dal nostro inviato
Valentina Erranta
BRUXELLES L'Agenda per l'immigrazione passa in Commissione. Le misure, che dovrebbero poi diventare meccanismi strutturali dell'Ue, al momento seguono la procedura d'urgenza: dal potenziamento di Frontex, Triton e Poseidon alla ricollocazione dei migranti sul territorio, fino all'accoglienza da Paesi terzi di 20mila rifugiati. Le trattative sul documento da presentare in Consiglio cominciano oggi e prima della fine di giugno, quando i capi di Stato e di governo dovranno a varare o bocciare le nuove misure, l'atto potrebbe essere stravolto. L'Inghilterra non sorprende, rimane fuori, come consentito dalle procedure, ma il ministro dell'Interno britannico affida a un editoriale sul Times la propria replica all'Alto rappresentante Federica Mogherini: la politica di accoglienza peggiorerà la situazione. Mentre per l'Italia l'Agenda è il primo vero successo in Europa in materia di immigrazione. A conti fatti è assai probabile che la cosiddetta ”relocation”, che prevede l'immediata ridistribuzione dei migranti sul territorio Ue, ci consenta in di inviare alcuni richiedenti asilo in altri Stati che non hanno i nostri stessi numeri in materia di accoglienza.
RELOCATION E RESETTLEMENT
La Commissione Ue propone l'attivazione del sistema di emergenza previsto all'articolo 78 del Trattato di Lisbona per aiutare gli Stati interessati da un afflusso improvviso di migranti.
LE REAZIONI
E' la risposta che l'Italia attendeva. Il premier Matteo Renzi parla di «passi in avanti», ma l'entusiasmo maggiore arriva dai ministri dell'Interno e degli Esteri. Paolo Gentiloni considera il piano «una svolta politico-culturale per l'Europa», mentre Angelino Alfano lo definisce «un segnale di solidarietà concreta». «Il piano della Commissione - aggiunge Alfano - segna una data importante nell'assunzione di responsabilità dell'Europa rispetto al problema dell' immigrazione ed è, inoltre, un segnale di solidarietà concreta nei confronti dell'Italia». E se il numero uno del Viminale parla della ”rottura del muro di Dublino”, cioè del regolamento che impone al Paese di primo approdo l'ospitalità dei richiedenti asilo, il fronte del no al nuovo regolamento è forte. L'Inghilterra guida la cordata, seguita da Repubblica Ceca e Slovacchia.