Piemonte, una regione travolta dagli scandali

Piemonte, una regione travolta dagli scandali
di Sara Settembrino
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Sabato 11 Gennaio 2014, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 09:04
I maligni sostengono che era solo questione di tempo

prima che scandali e veleni mettessero la parola fine al governo di Roberto Cota in Piemonte. Quello che è certo è che i quasi quattro anni di mandato della giunta del governatore leghista sono stati segnati da un susseguirsi di inchieste giudiziarie cha hanno travolto assessori e consiglieri regionali. L’ultima in ordine di tempo è l’indagine della procura di Torino sui rimborsi dei gruppi regionali per la quale il governatore potrebbe trovarsi presto davanti ai giudici per peculato.



Le indagini Uno scandalo che ha travolto l’intero Consiglio regionale con verifiche sull’attività di 57 consiglieri su 60. Ma a farsi più male è stata proprio la maggioranza di centrodestra, soprattutto a indagini chiuse. Tra i 43 consiglieri regionali che a fine novembre hanno ricevuto l’avviso di chiusura indagini per le spese pazze messe a rimborso, oltre allo stesso Cota, ci sono tutti gli 11 esponenti del Carroccio, e ben 19 dell’ex Pdl. Si salvano grillini e Pd, fatta eccezione proprio per Mercedes Bresso a cui viene contestato il finanziamento illecito ai partiti per 9mila euro di foto e video fatti in campagna elettorale. A giorni i magistrati dovrebbero far partire le richieste di rinvio a giudizio. Nel mirino circa un milione e mezzo di euro di fondi pubblici che secondo la procura torinese sarebbero stati usati dai consiglieri non per l’attività istituzionale ma per spese personali. Un conto poco lusinghiero tra mutande verdi e gioghi da bue, videogiochi per intrattenere i figli durante le riunioni di partito, frigoriferi e centri benessere, senza contare le centinaia di pranzi, cene e caffè.



Il rimpasto Ma la lunga notte della giunta Cota era iniziata appena un anno dopo le elezioni. Alla fine di maggio 2011 uno scandalo aveva travolto la sanità piemontese svelando quello che gli inquirenti avevano definito un sistema di favori e corruzione. L’allora assessore alla Sanità, Caterina Ferrero, viene arrestata dopo essere stata indagata per turbativa d’asta e abuso in atti d’ufficio. In carcere finisce anche il suo braccio destro, Piero Gambarino, ritenuto il deus ex machina degli affari del mondo sanitario piemontese. Qualcosa di più di un’ombra che incombe sulla giunta di Cota.

Senza contare che negli stessi giorni i carabinieri avevano arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa il suocero di Caterina Ferrero, l’ex potente sindaco di Leinì Nevio Coral, finito nelle maglie della maxi operazione Minotauro sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese e poi condannato di recente a 10 anni di carcere.





Il rimpasto Il governatore leghista aveva preso subito le distanze dal suo assessore accettandone le dimissioni e nominando un tecnico alla guida della sanità piemontese. Ma non era la pace il destino degli assessori piemontesi. Neanche un anno dopo, era la primavera 2012, l’allora assessore all’Innovazione, Massimo Giordano, viene indagato per corruzione per fatti risalenti a quando era sindaco di Novara e si dimette. A novembre scoppia lo scandalo sulla riscossione del bollo auto, con un’ombra sui rapporti dei dirigenti della società che gestiva la tassa automobilistica con un’assessore piemontese. La Regione risulta parte lesa ma ormai il danno è fatto ed è solo questione di tempo: a metà di marzo 2013 Cota è costretto a un rimpasto di giunta per riequilibrare i rapporti tra i partiti. Dieci mesi di ossigeno cancellati ieri dalla decisione del Tar.
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