi compreso, da domani dovrà interrogarsi sulla fuga dalle urne, in un periodo segnato dallo scontro perpetuo tra piazze e governo. Scontro che, secondo fonti del vertice Pd, vede vittorioso l'esecutivo. O meglio: vede perdenti quei partiti che sostengono lo sciopero generale relegati - viene sottolineato - a percentuali da prefisso telefonico.

Oliverio: «Ora ricostruire regione». «Adesso dobbiamo ricostruire e rimettere in piedi la Calabria, aprendo una fase nuova». Lo ha detto all'ANSA Mario Oliverio, che quando sono state scrutinate 1.207 sezioni su 2.409 ha una percentuale del 61,6%, di gran lunga superiore e quindi difficile da colmare per la candidata del centrodestra, Wanda Ferro, che è al 23,7%.

«È stato un risultato straordinario - ha aggiunto Mario Oliverio - ed il consenso largo che i calabresi ci hanno tributato rappresenta un grande atto di fiducia. Siamo consapevoli della responsabilità che si carica su di noi. La situazione economica e sociale della Calabria è grave. La nostra regione è in ginocchio. La disoccupazione ha raggiunto livelli preoccupanti. Il reddito pro capite della Calabria è all'ultimo posto, con uno scarto notevole finanche rispetto alla penultima della graduatoria. La povertà si è allargata nell'ultimo anno di oltre il 30%, come ci ha ricordato la Svimez». «A fronte di questa situazione grave - ha detto ancora Oliverio - l'Ente Regione non è stato in grado di utilizzare le risorse dell'Unione europea, che rischiano di essere restituite. Lo stato dei servizi, a partire dalla sanità e dalla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, è in una condizione di grave difficoltà. I rifiuti, in particolare, rappresentano un'emergenza strutturale che la precedente amministrazione ha spostato a dopo le elezioni, con un provvedimento adottato ad hoc». «Per rimettere in piedi la Calabria - ha concluso - metteremo in atto la determinazione necessaria, con le riforme che la situazione richiede, a partire dall'utilizzazione delle risorse comunitarie per creare lavoro, sostenere le imprese e rilanciare l'economia. Ci metteremo subito al lavoro perchè la Calabria non può attendere. E lo faremo a partire dall'incontro con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi il 28 novembre in occasione della sua già programmata visita in Calabria».