Referendum, voto elettronico a rischio hacker e incubo affluenza

Referendum, voto elettronico a rischio hacker e incubo affluenza
di Mario Ajello
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Sabato 21 Ottobre 2017, 09:17
dal nostro inviato
BERGAMO È tornata, anzi secondo loro non se n'è mai andata, negli slogan, la Roma Ladrona che esiste solo nelle fantasie valligiane. E dunque, il referendum serve sempre di più per difendere il Nord e «vinciamoooo!!!». Così gridano durante il taglio della torta - 100 chili di peso e in mezzo il disegno della rosa camuna della Val Camonica sormontata dalla scritta: Autonomia Lombarda, Sì - alla cena di chiusura della campagna referendaria. 25 euro a testa, 2000 big, peones, tifosi leghisti, forzisti e forzaleghisti, riuniti alla Fiera di Bergamo. E tutti, a cominciare dal tavolo d'onore - dove siedono Maroni, Salvini, Bossi, Calderoli, Toti, Gelmini, Fontana e Alemanno - in preda a un battiquorum che potrebbe rovinare la digestione del manzo con polenta e dello speck altoatesino appena ingurgitati. Le urne, se disertate, potrebbero infatti rivelarsi un pugno allo stomaco soprattutto per la Lega che ha scommesso su questa consultazione e ci ha speso tanti soldi pubblici: 50 milioni di euro.

EFFETTO VINTAGE
Il festeggiato è il governatore Maroni, in cravatta verde sbrilluccicante. Se andrà male l'affluenza, avrà perso lui e non il suo vicino di posto, Salvini, sempre tiepido sul nordismo al sapore casereccio del deja vu e ora fatalista mentre assaggia un vino toscano: «Quanta gente voterà? Se lo sapessi, giocherei al totocalcio». Poco più in là, Bossi immalinconito riceve solo pacche sulle spalle, e riecco, claudicante, l'ex ministro Castelli. Anche lui nel vintage del Roma Ladrona. «Se il governo ci darà ascolto, bene», dice intanto Maroni: «Sennò, il prossimo presidente del consiglio, Salvini, ci darà l'autonomia che vogliamo da sempre». Applausi. Cori milanisti e atalantini. E applaudono anche gli ex calciatori seduti al loro tavolo: dal mitico Beppe Savoldi, che sale sul palco e dice «da lombardo posso dire che siamo forti», a Maurizio Ganz che ha giocato in tutte le grandi squadre lombarde e veniva chiamato El segna semper lu.

Qui c'è un filo di nebbia e una forte dose di preoccupazione. Voteranno in tanti, oppure no? I sondaggi che girano dicono che i votanti sicuri sarebbero il 16% e i probabili il 26%. Cifre bruttissime per il Carroccio. E del resto, nelle contrade lumbard, non risuona il grido autonomista, nelle valli non rimbomba l'eco di una svolta storica. Ma Maroni cerca di eccitare le masse, mentre nel cenone viene sparato a tutto volume uno degli inni indipendentisti irlandesi degli U2 (Sunday, bloody sunday), e grida: «Rivogliamo indietro i nostri soldi, e lo voglio ricordare a quelli di Roma».
La voting machine - cioè l'insieme dei 24mila tablet per 23 milioni di euro dove domani si voterà e sarà la prima volta in Italia - farà giustizia di tutti i soprusi fiscali perpetuati ai danni del Nord dall'odioso centralismo romano? I commensali toccano ferro: la superstizione esiste pure a queste latitudini. E anche lo spreco: probabilmente la massa di i-pad appena comprati non saranno utilizzabili per le scuole, a cui li vorrebbe destinare il governatore, e neppure per qualsiasi altra funzione, senza contare l'immancabile allarme hacker.

Comunque il Bossi, nella sua solitudine, è tornato turgido: «S'avvicina la rivoluzione!». Magari voleva dire la secessione. E comunque, pur di non sedersi al tavolo con Bossi, Salvini rinuncia alla cena e va via subito. Lasciando aperta la vera questione: e se i votanti saranno pochi? E se saranno troppi? In questo secondo caso, Salvini potrà gioire meno di Maroni, e Berlusconi sarà contento di trattare l'alleanza - e soprattutto i collegi uninominali - non solo con il duro Matteo ma anche con l'amico Bobo. Il quale si accontenterebbe di poco: un'affluenza del 30%. Il sindaco democrat di Bergamo, Giorgio Gori, lui per il Sì ma gran parte del suo partito è per l'astensione, alla cena non c'è. Ma da lontano, fa notare: «Erano partiti dicendo che sopra il 60% era la loro vittoria, ora dicono che dal 20 al 90% sarà comunque un successo. Segno che qualche dubbio sul plebiscito comincia ad affiorare». Salvini: «Chi domenica resta a casa, perde ogni diritto di lamentarsi». Più in generale, la preoccupazione riguarda la modalità di voto tramite il tablet poggiato nella cabina elettorale. Quanti votanti usciranno in lacrime dal seggio, gridando: «Mi si è impallato il computer»?