Pd, Bersani: garantire fine legislatura, voto nel 2018, non facciamo cose cotte e mangiate

Pd, Bersani: garantire fine legislatura, voto nel 2018, non facciamo cose cotte e mangiate
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Lunedì 13 Febbraio 2017, 16:56 - Ultimo aggiornamento: 17:24
Direzione Pd riunita oggi a Roma. Dopo l'intervento del segretario, Matteo Renzi, si è aperto il dibattito.

Cuperlo. «Chi dice "contiamoci e vediamo chi ha i voti" è come se andasse in bicicletta pedalando con un solo pedale. Il congresso sia sincero, anche aspro. Non si riduca a una conta di tessere», ha replicato Gianni Cuperlo nel  uo intervento in direzione. «Matteo tu non sarai mai il mio avversario - ha continuato -. Gli avversari non sono dentro questa sala, tu non hai avversari qui dentro. L'avversario è fuori ed è la destra. Ma il punto è se la tua politica sia quella giusta per sconfiggere la destra». 

«La mia convinzione è che seguire la stessa rotta ci porterà a una sconfitta: serve una sterzata», ha aggiunto l'esponente della minoranza dem, facendo un paragone tra il partito e il caso delle balene spiaggiate in Nuova Zelanda. «Il capo branco aveva perso l'orientamento. Sta a noi decidere se fare la parte delle balene o quella dei volontari che le salvano».

«Elezioni quando? Conta il quando ma soprattutto il come. Io credo che dobbiamo trovare regole che ci allontanino dal quinto governo di larghe intese. Il congresso non si fa per decidere la data del voto, ma a decidere cosa dire agli italiani prima di andare a votare, e poi dobbiamo aiutare Gentiloni per portare in porto le leggi che sono lì lì per essere approvate», ha aggiunto.

Delrio. «Non sarà mica tutta colpa di 'sto ragazzo qua? C...zo! Se è così io non ci salto più fuori». Graziano Delrio non ha usato metafore, nel suo intervento alla Direzione del Pd, per difendere Renzi e l'operato del suo governo, partendo dagli 80 euro: «Io non la pensavo così, ma oggi vedo le tabelle dei consumi e vedo che il potere di acquisto delle famiglie è aumentato», ha spiegato il ministro dei Trasporti. Un attimo dopo, Delrio ha strappato il sorriso alla Direzione: «I confini servono, in Italia, dobbiamo continuare a essere mangianebbia e mangiapatate». Tra le risate della platea, Delrio si è interrotto e si è scusato: «No, scusate, mangiapatate no. Ho capito solo adesso».

«Nessuno dei nostri obiettivi può essere raggiunto dividendoci: chi ha fatto la fatica di portarci fino a qui deve continuare a fare la fatica di stare insieme», ha continuato Delrio. «Serve unità su contenuti, programmi, cose da costruire insieme, una prospettiva comune. Tutto il resto rischia di indebolire il Paese e l'Europa», ha aggiunto il ministro.

Bersani. «Io non vi parlo da bersaniano ma da Bersani e sono preoccupato. Noi dobbiamo prendere delle decisioni. Per noi e per l'Italia perchè stiamo governando questo Paese. Quante cose vorrei replicare a quanto detto da Matteo. Ma il passaggio è serio e io salto su un altro registro. Vorrei provare a vedere se, a prescindere da questi tre anni, noi a questo tornante troviamo qualcosa che ci tenga assieme», ha detto Pier Luigi Bersani alla direzione Pd. «Non mancano le idee, le idee dice che mancano chi non ne ha. A noi mancano luoghi per discutere, confrontare e affermare le nuove idee. Il congresso è questo? Perché se non andiamo in profondità perdiamo l'ultimo treno. Non facciamo cose cotte e mangiate che diventano conte, organizziamo anche in preparazione del congresso una riflessione».

«È vero o no che un pezzo della nostra gente si è allontanata? È vero o no che una parte di popolo non ci sopporta?», si è poi chiesto Bersani. 

«Io propongo che noi non solo diciamo che si vota nel 2018, ma che garantiamo una conclusione ordinaria e normale della legislatura», ha detto ancora l'ex segretario. «Il governo deve governare e da giugno comincia la pratica ordinaria del congresso. Sto dicendo delle assurdità? Vorrei sapere se c'è qualcuno che può dire che sto dicendo delle assurdità. Non sto parlando da bersaniano, sto parlando da italiano. Prima di arrivare al congresso abbiamo un paio di cose da fare. Se partiamo domattina facciamo il congresso del solipsismo, dell'autoreferenzialità, dell'isolamento. Dobbiamo appassionare mondi più vasti, sennò quella destra non la fermiamo», ha continuato l'ex segretario. «Se decidessimo diversamente - ha continuato - guardate che si apre un problema molto serio, molto serio. Perché noi quando si governa ci si mette a servizio e si guida, non si mette l'Italia nel frullatore. Adesso vediamo, riflettiamo, facciamo. Chi ha più buon senso ce lo metta, perché ce ne è bisogno».

Orfini. «Il congresso è stato minacciato e agitato. L'obiezione è "il congresso dura poco?". A me sembra che il congresso non finisca mai e non è possibile. Ci sono candidati che sono in campo da un anno quando il congresso non era nemmeno immaginato. Raccolta di firme, carte bollate, richiesta di dimissioni del segretario: finora è stato intavolato tutto tranne discussione», ha detto il presidente del Pd Matteo Orfini nel suo intervento in direzione Pd. «A far quello che dice Bersani ci abbiamo provato ma è impossibile perché la conflittualità è aumentata. Tutto possiamo fare tranne che decantare. A noi dirigenti spetta la conclusione di un percorso congressuale. Le nostre regole trasformano il congresso in una conta di figurine? Non sono d'accordo. E poi abbiamo avuto il tempo per cambiare le regole del partito: con Bersani vincemmo il congresso promettendo di cambiare le regole e poi non l'abbiamo fatto», ha concluso. 

 
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