Migranti, asse Grillo-Lega: basta permessi. Ma tra i dem cresce la linea dura

Migranti, asse Grillo-Lega: basta permessi. Ma tra i dem cresce la linea dura
di Stefania Piras
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Domenica 9 Agosto 2015, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 14:02
Celodurismo in agguato. Il sasso nello stagno lo ha lanciato Beppe Grillo che ha pubblicato un post scritto da un consigliere comunale di Torino che detta la linea sull'immigrazione. Propone una ricetta che sembra distillata dalle campagne anti migranti che la Lega nord conduce da mesi. «Giro di vite sui permessi di soggiorno per protezione umanitaria, che solo l'Italia concede in massa - si legge sul blog - Sorveglianza più stretta dei profughi nel sistema di accoglienza. Istituzione di sistemi efficienti per il rimpatrio forzato delle persone cui viene respinta la domanda di asilo. Procedura specifica per la trattazione dei ricorsi contro il diniego dell'asilo». Non è escluso che il post grillino possa essere un'esca per misurare quanti consensi elettronici macina una posizione alla Salvini.



E a sinistra, che dicono? Ieri è uscito allo scoperto il segretario del Psi e sottosegretario Riccardo Nencini che su facebook ha scritto: «Salvare chiunque in mare, accogliere i profughi, riaccompagnare fuori dai nostri confini i clandestini. Chi resta deve essere guidato dalle nostre leggi». E Nencini lo ha pure scritto al Papa riesumando un problema sicurezza che la sinistra ha sempre rigirato tra le mani con un certo imbarazzo. Per una volta, l'eretico sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si ritroverà d'accordo con il blog. Lui è stato in Texas, a El Paso, a studiare da vicino il fenomeno dell'immigrazione clandestina e sta avendo qualche grattacapo con una vecchia scuola alle porte di Parma che ha deciso di destinare ai profughi. «Non possiamo accogliere tutti, chi non ha lo status da rifugiato politico va rimpatriato perché poi chi delinque non riusciamo a gestirlo e finisce nel calderone con chi è corretto», ha ripetuto quando le polemiche sui migranti scaldavano l'agone politico.

«Manca solo che Grillo si iscriva alla Lega. Perché alla fine gli sciacalli si ritrovano sempre: a destra», lancia la controffensiva il presidente del Pd Matteo Orfini.



IL MURO DI PADOVA

Il tema migranti, però, e soprattutto la concorrenza grillina, cominciano a preoccupare gli amministratori di sinistra. Il governatore pugliese Michele Emiliano nota subito il riposizionamento dei cinque stelle: «Probabilmente hanno commissionato dei sondaggi e vogliono accumulare voti dell'area neo fascista. Ma so per certo che Alessandro Di Battista non la pensa così, è sensibile al tema dei migranti». L'ex sindaco di Padova, ora eurodeputato, Flavio Zanonato ha sempre puntato a soluzioni pragmatiche: nel 2006 costruì il muro di via Anelli. Ordine pubblico, si giustificò. Quell'anno era vicepresidente dell'Anci con delega alla sicurezza. Il muro era una recinzione di lamiera che nelle intenzioni dell'amministrazione doveva proteggere i residenti dal bivacco degli spacciatori. Fu contestato ma la scelta gli aprì la strada del dialogo con altri sindaci di centro destra e civici, e soprattutto con il Ministro dell'Interno, che all'epoca era il leghista Roberto Maroni, con cui diede inizio alle Carte per la sicurezza e alla stagione dei sindaci sceriffi.



Ma allora, il tema sicurezza è di sinistra? «Con quella recinzione ho risolto il problema del degrado - risponde Zanonato - Garantire la sicurezza dei cittadini è certamente un tema importante. E i profughi, poi, nessuno sa dove sono. A Bagnoli di sopra, nel Padovano, andranno in una ex base militare, si tratta di un posto in mezzo ai campi, bisogna andarlo a cercare». Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. «Serve razionalità», ripetono però a Padova. Tra le fila del Pd locale fanno notare che a forza di disubbidire alle politiche dell'accoglienza, i leghisti stanno facendo breccia e obbligano i sindaci di sinistra, di città più piccole ad accollarsi quote migranti più massicce, difficili da spiegare poi agli elettori. Così anche il popolo di sinistra potrebbe scoprirsi affetto dalla sindrome del cocomero, già diagnosticata in Emilia quando ci fu l'esplosione elettorale del Carroccio: fuori verdi, dentro rossi.