Referendum, Renzi contro Zagrebelsky in tv. Il premier: Pd farà proposta per modificare l'Italicum

Referendum, Renzi contro Zagrebelsky in tv. Il premier: Pd farà proposta per modificare l'Italicum
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Venerdì 30 Settembre 2016, 22:17 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 09:31
«Io ho accettato di fare un passo indietro sull'Italicum, che non è un rischio per la democrazia per me. Ma se vogliamo cambiarlo, noi come Pd prenderemo un'iniziativa per togliere ogni dubbio sulla legge elettorale». L'annuncio di Matteo Renzi arriva nel corso del confronto tv con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky su La 7. Il premier fa un passo avanti rispetto a quanto detto finora: non solo apre a modifiche alla sua legge elettorale, ma aggiunge anche che sarà il Pd a fare una proposta. E se difende il ballottaggio che dà la possibilità di sapere chi vince la sera del voto, indica un elemento che si può modificare: «Vorrei cambiare il sistema dei capilista bloccati», afferma.

«Non votiamo sulla legge elettorale ma sulla riforma costituzionale. Ma che la legge elettorale cambierà lo hanno compreso anche i sassi ormai, purtroppo», ha affermato Renzi. Ma a chi, come i 5 stelle, invoca un sistema proporzionale, replica: «L'Italicum è già un proporzionale e almeno il 74% dei parlamentari della maggioranza è eletto con le preferenze». Ma, assicura, la disponibilità è «vera e sostanziale».

Con questa riforma si dà un «messaggio di semplicità. Questo porta anche a una riduzione dei costi, che è considerato a un argomento demagogico, ma serve a dire ai cittadini che finalmente si taglia e la palla è nelle loro mani», ha detto ancora Renzi. 

Zagrbelsky ha invece parlato di «rischio per la democrazia» e spettro di una «oligarchia». È una visione «culturale» di fondo inconciliabile, a separare profondamente il presidente del Consiglio e il professore. I due capifila del Sì e del No al referendum costituzionale si confrontano per la prima volta nello studio tv di La7. Ed è subito scontro, in un continuo botta e risposta, tra battute, punzecchiature e divergenze inconciliabili nel merito. 

«Il giudizio del professore secondo il quale questa riforma avrebbe in sè un rischio autoritario è offensivo nei confronti degli italiani», ha insistito Renzi. «Io la stimo, ho studiato sui suoi libri, mi dica quale articolo configura questo rischio...». «Tanta gente che mi odia voterà sì», ha poi assicurato ancora Renzi.

«Il nostro sistema di bicameralismo paritario dà vita a un costante 'ping pong' che determina ritardi clamorosi». È un sistema che «assomiglia più ad una doppia assemblea di condominio», ha sottolineato ancora il premier. Parole sul quale Zagrebelsky non concorda affatto. «Le difficoltà che lei sottolinea, il ping pong, deriva dal fatto che le forze politiche non sono d'accordo, non dal bicameralismo perfetto. La radice di queste difficoltà è politica non istituzionale», ha sostenuto il costituzionalista secondo il quale, in Paesi che non hanno il bicameralismo paritario, come Francia e Usa, entrambe le Camere «partecipano al processo legislativo». In Italia «Camera e Senato hanno stessi poteri ma non fanno la stessa cosa», ha aggiunto l'ex giudice costituzionale.

«La resa delle istituzioni non dipende solo dai testi ma dalla quantità di elementi dentro i quali le istituzioni sono calate. Faccio un esempio forte: la Costituzione di Bocassa, dittatore della Repubblica centroafricana, è molto simile a quella degli Stati Uniti - ha detto ancora il costituzionalista -. La resa del funzionamento dipende dal contesto: il contesto di questa riforma è legato alla legge elettorale, non possiamo far finta che siano cose diverse. Il Porcellum è ancora la legge che abbiamo operante, perché il Parlamento è frutto di quella elezione. Il Porcellum vive e lotta insieme a noi. E ora è stato sostituito dall'Italicum che ha caratteristiche simili. È fatto apposta per arrivare a un risultato in cui la sera del voto si sa chi ha vinto e costui per cinque anni governerà. A me questa non sembra una democrazia ma una riproposizione della vecchia e gloriosa affermazione di Rousseau che diceva: 'Gli inglesi credono di essere liberi ma lo sono una volta solo quando mettono la scheda nell'urna e per il resto sono servi di chi governerà'». 

«Forse ha ripensato ai discorsi sui parrucconi, rosiconi, gufi, altrimenti non avrebbe perso tempo, come stasera, con uno di loro...», aveva esordito Zagrebelsky, innescando un botta e risposta col premier. «Al massimo pensavo di poter aspirare a incontrare il ministro delle riforme...», ha insistito Zagrebelsky. «Non mi sono mai permesso di dire che lei è un parruccone - ha replicato Renzi -. Anche l'aspetto fisico lo dimostra... I gufi non sono quelli che parlano male del governo ma quelli che quando c'è una statistica dell'Istat, dicono evviva se va male. Non ho mai considerato lei tra i gufi». «L'interpretazione era diversa...», ha risposto Zagrebelsky. «Nell'interpretazione gli esperti siete voi. Io ho studiato sui suoi libri. Teniamoci nel merito», ha ribattuto Renzi. «Spero che non parli di gufi per l'avvenire», ha affermato il costituzionalista. «Prof, venga al merito», ha chiuso Renzi. 

«Ringrazio il prof. Zagrebelsky per il confronto di stasera. Il quesito è chiaro, i cittadini decideranno #bastaunsi». Lo ha scritto su Twitter il presidente del consiglio al termine del confronto con il costituzionalista.

 
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