Referendum, si vota il 4 dicembre. Renzi: «La partita è qui e ora non restare ostaggi della palude»

Referendum, si vota il 4 dicembre. Renzi: «La partita è qui e ora non restare ostaggi della palude»
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Lunedì 26 Settembre 2016, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 07:52

Il referendum sulla riforma costituzionale si terrà il 4 dicembre. I seggi resteranno aperti dalle 7 alle 23. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, scatenando subito le proteste dell'opposizione. Il premier aprirà la campagna per il "Sì" il prossimo 29 settembre a Firenze. Il capoluogo toscano rappresenta la prima di numerose tappe in vista di un voto che sarà decisivo per la sopravvivenza del governo.

«La partita è tutta qui. Qui e ora. Chi vuole cambiare, ci dia una mano. Dandoci del tempo, chiamando un po' di amici, facendo il volontario sulla rete o tra la gente. Oppure costituendo un comitato. Come fare è spiegato su www.bastaunsi.it. Dove chi vuole può anche dare un piccolo contributo economico, prezioso per la campagna di comunicazione, che abbiamo iniziato a far girare. Ogni sforzo è importante. Può persino essere decisivo. La partita è adesso e non tornerà. Non ci sarà un'altra occasione. Sono certo che non la sprecheremo», scrive Renzi sulla sua E-news. 

«Nel merito la questione è semplice. Vogliamo superare il bicameralismo paritario sì o no? Vogliamo ridurre il numero dei parlamentari si o no? Vogliamo contenere i costi delle istituzioni si o no? Vogliamo cancellare il Cnel si o no? Vogliamo cambiare i rapporti Stato Regioni che tanti conflitti di competenza hanno causato in questi 15 anni si o no? Questo è il quesito referendario. Così stabilito dalla Legge, non dal marketing», afferma ancora Renzi. «Ma potremmo ridurlo a un concetto più semplice. Vogliamo avere un Paese più stabile e più semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D'Alema-Berlusconi o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta in cui una srl di Milano controlla la democrazia interna di uno dei più grandi partiti del Paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati con tanto di penali da pagare? La partita è tutta qui». 

«Vedo l'Italia del 2017. Il G7 a Taormina, decisivo. L'incontro di Roma del 25 marzo per raccontare come vogliamo cambiare davvero l'Europa anziché lasciarla preda di egoismi e burocrazie. E il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, mai così importante anche alla luce di quello che sta avvenendo nel mondo. Questa Italia, per me, ha bisogno di gente che propone, non di gente che urla. E questa Italia deve cambiare, non può rimanere ostaggio dei soliti noti, della solita palude che ha bloccato la crescita dell'ultimo ventennio. Ecco perché il referendum costituzionale è fondamentale. E il risultato del referendum non dipende tanto da me, ma da tutti voi», afferma ancora Renzi.

​«Sono sempre più convinto che il marchio di fabbrica della nostra avventura sia quello di fare proposte, non di andare contro», continua il premier rispondendo a chi lo ha accusato di essere diventato troppo  uono. Un appunto che fa cogliere al premier l'occasione di tornare sullo scontro tv con Travaglio: «non l'ho fatto nemmeno con Travaglio in TV quando lui utilizzava parolacce e volgarità per descrivere la riforma costituzionale e interrompeva continuamente per impedirmi di parlare. Noi siamo diversi dagli urlatori di professione. Ricordate quando ero tra i pochi che non attaccava Berlusconi a livello personale ma chiedeva al Pd di proporre un'alternativa? Quando abbiamo smesso di parlare di lui e ci siamo preoccupati del Paese, magicamente, tutto è cambiato», sottolinea ricordando che «abbiamo preso il 41% e ci siamo messi in moto per cambiare l'Italia. Anche adesso comprendo chi - sconvolto dal livore di una parte dell'opposizione che ogni giorno attacca la stampa e gli avversari - vorrebbe che noi giocassimo la carta dello scontro. Ma non avverrà».

«Dire no alle Olimpiadi perché non si è d'accordo è un atto legittimo. Dire no alle Olimpiadi perché in otto anni si crede di non riuscire a combattere la corruzione a Roma significa rinunciare a fare politica, a cambiare le cose, a dare una speranza alla propria comunità. Non è solo una figuraccia internazionale per l'Italia: è un'ammissione della propria incapacità di cambiare le cose», sottolinea poi il premier tornando, nella sua E-news, a parlare del no alle olimpiadi a Roma da parte del sindaco della capitale Virginia Raggi.

«Scegliendo il 4 dicembre Renzi non allontana solo la data del referendum, prova ad allontanare la sua paura di andare a casa. Ma quello che è differito non è evitato». Così su Facebook Luigi Di Maio, del direttorio Cinque Stelle e vicepresidente della Camera.

«Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, com'era ormai prevedibile sceglie di collocare la consultazione costituzionale nella data più lontana possibile: il 4 dicembre. Semplicemente il premier mai eletto tenta così, ancora una volta, di prendere tempo e di scappare dalla democrazia. Spera di sfruttare ancora per parecchie settimane i media e le televisioni prima dell'inizio della par condicio». Così Renato Brunetta capogruppo di Fi alla Camera. «Renzi se l'è cantata e se l'è suonata da solo, come sempre. Aveva detto che per individuare la data del referendum avrebbe sentito le opposizioni, avrebbe coinvolto anche le formazioni politiche che non sostengono il suo governo. Come al solito ha fatto l'esatto contrario di quanto annunciato. Non ha consultato nessuno. Ha imposto al Consiglio dei ministri il suo volere e i membri del suo esecutivo hanno ancora una volta accettato passivamente i diktat del capo. Questa schiforma costituzionale - il suo percorso parlamentare e anche questa fase di coinvolgimento del popolo sovrano - rappresenta alla perfezione il concetto di democrazia di Matteo Renzi. L'ha voluta, l'ha scritta, se l'è votata, se l'è cantata e suonata. Tutto da solo! Il premier non stia sereno. Anche con la data del referendum sotto Natale sarà sconfitto. Gli italiani diranno no per mandarlo a casa e per ripristinare la democrazia nel nostro Paese».

«Finalmente gli italiani conoscono la data di scadenza di questo governo abusivo: il 4 dicembre si vota per il referendum costituzionale e se vince il no Renzi va a casa». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

«Il dado è tratto. Sappiamo finalmente che si voterà il 4 dicembre e quello che è un diritto sembra quasi una conquista. Adesso però è il momento di lasciare da parte ogni tipo di polemica e di concentrarsi sulla campagna per il no. Dai sondaggi emerge che anche una quota dei nostri elettori è ancora indecisa». Lo dichiara il senatore di Fi, Renato Schifani. «Occorre quindi una forte mobilitazione di tutti sul territorio per spiegare con dovizia di particolari perché questa riforma costituzionale è completamente sbagliata. Gli indecisi vanno convinti con intelligenza, smontando pezzo per pezzo e nel merito la propaganda di chi, sulle riforme come in politica economica, promette molto e mantiene nulla», conclude l'ex presidente del Senato.




 

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