Banche, in Parlamento via libera alla commissione di inchiesta

Banche, in Parlamento via libera alla commissione di inchiesta
di Roberta Amoruso e Alberto Gentili
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Giovedì 22 Giugno 2017, 08:11

ROMA Dopo mesi di annunci e promesse, il Parlamento ha battezzato la commissione d'inchiesta sul sistema bancario. Ma a poco più di quaranta giorni dalla pausa estiva e con le elezioni da celebrare non più tardi della prossima primavera, il nuovo organismo d'indagine ha davanti a sé cinque-sei mesi di lavoro.
Troppo pochi, probabilmente, per approdare a qualche risultato. Anche perché il copione di scontri e polemiche, che inevitabilmente rallenteranno il passo della Commissione, è già scritto.

Il Pd punta l'indice contro «gli imbrogli e i pasticci», come ha detto più volte il segretario Matteo Renzi, compiuti «nelle banche pugliesi e quelle del Nord». Chiaro il riferimento alla Banca 121 e Monte dei Paschi nel cui matrimonio Massimo D'Alema avrebbe avuto un ruolo e alla CrediEuronord, l'istituto di credito (fallito) della Lega Nord. E se la prende con Consob e Bankitalia: «Non vediamo l'ora di iniziare per fare chiarezza fino in fondo», ha detto qualche tempo fa sempre Renzi, «arriverà un giorno in cui si chiariranno le responsabilità a vari livelli. Se c'è un motivo per cui sono contento che la legislatura vada avanti fino ad aprile 2018 è che avremo modo di studiare i comportamenti di tutte le istituzioni competenti e di verificare l'efficacia delle attività di vigilanza».
L'opposizione, Cinquestelle in testa, invece punta l'artiglieria contro Maria Elena Boschi. La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio è stata tirata in ballo nell'ultimo libro di Ferruccio de Bortoli, secondo il quale la Boschi avrebbe avvicinato l'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni per chiedergli di studiare il dossier di Banca Etruria, di cui il padre della sottosegretaria era vicepresidente. La Boschi ha negato, minacciando querele. Ghizzoni, invece, per ora ha taciuto, rimandando un'eventuale deposizione alla Commissione: «Parlerò in Parlamento e risponderò a tutte le domande se verrò convocato». Ebbene, inutile dire che grillini e opposizioni (ma anche Articolo 1-Mdp) vorrebbero partire proprio da Ghizzoni.

Una road map che non piace al Pd. «Si deve partire dalle cose serie», spiega il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, «noi non abbiamo nulla da nascondere, altrimenti non avremmo promosso la nascita della Commissione. Vogliamo che questo organismo d'inchiesta indaghi non sui gossip, ma sui fatti veri e concreti che hanno portato alla crisi di un pezzo del sistema bancario italiano». Insomma, l'audizione di Ghizzoni non sarà di certo il primo punto all'ordine dei lavori della Commissione. Tanto più che, grazie alle propria forza parlamentare, il Pd può rivendicare la presidenza della Commissione in cui Renzi ha già indicato Matteo Orfini per il ruolo di capogruppo. Soluzione, naturalmente, che non piace all'opposizione. Tant'è, che la questione della presidenza innescherà il primo scontro.

L'AZIONE
Intanto l'ok definitivo, con sole tre astensioni dell'Aula della Camera, ha fatto scattare le manovre per la composizione della bicamerale (venti senatori e da venti deputati) che avrà tempo fino alla fine della legislatura e al massimo un anno. Sotto la lente la gestione degli istituti in crisi o finiti sotto l'ombrello pubblico, come nel caso Mps, che ha già fatto richiesta di ricapitalizzazione precauzionale, e probabilmente le due venete. Ma si indagherà anche sulle banche finite in risoluzione, che al momento sono le vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Non solo. Nel mirino anche la raccolta degli istituti, con particolare attenzione alla correttezza della vendita di bond ai risparmiatori, i modelli di gestione e i criteri adottati per la remunerazione dei manager. Infine, finirà ai raggi X l'azione nelle crisi delle autorità di vigilanza. I poteri e le limitazioni saranno gli stessi dell'autorità giudiziaria. Inutile opporre il segreto d'ufficio, professionale o bancario.
 
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