Sicilia: liti a destra, Miccichè vola ad Arcore.
E rispunta il ticket Musumeci-Armao

Le elezioni in Sicilia
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Martedì 22 Agosto 2017, 17:07

«Oggi pomeriggio andrò da Berlusconi. Ma non usciranno altri nomi di candidati se non quelli che già conosciamo». Lo ha detto Gianfranco Miccichè, commissario regionale di Forza Italia in Sicilia che alle 18 incontrerà il Cavaliere ad Arcore. Miccichè ha smentito che in ballo per la presidenza della Regione ci sia anche la candidatura di Stefania Prestigiacomo. «L'intesa con Alfano? È saltata, i nostri alleati non lo vogliono. Io ho tentato fino all'ultimo, adesso basta. Fine del film» ha detto Miccichè. Un patto osteggiato da Fratelli d'Italia e Lega e invisò anche a parte dello stesso partito che il leader azzurro in Sicilia ha tentato fino all'ultimo di raggiungere. Il motivo? «Alle regionali più si è più è facile vincere» riferisce Miccichè che vola ad Arcore perché la situazione in Sicilia è letteralmente esplosiva con un gruppo consistente di forzisti regionali che non accetta l'entrata in campo solitaria di Gaetano Armao. Vorrebbero piuttosto un candidato unitario su cui far convergere il maggiori numero possibile di formazioni politiche. E fanno il tifo per Nello Musumeci, leader del movimento Diventerà bellissima, che ad oggi è supportato già da un buon numero di leader nazionali: Giorgia Meloni e Ignazio La Russa (FdI), Lorenzo Cesa (Udc) e Stefano Parisi (Energie per l'Italia).  

Da parte sua Musumeci, in campo da quattro mesi, comincia a mostrare insofferenza per l'appoggio reticente, troppo poco esplicito, dei forzisti e ha deciso di lanciare un appello a Berlusconi: «Amo dire di essere un politico che ha attraversato le paludi senza mai prendere la malaria... Sono incensurato, non ho mai messo piede alla Regione, ho governato la provincia di Catania per 10 anni portandola al primo posto del gradimento nazionale e sono stato per 4 anni presidente della commissione regionale Antimafia. Non ho mai cambiato idea politica. Credo che tutto questo possa servire a riaccendere nei siciliani la speranza che questa terra, amara e bella, possa avere un futuro». Tradotto: Silvio, scegli me. 


«Voglio spiegare a Berlusconi - continua Musumeci - verso il quale nutro una grande simpatia che in questa campagna elettorale non si vince con il voto strutturato, ma soprattutto con il voto d'opionione: in Sicilia la gente è indignata sì, ma per gli errori commessi da centrosinistra e centrodestra, nessuno può considerarsi indenne da responsabilità». E parte la prima stoccata verso quello che è apparso come suo competitor, Armao che si definisce rappresentante dei Siciliani indignat. «Armao la lista civica l'ha fatta un mese fa, io gli indignati li rappresento da una vita e non possiamo certo lasciarli ai grillini» conclude Musumeci.

«Bisogna andare tutti insieme, il centrodestra deve essere unito altrimenti non c'è speranza di vincere.
Insieme a Berlusconi stasera decideremo quali sono le mosse necessarie per arrivare tutti insieme alle regionali in Sicilia. Io lavoro all'unità, che è anche l'obiettivo del presidente». Così calma le acque Miccichè che spiegherà i tumulti siciliani al Cav. 


La mossa di Berlusconi, con la regia di Miccichè, di coltivare una candidatura di Gaetano Armao ha decisamente sparigliato le carte. E a farne le spese è proprio Miccichè che oggi appunto si confronterà con il Cavaliere.
 
Ecco la sequela di critiche rivolte al commissario regionale Miccichè che stanno spaccando il partito in Sicilia.
«Il partito, gestito da Gianfranco Miccichè, è allo sbando, non ha un progetto politico, non fa riunioni ed è ondivago. A pochi mesi dalle elezioni non riesce a decidere su chi puntare e continua a perdere consensi» dice Vincenzo Gibiino, senatore ed ex coordinatore regionale di Forza Italia che, in aperto dissenso con la linea del commissario regionale, ieri, era presente alla riunione del direttivo del movimento Diventerà bellissima di Nello Musumeci, a Catania. Gibiino era uno dei quattro nomi in corsa per le primarie di Forza Italia: «L'idea era molto bella perchè garantiva un processo democratico. Peccato che Miccichè, dopo averle indette, ha annullato le primarie. Avevo raccolto 14 mila firme, utilizzando anche i canali del social». E aggiunge: «Dal '99, sono stato coordinatore provinciale di Catania. Poi coordinatore regionale fino al novembre 2015: nonostante lo strappo di Alfano, che nel suo partito si portò molti deputati, in quell'anno Forza Italia ottenne il 23% dei voti alle Europee. Da allora, Fi è in caduta libera, tanto da toccare un misero 8% alle comunali di Palermo». L'esponente catanese non pensa di lasciare il partito, ma «è il momento di puntare su Musumeci - sottolinea - È stato il candidato del Pdl nel 2012 e ora penso di convergere su di lui perchè sono leale e coerente».

C'è poi il deputato regionale Vincenzo Figuccia, reduce oggi da una conferenza stampa a cui però è riuscito a portare solo Scilipoti, segno che gli altri forzisti sono molto più attendisti verso le mosse del presidente Berlusconi. «Chiediamo a chi ha funzioni di coordinamento di fare un esame di coscienza - dice Figuccia - e di capire se può ancora di guidare il proprio partito in questa fase. Per farlo deve iniziare ad ascoltare quello che dice la gente. A Palermo Forza Italia è all'8 per cento, è agli elettori persi che bisogna appellarsi, ma per farlo bisogna essere credibili».
Miccichè se vuole continuare a guidare il partito faccia un bagno di umiltà - ha concluso - altrimenti Berlusconi lo tolga dalle strade della politica siciliana e crei le condizioni con la Meloni, Salvini e ascoltando i miti consigli ad esempio del presidente Cesa per tornare a vincere anche in Sicilia».
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