E del resto, ci avevano già pensato quelli della cerchia verdiniana a precisare e smentire di non aver mai detto di stare organizzando il consenso pro Giachetti a Roma e addirittura pro Sala a Milano, «avevo solo detto che, se fossi stato del Pd, avrei votato per Giachetti, ma del Pd non lo sono e non lo siamo, né Denis ha mai dato indicazioni in proposito», ha precisato Ignazio Abrignani, la fonte delle indiscrezioni. «Se Verdini vuol partecipare alle primarie, organizzi quelle del centrodestra, le nostre sono off limitis per chi non è di centrosinistra», lo stop del commissario Orfini. «Bene, d'accordo, ma Renzi che dice?», intigna Speranza, insinuando il dubbio che il premier segretario non la pensi alla stessa maniera. Ma tant'è. Verdini, malgré lui, agita la vigilia dei gazebo pd, con la minoranza dem che non molla la presa.
LE IRONIE
«Votano alle primarie? Non avevo il minimo dubbio», l'ironia di Bersani. E Cuperlo, e Speranza, a insistere: «Giachetti e Sala dicano che quei voti sono da respingere senza pensarci un istante, dicano che sono un abbraccio mortale», e via con i vade retro. Non si hanno notizie di operazioni verdiniane in quel di Torino o di Napoli o di Bologna, probabilmente la ”mala pianta” attecchisce solo nelle situazioni più a rischio e meno governabili. «Verdini è una turbativa d'asta nelle primarie», l'anatema di Domenico Rossi, uno dei sei candidati di provenienza centrista. «Verdini moderato? Di moderato avrà solo il risultato del suo partito alle amministrative», la rasoiata di Giacomo Portas che di moderati si intende, visto che è stato eletto nel Pd su una lista appunto di ”moderati”.
Denis a parte, sembra scongiurato alla vigilia l'allarme scarsa affluenza, anche Bersani ne è convinto, «è stato sempre così fin dalle primarie di Prodi, all'inizio l'incognita partecipazione, poi si è visto che alla gente piace partecipare, scegliere di persona chi andrà a rappresentarli», conviene l'ex segretario elegante e sorridente al festeggiamento per gli 80 anni di Achille Occhetto nella sede di Sel alla Camera.
I SONDAGGI RISERVATI
Girano pure i soliti sondaggi riservati, che danno in testa Giachetti con una forbice su Morassut che non lascerebbe dubbi (da 70 a 30 a 60 e 40). «Molto dipenderà dall'affluenza», spiega chi sta seguendo la preparazione dei gazebo, «se vanno a votare sopra i 60 mila, Giachetti ce la fa, se ci vanno in meno, Morassut se la può giocare».
E i due principali competitor hanno calibrato i loro ultimi messaggi proprio in questa direzione. Il primo, Giachetti, appellandosi direttamente all'elettorato, «la città di Roma va ricostruita attraverso un patto con i cittadini». Il secondo, Morassut, rispolverando la parola d'ordine che ha permesso ai Ds prima e al Pd poi di governare la Capitale per decenni, a parte la parentesi Alemanno, un appello alla sinistra di Sel per ricostruire «un centrosinistra largo che in passato ha permesso di vincere».