Sicurezza, Nardella: così i sindaci potranno vietare i cortei

Dario Nardella
di Mario Ajello
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Lunedì 18 Aprile 2016, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:49
Sindaco Nardella, è contento dell'esito del referendum sulle trivelle?
«Sono molto soddisfatto. Perchè gli italiani hanno compreso gli effetti negativi che una sua vittoria avrebbe causato. E' stato un successo che premia le scelte del governo. E l'Armata Brancaleone anti-Renzi si trova ora a gestire un boomerang inaspettato alla vigilia delle elezioni amministrative».

E qui arrivano al tema vero. Non è uno spot elettorale il decreto sulla sicurezza urbana preparato dal governo?
«Assolutamente no. Si è cominciato a lavorare a questo testo in tempi non sospetti, e anche io posso dire di aver contribuito insieme ai sindaci delle città metropolitane fin dai primi incontri con il ministro Alfano. Se poi tutto diventa norma entro giugno, sarà un aiuto rilevante ai sindaci e un merito del governo Renzi».

Se non è propaganda, allora cos'è questo provvedimento sulle città?
«E' la risposta pragmatica ai populismi della Lega e della destra. Che, quando hanno governato, non hanno fatto seguire i fatti alle parole. Ora il governo dimostra che la sicurezza non è più una bandiera della destra e un tabù della sinistra».

Quindi, sindaco Nardella, ormai la possiamo chiamare sceriffo?
«Non mi piace la parola sceriffo. Ma è un bene che i sindaci, come prescrive il nuovo testo, possano avere più poteri sulla sicurezza. Sono cose concrete che i cittadini chiedono con forza e che, se come credo Roberto Giachetti diventerà sindaco, saranno efficaci anche per i romani».
Non è di destra, per esempio, prevedere il carcere per i writers o rendere poliziotti i vigili urbani?
 
«Legalità e sicurezza sono diritti che riguardano anzitutto i più deboli. A Firenze in questi anni abbiamo, per esempio, incrementato gli sgomberi e la lotta anti-degrado, per riqualificare le nostre periferie. La tutela della sicurezza urbana è un principio su cui costruire vivibilità e coesione sociale nelle città. Ovviamente, questi obiettivi si conseguono meglio puntando anche sul senso civico. E non soltanto sulla repressione».

Questa legge che cosa colpirà in particolare?
«Prevede il Daspo anti-degrado, e questo è un punto di svolta».

Come funzionerà?
«Puoi allontanare dalle città persone che fanno piccola delinquenza e micro-criminalità. Superando la frustrazione e l'illusione di norme inefficaci e di sanzioni inapplicabili. Adesso il sindaco e i vigili urbani avranno tra le mani questo strumento che consente di allontanare chi commette reati».

C'è dell'altro?
«Sì. Penso alle sanzioni amministrative più efficaci. Oggi i sindaci rinunciano a emanare ordinanze perchè vengono spesso annullate dai Tar. Al contrario, una norma che ci consenta di intervenire su problemi come l'abuso di alcolici, degrado dei centri storici, commercio abusivo e ambulante, ci rende più credibili e più efficaci agli occhi dei cittadini. Pensi a quanto sarebbe più utile sanzionare un mini-market illegale, chiudendolo per tre mesi. O allontanare un parcheggiatore abusivo con un Daspo, salvo poi sanzionarlo penalmente in caso di recidiva. Finora noi sindaci abbiamo avuto le armi spuntate contro tutti quei fenomeni quali l'accattonaggio molesto, la prostituzione, il piccolo spaccio, la movida selvaggia».

Aspirate a un leghismo un po' più presentabile?
«Ci sono due differenze di fondo tra il Pd e la Lega. L'assenza di qualunque allusione a forme di razzismo, perchè per noi l'illegalità non ha colori di pelle. E ci divide anche la convinzione, per noi profonda, che la repressione si coniuga all'educazione e alla prevenzione, a partire dalle scuole».

I sindaci gestiranno anche l'accoglienza dei migranti?
«Questo aspetto merita un approfondimento. Perchè l'Europa non può pensare di scaricare sui Comuni i problemi di politica internazionale e la sua incapacità a risolverli. I Comuni comunque possono e devono collaborare con il ministero dell'Interno sulla prima accoglienza. In Toscana, insieme ai prefetti, lavoriamo per l'equa distribuzione dei richiedenti asilo in tutti i territori. Evitando concentrazioni eccessive che creano allarme sociale. Questo modello si potrebbe applicare con successo ovunque».

Il divieto di cortei nei centri storici non viola un diritto?
«Non credo proprio. Tutti vogliono sfilare nei centri cittadini, per avere più visibilità. Questa esigenza non è sempre praticabile, come è evidente. Nella nostra ottica, la regolamentazione dei cortei in centro va contemplata con la tutela del patrimonio culturale universale - visto che città come Roma, Firenze, Venezia sono monumenti viventi - e con i diritti dei cittadini a muoversi e a lavorare liberamente».

E' previsto un surplus di video-sorveglianza nelle città?
«Questo aspetto deve essere previsto con evidenza nella legge. Sia perchè le nuove tecnologie aiutano le forze dell'ordine nella nella repressione, sia perchè scoraggiano i malintenzionati. I cittadini oggi mi sembrano più disposti a rinunciare ad una quota di privacy, in cambio di una quota ben maggiore di legalità e sicurezza».
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