Primarie pd, è lite su data e affluenza. Renzi contro la Ue

Primarie pd, è lite su data e affluenza. Renzi contro la Ue
di Marco Conti
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Mercoledì 26 Aprile 2017, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 21:06

ROMA «Si è scelto di fare il congresso nel giorno peggiore possibile. È stato scelto il 30 aprile, nel mezzo ai ponti e poi la prima discussione è diventata ...però occhio all'affluenza, ci si impegna per andare nel giorno peggiore in assoluto e poi la polemica è sull'affluenza». Come al solito Matteo Renzi non le manda a dire. Ricorda, di fatto, che si era battuto a lungo per un'altra data e che alla fine ha dovuto accettare il 30 aprile come data delle primarie del Pd anche per evitare lo slittamento del congresso - e dell'elezione del segretario - a dopo l'estate.

FRETTA
Un'affermazione la sua che solleva polemiche nel partito. «È vero il 30 aprile è un giorno difficile per andare a votare, ma di certo non siamo stati noi ad aver avuto fretta di chiudere la partita primarie nel più breve tempo possibile», sostiene Daniele Viotti, parlamentare europeo e responsabile Circoli PD Europa della mozione Orlando. «È stato lui a volere quella scadenza chiedendo un congresso lampo», incalza Chiara Saracino supporter del ministro della Giustizia. Cerca di deviare la direzione delle polemiche lo stesso ex presidente del Consiglio quando, adombrando quanto succede in casa Grillo, dice: «Che votino centomila persone, un milione di persone, dieci milioni di persone, voteranno comunque più persone di quanto decide uno da solo chiuso nel suo blog o nella sua villa».

A pochi giorni dalla consultazione finale il clima si surriscalda. Questa sera su Sky si terrà il confronto fra i tre candidati, con Emiliano che spera di contenere Renzi «sotto al 50%» e minaccia di presentarsi in tv in sedia a rotelle a causa dell'incidente al tendine. «Se vincerò le primarie del Pd dico che il premier Gentiloni può andare tranquillo fino a febbraio - sostiene il governatore della Puglia - dico anche che lui sarebbe un ottimo presidente del Consiglio anche per la prossima volta».

L'ex premier, anche se il margine su Orlando ed Emiliano sembra essere netto, non dà la vittoria per scontata e spinge i suoi a battere il territorio fino all'ultimo giorno. L'obiettivo è infatti quello di raccogliere una percentuale tale da permettergli di avere la maggioranza dei delegati nell'assemblea del partito. Tra interviste, comizi e dichiarazioni, l'ex segretario Dem non molla e ieri era in giro in provincia di Arezzo.ù

SOLDI
Proprio nel corso di un incontro, Renzi ha rilanciato la polemica con l'Europa: ««Siccome diamo 20 miliardi all'Europa e ne prendiamo indietro 12, io per tre anni gliel'ho detto con le buone. Adesso - prosegue l'ex premier - e devo dire che il governo Gentiloni ha adottato questa linea, è molto semplice risolvere il problema: voi non mantenete l'impegno sui migranti? Benissimo, e noi non manteniamo l'impegno sui soldi». A dispetto di quanto consigliatogli da esponenti di partito ed opinionisti di non polemizzare con l'Europa, il quasi segretario del Pd insiste e, malgrado apprezzi Macron e si dica felice per la vittoria al primo turno, non intende appiattirsi su una linea di europeismo acritico.