Parisi: «Con la Lega non si vincerà, i dissidenti FI vadano pure»

Parisi
di Giampiero Timossi
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Lunedì 14 Novembre 2016, 08:05
Il giorno dopo Stefano Parisi è ancora in Veneto, combatte con l'influenza e in serata sembra spuntarla anche sul virus. «Sto meglio, grazie». Decisamente meglio, per tutto un insieme di cose. Eccole.

Parisi, sabato il suo discorso a Padova e l'intervento di Berlusconi a sostegno della vostra iniziativa. Poche ore dopo le parole di Salvini, che a Firenze si è candidato per guidare il centrodestra. Ma alla fine cosa è cambiato?
«Moltissimo».

Concretamente?
«Si è fatta chiarezza. Per noi, per il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi il centrodestra deve essere popolare, liberale e riformista, come lo sono la stragrande maggioranza degli italiani. Queste sono le nostre idee, i valori sui quali stiamo costruendo una nuova piattaforma liberale e popolare. Noi vogliamo essere popolari, non populisti».

E la destra di Salvini per lei com'è?
«Estremista. Non rappresenta la maggioranza degli italiani. Non si possono cavalcare solo i problemi delle persone, ma bisogna anche essere in grado di dare delle risposte. Noi abbiamo le risposte e sapremo governare. Bisogna vincere le elezioni e saper governare, ricostruire l'Italia, far tornare a crescere la nostra economia, dare sicurezza agli italiani».

Berlusconi ha già governato con la Lega.
«Era una Lega diversa, federalista, riformista, aveva delle idee e delle idee giuste. Aveva cultura di governo».

Cosa chiedono le persone? E che soluzione proponete?
«Insisto: la Lega dice che bisogna fermare gli immigrati. E noi diciamo che bisogna fermare gli immigrati. Ma questa priorità non si risolve affondando i barconi, chiaro? Bisogna avere una politica estera per stabilizzare i paesi di provenienza, risorse economiche dall'Europa che permettano di creare situazione di vivibilità e di lavoro nei loro Paesi. Bisogna limitare il numero degli arrivi in Italia e chi entra regolarmente deve accettare le nostre leggi e le nostre regole. Sono le nostre risposte, non gli argomenti che usa Salvini cavalcando le legittime paure degli italiani».

E' stato chiaro: con Salvini non c'è più spazio per un'iniziativa politica comune. E con quella parte del centrodestra che oggi governa con Renzi?
«Credo l'unità si fondi sui programmi, non sulle alchimie di partito. Non mi importa niente delle vecchie logiche di palazzo. Alle persone non importa nulla con chi stanno Alfano o Verdini. Stiamo costruendo una nuova comunità politica e lo facciamo con logiche nuove, rispondendo alle domande che ci fanno le persone».

A noi però interessa: se Alfano aprisse alla vostra piattaforma, cosa risponderebbe?
«Rispondo che Alfano mi sembra su linee politiche diverse dalle nostre».

E alla persone interessa il referendum del 4 dicembre?
«No. Non è un problema che interessa gli italiani, che invece vorrebbero avere risposte sull'immigrazione, sulla sicurezza, sull'occupazione, sulle banche. Il referendum è solo un'idea di Renzi, che ha deciso subito di personalizzare la cosa, spaccando così in due il Paese. Si voterà contro Renzi».

Vince il No, si aprono tre scenari: Renzi bis, elezioni anticipate, governo di scopo. Lei cosa si augura?
«Serve un governo, con lo scopo di fare subito una nuova legge elettorale. Ma credo che Forza Italia farebbe un errore gravissimo se appoggiasse questo tipo di esecutivo».

Voi siete pronti a governare?
«Certo, noi ci proponiamo per governare, poi non tocca certo a noi dirlo, ma agli elettori. Stiamo scrivendo il nostro programma, con gruppi di lavoro che coinvolgono oltre 1500 persone».

A chi pensa che Berlusconi sia poco chiaro e poco impegnato per il No, lei cosa risponde?
«Che il suo No è chiarissimo, così come il suo impegno, messo in dubbio da qualcuno quando purtroppo le sue condizioni di salute gli imponevano di restare negli Stati Uniti».

Restiamo negli Stati Uniti. E' stata una lezione la vittoria di Trump?
«Non una lezione, ma una conseguenza di come il Partito Democratico americano abbia perso il contatto con il paese reale. Trump ha saputo intercettare il malessere degli americani, ha rotto con le lobby e con l'establishment del Partito Repubblicano. E ha condotto una campagna elettorale che lo ha portato alla vittoria. Questa deve essere una lezione per Renzi, che non ascolta i problemi degli italiani, ma pensa solo ad assecondare le lobby. La sua foto con Obama è l'immagine plastica della sconfitta della sinistra. Così come le parole di Juncker. E' stato nominato, non è stato eletto dai cittadini, ma si permette di giudicare gli esiti delle elezioni americane dove hanno votato 120 milioni di persone».

Salvini vi ha dato degli sfigati, la Santanché dice che lei si è montato la testa, un altro esponente di Forza Italia, Toti, è in piazza a Firenze con il leader della Lega e Giorgia Meloni. Perché lei non risponde mai?
«Io parlo di contenuti, e credo nella dignità della politica: uso altri argomenti e altro linguaggio».

Se lasceranno Forza Italia, lei che risponderà?
«Che vadano pure».

Berlusconi ha appena invitato all'unità di Forza Italia.
«E ha ragione, ma anche il presidente sa che l'unità non si crea a tavolino. Bisogna che nasca sui programmi, fatti per vincere e governare. Altrimenti si fanno errori, pasticci come quello della giunta comunale di Padova».

Se Berlusconi volesse scegliere ancora da solo il candidato premier del centrodestra alle prossime elezioni e se questo candidato non fosse Stefano Parisi, lei che farebbe?
«Non è una domanda che fa capire il lavoro che stiamo facendo. La destra vuole un leader come Matteo Salvini? Io ribadisco che così non si vince. Noi stiamo cercando di costruire qualcosa di davvero nuovo, una casa liberale e popolare e sappiamo che Silvio Berlusconi è con noi. E noi andiamo avanti, non ci ferma nessuno».
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