Pensioni donne, anticipo più facile: governo pronto a ridurre di 2 anni i contributi necessari per l'Ape

Pensioni donne, anticipo più facile: governo pronto a ridurre di 2 anni i contributi necessari per l'Ape
di Luca Cifoni
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Mercoledì 30 Agosto 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 19:05

Passa sempre più per l’Ape la strategia del governo in materia di pensioni. Oggi al ministero del Lavoro il cantiere riapre ufficialmente dopo la breve pausa estiva: Giuliano Poletti e i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil riprenderanno la discussione sui molti punti in agenda, che sono poi essenzialmente quelli previsti per nel protocollo del 28 settembre 2016, per la cosiddetta “fase due”. In realtà, da parte sindacale c’è l’intenzione di toccare anche il delicato tema dello scatto di cinque mesi che dal 2019, in base all’incremento dell’aspettativa di vita, porterebbe a 67 anni l’età per la vecchiaia innalzando nella stessa misura anche gli altri requisiti. Ma l’esecutivo, che ritiene sostanzialmente impraticabile una marcia indietro sul punto (sarebbe richiesto in ogni caso un intervento legislativo) ha già detto di volere intanto attendere i dati demografici definitivi dell’Istat, e quindi ottobre, per affrontare la questione.

IL MENU DELLA MANOVRA
A meno di svolte in chiave elettorale, che non si possono del tutto escludere, l’aumento della spesa pensionistica non fa parte del menu della legge di bilancio a cui sta lavorando il ministro Padoan in stretto coordinamento con Palazzo Chigi. Gli spazi finanziari della manovra sono limitati e sui conti della previdenza italiana in particolare sono ben accesi i fari della commissione europea e del Fondo monetario internazionale. Da questo punto di vista, i due meccanismi dell’anticipo pensionistico, (Ape social e volontaria) hanno il pregio di non incidere direttamente sulle uscite previdenziali. Nel primo caso si tratta infatti di un trasferimento equiparabile dal punto di vista contabile agli ammortizzatori sociali.

La soluzione-ponte offerta a disoccupati, disabili, lavoratori che assistono parenti invalidi o sono impegnati in mansioni faticose ha avuto successo tra la platea degli aventi diritto. L’idea è ora allargare il meccanismo aumentando le risorse disponibili e prevedendo condizioni di accesso più facili per alcune categorie. In cima alla lista ci sono le lavoratrici che sono anche impegnate in lavori di cura. L’idea è alleggerire per loro il requisito contributivo di accesso, oggi fissato a 36 anni di versamenti per le mansioni faticose e a 30 negli altri casi. Per le pensionande che hanno avuto figli potrebbe ridursi fino a due anni, scendendo quindi rispettivamente a 34 e 28 anni. Sul tavolo c’è anche un altro meccanismo, lo “sconto” generalizzato di quattro mesi a figlio previsto dalla legge Dini per le lavoratrici che rientrano nel sistema contributivo: anticiparlo però risulterebbe costoso e quindi se ne potrà eventualmente parlare nella prossima legislatura.

LA RENDITA TEMPORANEA
Nella stessa logica di permettere il massimo di flessibilità in uscita con le risorse date vanno gli interventi sulla previdenza integrativa. In particolare si studia la detassazione del Tfr o dell’incentivo all’uscita inseriti nei fondi complementari; ma solo per chi a valere su di essi intende percepire la Rita, quella rendita integrativa temporanea anticipata che rappresenta un’altra forma di reddito-ponte per lasciare il lavoro prima di poter accedere alla pensione obbligatoria.

Gli altri punti in agenda oggi riguardano essenzialmente la previdenza dei giovani, dalla pensione di garanzia alla riduzione dei vincoli in termini di trattamento maturato (temi tra loro connessi); ma per loro natura sono proiettati verso il futuro.

IL PRESTITO
Quanto all’Ape volontaria, il trattamento provvisorio da restituire come un prestito a valere sulla pensione futura (senza impatto sulla spesa previdenziale pubblica) potrebbe finalmente concretizzarsi intorno alla metà di settembre: nei prossimi giorni il previsto provvedimento sarà firmato dal presidente del Consiglio e a quel punto mancherà solo il passaggio alla Corte dei Conti. Intanto sono quasi definiti anche gli accordi con le banche e le assicurazioni. Il livello del tasso di interesse del finanziamento dovrebbe essere confermato, per chi accede nella prima fase, al 2,75-2,8 per cento.

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