Bufera sul dress code di Raitre FI e Sc: «Sono regole da soviet»

Bufera sul dress code di Raitre FI e Sc: «Sono regole da soviet»
di Marco Castoro
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Sabato 28 Maggio 2016, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 12:34
Il dress code che Daria Bignardi vuole far rispettare a Raitre è una decisione che tutto sommato piace agli addetti ai lavori. Dal direttore di Raitre arrivano solo no comment alla notizia rivelata ieri dal Messaggero, di un ordine imposto a sarte e truccatrici sul look che dovrà avere la terza rete Rai. Ovviamente riguarda solo i programmi della rete, non il Tg3, che non ha mai dato segni particolari di eccessi come in qualche occasione è capitato al Tg2.

«Il tiggì di per sé chiede sobrietà - spiega Bianca Berlinguer -. Al Tg3 non esistono direttive. Ma se qualcuno eccede glielo si fa notare. Davanti a eccessi macroscopici interverrei. Tuttavia da noi non ce n'è bisogno. Anzi, mi è capitato di dire spesso a qualche conduttore di mettersi una cravatta che ravvivi il suo look, sono così cupi quei vestiti».

Sulla stessa lunghezza d'onda Sarah Varetto, il direttore di SkyTg24: «E' normale che ci sia un dress code da rispettare. E che ci siano persone che se ne occupino all'interno di una struttura. Esiste uno stile consono all'informazione e un altro all'intrattenimento. Perché in un tg il telespettatore deve prestare attenzione alle news non al vestito del conduttore».

Ma la politica non perde occasione per polemizzare. Mentre da Forza Italia Daniela Santanchè attacca e parla di «regole da soviet» («oramai la Rai è in mano a direttori stile Kim Jong-un»), da Scelta Civica Giancarlo Librandi accusa la responsabile della terza rete di anacronismo.

Fin qui i tiggì. Ma i programmi di intrattenimento sono cosa ben diversa. «Credo che l'abbigliamento debba essere rispettoso per il pubblico e avere una certa eleganza - sottolinea Eleonora Daniele - non critico nessun genere ma io personalmente tendo a indossare un look adeguato per la mattina. Il vestito ha sempre un senso in base al ruolo che si ha e a che cosa si voglia comunicare. Spesso la mattina ho usato il tailleur, mentre il pomeriggio estivo alla Vita in diretta mi tengo in linea con il programma. Tacco giusto, non alto e giacche con pantaloni. Alle scollature preferisco le camicette chiuse. Il segreto sta nell'abbinare gli accessori senza esagerare. Non servono sovraesposizioni. Non porto orecchini né collane. Preferisco la semplicità. Il troppo storpia e il troppo poco stupisce».

 

LA T-SHIRT DI ZORO
Secondo Mia Ceran «l'abbigliamento dipende molto anche dalle fasce orarie. Al mattino non mi verrebbe mai in mente di mettermi il tacco 12, al massimo il 10. Oppure vestiti con scollature e orecchini troppo vistosi. C'è differenza tra l'informazione e l'intrattenimento. Tuttavia, non penso che sia necessaria una divisa di rete. Sinceramente se penso alle conduttrici di Raitre non mi vengono in mente persone con scollature mozzafiato. Certo farei fatica se mi dicessero come vestirmi. Comunque in prima serata non ci sarebbe niente di male a indossare scarpe con tacco 12, tubini e gli orecchini. Alla fine l'abito fa il monaco. Zoro a esempio ha condotto in maglietta. Lo stile lo fa anche il personaggio».

Francesca Barra rivendica la capacità di non avere tutor: «Una conduttrice deve sapere scegliere da sola cosa indossare. Sobria se fa un programma di informazione, qualche vezzo femminile in più se fa intrattenimento, senza però mai esagerare. Personalmente non mi è mai venuto in mente di mettermi una minigonna in conduzione a In Onda su La7 o a Matrix su Canale 5. A Tiki Taka un tubino me lo sono concesso».

Del dress code a Carlo Freccero invece non importa nulla: «Della Bignardi mi interessa il suo palinsesto, non altre sciocchezze».