Il suo governo sta dimostrando di aver avviato un lavoro di riforma «strutturale e strutturato», dice. Si annuncia questa come la premessa irremovibile anche dell'assemblea di oggi: il governo non si lascia frenare, impantanare, annacquare dagli avversari interni ed esterni, magari solo in cerca di visibilità politica. E il Pd, come dimostra anche l'inchiesta 'Mafia capitale', non può più essere «un posto chiuso» dove si fronteggiano le correnti, ma deve essere, appunto, «cantiere di storie belle» di cambiamento. Perchè «ottimismo è non lasciare il futuro ai nostri avversari», dice Renzi citando il teologo Dietrich Bonhoeffer. Il premier, scommettono i renziani, davanti all'assemblea del partito non sarà per nulla tenero contro chi dall'interno fa una battaglia tutta interna, di parte, quasi congressuale, «sulla pelle degli italiani».
E dimostrerà con la maggioranza schiacciante a un documento sulle riforme che sta preparando in prima persona, che il partito, come già il 40% degli elettori alle europee, è con lui. «Io non caccio nessuno», ha sempre assicurato Renzi.
E non lo farà, scommettono i suoi, neanche questa volta. Ma traccerà una linea per chiarire a chi ha dubbi se rimanere, che il percorso delle riforme non è negoziabile.
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