L’ottimismo di Renzi è condiviso da Silvio Berlusconi: «Con lui abbiamo avviato un processo di riforme che - sostiene il leader azzurro - non sono le riforme di Renzi, ma le nostre stesse riforme sin dalla nostra discesa in campo 20 anni fa». «Dopo anni di insulti - prosegue il Cavaliere - forse abbiamo trovato l’interlocutore nel nuovo leader del partito principale che si oppone a noi. Ora speriamo di poter andare avanti sulle riforme e faremo di tutto - qui il pizzico di prudenza che introduce Berlusconi - per non rimanere delusi anche questa volta. Troppe volte la generosità del centrodestra è stata ripagata con l’odio politico dei nostri avversari».
Se sul fronte destro, per Renzi, sembrano esserci solo rose, le spine spuntano a sinistra. Dopo la scelta del leader dem di non andare al congresso di Sel e la ruvida accoglienza riservata al suo inviato a Riccione, Stefano Bonaccini, è scontro con Nichi Vendola che, oltre alla chiusura verso i piccoli partiti contenuta nella nuova legge elettorale, non gli perdona il sodalizio sbocciato tra il sindaco e il Cavaliere: «Berlusconi - afferma il leader di Sel - ha detto "quella riforma è firmata da me", rivelando così l’autenticità del suo copyright. Ogni volta che la sinistra moderata fa un giro di valzer con Berlusconi pensa di metterlo nel sacco, e invece...». Avvertimento di Vendola anche in vista degli incontri previsti tra i due partiti: «I vertici di Sel - dice il governatore pugliese - incontreranno quelli del Pd a condizione che si capisca che non siamo qui a chiedere l’elemosina. Discuteremo se ci sarà la considerazione e il rispetto che meritiamo».
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