Renzi in questo momento non ha interesse a forzare la mano e osserva le mosse da campagna elettorale degli altri partiti, M5S in testa. L'ingresso nel gruppo liberale ed europeista dei grillini ricorda molto il passaggio che nel 1999 fece Forza Italia quando lasciò il gruppo con i gollisti francesi e Silvio Berlusconi trasferì i suoi venti eurodeputati nel gruppo del Ppe. Anche allora fu una questione di numeri e di soldi, ma anche allora la mossa servì molto al Cavaliere per accreditarsi in Europa e spianare la vittoria elettorale del 2001. Il film sembra ripetersi anche per le polemiche che accompagnarono il passaggio, ma alla fine ebbe ragione Berlusconi che entrò nel salotto buono e venne accolto con tutti gli onori dall'allora cancelliere tedesco Helmut Kohl.
Lo stesso Renzi nel 2013 ruppe gli indugi e per contare di più a Bruxelles trasferì nel Pse i suoi eletti e lo straordinario risultato ottenuto alle elezioni pochi mesi dopo gli hanno permesso di svolgere un ruolo importante nel secondo partito europeo. Ora che la storia si ripete per mano dei Cinquestelle, per Renzi si tratta di valutare quali saranno le conseguenze in Italia, ma i precedenti aiutano a ritenere che i vantaggi siano notevoli e in grado di assorbire anche le accuse di trasformismo.
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