Il piano del Pd per Roma: Irpef giù e Atac ai privati

Il piano del Pd per Roma: Irpef giù e Atac ai privati
di Andrea Bassi e Simone Canettieri
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Lunedì 29 Maggio 2017, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 10:26
Incontri segreti a porte chiuse con sindacati e imprenditori e magliette gialle. Una lenta riconnessione con il tessuto sociale di Roma che lo scorso anno bocciò senza appello la proposta del Pd. Il Progetto Capitale lanciato da Renzi si muove nell'ombra da mesi. Nel chiuso dei forum tematici organizzati dal commissario Matteo Orfini, una sorta di stati generali sui trasporti, rifiuti, il sociale, la partecipazione e altro ancora che il 10 giugno diventeranno una pubblicazione. Fatta di analisi (e autocritica) sulla crisi della Capitale (che ha spianato la porta al M5S) ma anche di proposte per la città. Sicuramente, dicono dal Nazareno, più coraggiose di quelle presentate in campagna elettorale. La prima riguarda l'ingresso in Atac, la malmessa municipalizzata dei trasporti romani, dei privati.

L'OPERAZIONE
Un'operazione frenata in passato dalla sinistra del Pd. Adesso invece i dem non hanno timore ad aprire ai partner privati, dai francesi a Fs, per migliorare il servizio, e i conti, di Atac. Gli studiosi di economy-dem presieduti da Luigi Gentili invece hanno ripreso in mano il dossier Irpef. Un balzello caro ai romani, in tutti i sensi, costretti a pagare l'aliquota più alta d'Italia per affamare la bestia del debito storico, 13 miliardi di euro che ha preso in cura dal 2008 il Governo con un commissario (ora c'è Silvia Scozzese, ex assessore al Bilancio di Marino). Un tema non nuovo, certo. Un'idea già accarezzata durante la precedente campagna elettorale, nella quale si era pensato di rinegoziare i vecchi mutui con la Cassa Depositi e Prestiti per risparmiare gli interessi sul debito e ridurre la tassa sui redditi ai romani. Un piano che adesso andrebbe affinato. E poi rilanciare gli investimenti, puntando anche al tesoretto nazionale di 47 miliardi per le infrastrutture e ai fondi europei non ancora del tutto spesi. «La priorità», dice il sottosegretario alla funzione pubblica Angelo Rughetti, «sarà concentrarsi su tutto ciò che ha a che fare con la qualità della vita dei cittadini: servizi pubblici e infrastrutture». Anche perché, proprio come ha ricordato Gentili, «da oltre 10 anni Roma ha smesso di crescere» e le proposte dell'amministrazione attuale «vanno tutte verso un accompagnamento lento e graduale per la decrescita». Muovendosi su questi assi, fisco, trasporti e investimenti, il PD e quindi Renzi prova a uscire dall'angolo dopo la sconfitta del Campidoglio. Essere visibili a Roma e incidere: è questo il motto del segretario. E lo spirito del suo progetto Capitale che si muove specularmente alla Raggi. Gli ultimi carotaggi elettorali commissionati dal Nazareno danno il Pd sopra al 25%: sette punti in più rispetto alle ultime comunali. Ma perché tutto questo lavoro adesso quando mancano, almeno sulla carta, 4 anni al ritorno alle urne per il Comune? Da una parte, ragionano nel Pd, è un modo per non farci trovare impreparati all'evento per non ricorrere al non è politica è Roma, cioè il motto di Ignazio Marino.

LA CONSAPEVOLEZZA
Dall'altra, invece, c'è la consapevolezza che la battaglia per le politiche contro il M5S avrà come epicentro la Roma grillina, e quindi da qui, dalla Capitale in crsi di immagine, il PD vuole far partire una forte proposta politica ed economica che sia da esempio per il resto del Paese. In mezzo a questi progetti, tra dossier ed economisti, c'è anche la realtà: il 25 giugno il partito di Renzi dovrà eleggere il nuovo segretario romano, dopo due anni e mezzo di commissariamento, e al momento non c'è un'intesa su chi dovrà essere la miss o mister x. E davanti a piani come ambiziosi la faccenda si complica ancora di più.