Referendum, Renzi lancia la campagna: «Riforme, vincerà l'Italia che dice sì»

Referendum, Renzi lancia la campagna: «Riforme, vincerà l'Italia che dice sì»
di Diodato Pirone
3 Minuti di Lettura
Martedì 3 Maggio 2016, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 08:36

Diecimila comitati per il “sì” al referendum di ottobre sulla modifica la Costituzione. Li ha lanciati ieri dalla sua città, Firenze, il presidente del Consiglio Matteo Renzi che intende fare dell'appuntamento politico autunnale anche il banco di prova della sua politica e del suo futuro. «La rottamazione non vale solo quando si voleva noi.... Se non riesco vado a casa», ha sottolineato ieri. Sempre in tema di riforme, Renzi ha ricordato anche il prossimo voto della Camera sulle Unioni Civili: «Si voterà l'11 e il 12 maggio, a naso servirà la fiducia». Poi in serata è volato a Matera, in Basilicata, città che sarà capitale europea della cultura, per ribadire che l'Italia deve passare «dalla rassegnazione all'autostima».

UNA SFIDA ITALIANA
Ma torniamo a Firenze dove il premier parlando al teatro Niccolini a snocciolato il suo racconto in questi termini: «L'Italia due anni fa era incastrata in costante depressione politica. Poi il Parlamento improvvisamente si è svegliato ed è cominciato il processo che ha portato alle riforme. Dopo 63 governi di fila, quando vai ai vertici internazionali non fanno neanche in tempo a ricordarsi la tua faccia». Ma per Renzi il lavoro di questi due anni ha provocato un cambiamento radicale: «Il Pil è tornato positivo. Ma quello che stiamo cercando di fare è restituire agli italiani l'orgoglio di appartenere a qualcosa di grande».
 
Poi si è soffermato sul referendum costituzionale di ottobre: «Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo. Ora ho bisogno di vincere la partita più grande, che non è quella del referendum di ottobre, ma quella di tornare a un'Italia che dice sì». E ha continuato, replicando alle critiche sulla riforma della Costutuzione: «A chi ci attacca accusandoci di tradire i principi stabiliti dai padri costituenti, rispondo che invece stiamo correggendo un punto su cui all'epoca le forze politiche non riuscirono a mettersi d'accordo e fecero una norma transitoria dicendo però ”così non va bene”. Il bicameralismo paritario non è quello che volevano coloro che scrissero la Costituzione».

Sull'abolizione del Senato, o meglio sulla sua trasformazione in camera delle Regioni e dei Comuni, ha aggiunto: «I senatori hanno deciso di abolire il Senato. Come i tacchini felici del giorno del ringraziamento. La politica dà un grande segnale: rinuncia alle poltrone, ora aspetto gli altri, dai sindacati agli imprenditori, fatelo anche voi se avete la forza e il coraggio».

Infine Renzi si è speso per lanciare i 10.000 Comitati per il ”sì” (composto da un minimo di 10 ad un massimo di 50 persone) «per una gigantesca campagna porta a porta per chiedere se si vuole riportare l'Italia a due anni fa o andare a testa alta verso il futuro».

Durissimi i commenti dell'opposizione: «Renzi è un produttore automatico di annunci. Parla di un'abolizione del Senato che non esiste, visto che i senatori ci saranno ancora e il Senato continuerà a costare i soldi dei contribuenti», ha spiegato il capogruppo pentastellato Michele Dell'Orco. «Tutti i sondaggi dicono che il ”no” alle schiforme di Renzi sta crescendo», ha ribadito Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Infine il leader di Scelta Civica, Enrico Zanetti, ha definito «suicidio politico» la trasformazione del referendum in una consultazione su Renzi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA