Nostalgici d’antan/ Indulgenza dei padri e nichilismo dei figli

di Marina Valensise
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Domenica 19 Novembre 2017, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 00:16
Onore al merito della preside del Virgilio, la professoressa Carla Alfano. La dirigente scolastica da pochi mesi a capo del liceo di via Giulia, intervistata sul disastro di un’occupazione sfociata in una specie di parco giochi & sfrenamenti, sesso, droga e alcol, ha parlato senza mezzi termini, senza troppi giri di frase, senza trincerarsi nell’ipocrisia del ruolo. Ha detto chiaro e tondo quello che c’era da dire sul liceo sfuggito di mano e ormai teatro di soprusi e violenze. Ha descritto il «clima intimidatorio e mafioso» che regna al “Virgilio”, dove i liceali lanciano bombe carte a ricreazione, scagliano il pallone contro i compagni, si fanno le canne davanti ai professori con aria di sfida e danno manforte ai “virgilioti”, gli ex alunni ultraventenni che continuano a giocare fuori tempo all’okkupazione, sequestrando aule e gestendo gli ingressi a pagamento.

Onore al merito della preside Alfano che ha puntato il dito contro una parte dei genitori, i quali, anziché redarguire i loro pargoli liceali li assolvono anche se si comportano da delinquenti. Doveva essere proprio esasperata, ma ha fatto benissimo a parlare con franchezza: ha fatto il suo dovere di preside, docente e cittadina. A lei dovrebbe andare la riconoscenza di tutti quei genitori, e sono la maggioranza, afflitti dal lassismo nei confronti dei figli liceali, vittime come e più di loro della folle indulgenza che circonda, come un vezzo fuori moda, chi fingendo di agire in nome dell’ideale di libertà e partecipazione in realtà si lascia solo andare alle peggiori trasgressioni. 

Ogni giorno le famiglie, o quel che resta delle stesse, consegnano i loro figli alla scuola per farne dei cittadini in grado di leggere, scrivere e dare di conto, di discernere e pensare, di apprezzare la fortuna di essere italiani e poter essere cittadini del mondo contemporaneo. Ogni giorno molte famiglie però finiscono per ritrovarsi in casa dei figli abulici o ribelli, refrattari a ogni curiosità, insensibili a ogni tipo di conoscenza, impermeabili a qualsiasi disciplina, spesso assenti o del tutto dissociati, e ancora più spesso determinati a rimanere tali grazie all’uso smodato di canne e spinelli, e al piacere narcolettico indotto dall’assunzione di droghe.
Eppure, alcuni dei genitori degli studenti del “Virgilio”, invece di ringraziare la professoressa Alfano e di fare fronte comune con la preside, si mettono a minimizzare, a chiosare le sue parole, addirittura s’inventano delle balle pur di darle addosso. Dicono che le bombe carta sono solo petardi, che gli spinelli servono a calmare i figli e in fondo è meglio che se li fumino in classe, anziché per strada. «Vuol dire che c’è robba bona», pare abbia replicato uno dei più scafati, forse in vena di battute. 

Allora, il male della scuola non sta nei programmi inadeguati al mondo contemporaneo, non sta nell’idea ormai impraticabile di autorità e di tradizione, e nemmeno nelle scelte dissennate di governi incapaci di trovare il bandolo di una riforma efficace. Il vero male della scuola, e il caso del “Virgilio” lo dimostra, sta innanzitutto nell’insipienza di quella parte dei genitori che, nell’indulgenza miope e autopunitiva, mostra di avere verso i propri figli adolescenti, nella loro ostinazione irresponsabile a perpetuare una pedagogia dello sballo che essi stessi hanno praticato da ragazzi, anche se ormai lo sballo sfocia apertamente nella violenza e sconfina nel reato. 

Quei genitori si divertono di fronte alle prodezze dei figli, sorridono nel raccontarle la sera a cena con gli amici: alcuni sono avvocati, ingegneri, commercianti che trent’anni fa occupavano in proprio il “Virgilio”, il “Visconti”, il “Mamiani” e gli altri licei romani, un tempo gloriosi. Non hanno capito che la goliardia di un tempo ormai è diventata pura trasgressione nichilista, e l’ideale collettivo politico per legittimare l’occupazione è solo un guscio vuoto per fare casino, e pure col loro consenso. Poi però quando scoprono che la classe dirigente non c’è più, che è scomparsa come le lucciole, come il Ciao, come il gettone telefonico, tanto che ormai si può aspirare a governare l’Italia senza neanche sapere i congiuntivi e ignorando la geografia, cadono dalle nuvole, anzi s’indignano e al colmo dell’indignazione mandano i figli a studiare in un collegio inglese. 
Vagli a spiegare che la classe dirigente è morta nel crollo di quella stessa fucina, la scuola, la scuola seria, severa, fondata sul merito, dove veniva faticosamente forgiata. Vagli a spiegare che i primi a distruggerla, senza nemmeno saperlo, sono stati proprio loro, con la mania dell’okkupazione e dell’impegno a costo zero…. E dunque, onore al merito della preside Alfano per il coraggio della verità e per il contributo alla chiarezza se può servire ad arginare il disastro. 
 
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