Primarie Pd, con l'ex premier pure le regioni rosse

Primarie Pd, con l'ex premier pure le regioni rosse
di Diodato Pirone
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Lunedì 1 Maggio 2017, 10:26

ROMA La lettura in filigrana del voto delle primarie Pd offre molti elementi di riflessione. Innanzitutto sul piano della distribuzione dei suffragi: Renzi va molto nelle ex Regioni rosse dove, stando ai dati parziali, raggiunge l'80% in Toscana e Umbria e sfiora il 75% in Emilia. Mentre Emiliano si afferma con il 62% in Puglia ed è secondo in Basilicata, le performance di Orlando si distribuiscono a macchia di leopardo con buoni risultati (circa 35%) in Liguria e Friuli (28%). Nel Lazio le percentuali sono: 70 per Renzi, 23 per Orlando e 7 per Emiliano. La Sardegna non è pervenuta.
Ma secondo gli osservatori il messaggio politico più importante delle primarie democrat è chiarissimo: una delle sue tre minoranze italiane, il popolo del Pd, fa sapere d'aver elaborato il doppio lutto della sconfitta del referendum e della scissione. I Democratici non intendono far fermare la stagione delle riforme e tornano a chiedere che nel Paese ritorni a circolare quello che gli analisti definiscono «Senso di Ragionevolezza». Non a caso, come vedremo, Renzi alle primarie ha fatto il pieno nel corpaccione dell'elettorato del Pd che notoriamente ruota intorno alla classe d'età dei cinquantenni che gli hanno riservato il 74% dei consensi (contro il 16 per Orlando e il 10 pro-Emiliano).

IL MESSAGGIO
E' un messaggio - quello della Ragionevolezza e delle Riforme - più forte di quello che si prevedeva fino a pochi giorni fa. «Alla fine di marzo stimavamo l'affluenza alle primarie in non più di 1,5 milione di italiani - spiega Enzo Risso, il direttore di Swg, l'agenzia dei sondaggi con sede a Trieste - Poi, piano piano, i segnali di voglia di partecipazione sono cresciuti e, mano a mano che i partecipanti potenziali salivano, crescevano le preferenze per Renzi». Questo significa, secondo Risso, che è tornato a riemergere un elettorato profondo che ha un rapporto di fiducia diretto nell'ex premier. Questa fetta di elettorato - fuori dal ristretto giro degli strati di popolazione più legati alle dinamiche politiche - ha voluto reinvestire Renzi con una discreta forza ma senza plebisciti.

Nell'analisi di Risso ci sono ancora due punti politico-culturali importanti che emergono dalla buona partecipazione alle primarie Pd. Da una parte gli italiani di centro-sinistra hanno voluto replicare in massa ai populisti sottolineando con la matita rossa e blu che la democrazia politica non è quella dei click senza trasparenza. E questo a poche settimane dalle amministrative alle quali spesso i 5Stelle si presenteranno con candidati scelti con poche decine di preferenze oppure direttamente da Beppe Grillo. «E' come se il popolo democrat - sottolinea Risso - avere gridato all'unisono che gli italiani non sono bulgari».
Dall'altra parte: «chi vota Pd - dice Risso - ha gradito anche il conflitto interno al partito, ovvero un confronto fra leader e prospettive politiche diverse che però è risultato propositivo e non distruttivo». «In altri termini - spiega Risso - il buon risultato dell'affluenza e di Renzi significa che quest'ultimo è riuscito a parlare a tutto l'elettorato Democrat».

Già, ma i tre candidati come si sono divisi le preferenze delle principali categorie? I carotaggi effettuati ieri ai gazebo dalla Swg sono molto chiari: Renzi vince in ogni angolo sociale con nettezza ma mostra qualche affanno fra i giovani (18-24 anni) che lo preferiscono solo al 55% e fra i disoccupati di fede piddina fra i quali ha raccolto meno del 59% dei consensi. E' interessante osservare che fra i pochi elettori delle forze a sinistra del Pd (bersaniani e pisapiani) che si sono recati ai gazebo il preferito è risultato Orlando con il 40%. In questo piccolo segmento di elettori anche Emiliano è andato fortissimo con un ottimo 35% mentre Renzi si è fermato a quota 25%.

I CETI BASSI
Andamento molto brillante per Renzi invece fra le donne vicine al centrosinistra che gli riservano il 75% dei loro consensi mentre assegnano a Orlando il 15% e ad Emiliano un modesto 5%. L'ex premier supera la soglia del 70% oltre che fra i cinquantenni, come detto, anche fra gli operai. Una categoria che sceglie soprattutto i 5Stelle, tuttavia fra gli operai rimasti attaccati al centro-sinistra il 73% ha scelto Renzi contro il 20 riservato a Orlando e il 7 per Emiliano. Il leader del Pd sfonda anche fra gli elettori del ceto medio che gli regalano il 71% dei suffragi riservando il 23 a Orlando e il 6 a Emiliano. Il ministro della Giustizia invece viene molto gettonato dai giovani (35%) e se la cava più che discretamente (25%) fra i disoccupati. Fra costoro però viene superato da Emiliano che raggiunge il 28%. Orlando ed Emiliano vanno meglio della media anche fra gli elettori dei ceti più popolari fra i quali raccolgono rispettivamente il 21 e il 14%.

 
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