Gli schieramenti non sono cambiati. Lega e centrodestra sono per il Sì, fredda la posizione di Fratelli d'Italia (uno dei fondatori, Ignazio La Russa, ieri ha detto che avrebbe votato Sì, se non fosse stato in partenza per la Sicilia).
Il M5S è a sua volta per il Sì, pur sostenendo che Maroni abbia «personalizzato» un referendum che avrebbe dovuto essere trasversale. Sui social del gruppo, stanno girando i video della campagna e un invito: 'Vota con la testà. Nel centrosinistra, i partiti sono schierati per l'astensione. Tuttavia i sindaci delle grandi città, come Giuseppe Sala (Milano) e Giorgio Gori (Bergamo) hanno dato vita a un comitato per il Sì. Su una posizione c'è accordo, però: il referendum per l'autonomia è considerato «inutile e dispendioso», meglio sarebbe stata una trattativa diretta col Governo. Come ha fatto l'Emilia Romagna. La polemica della vigilia non è stata sui costi, ma sulla sicurezza delle voting machine elettroniche. Per il segretario milanese del Pd, Pietro Bussolati, c'è il rischio di «opacità e gravi complicazioni», perché gli uffici elettorali avrebbero «evidenziato che statisticamente il 4% delle macchine non funziona».
La ricostruzione è stata però respinta dalla Regione, secondo la quale non ci sono rischi per la sicurezza del voto, mentre l'assistenza tecnica per eventuali problemi logistici è stata garantita. Domani le urne aprono alle 7 e chiudono alle 23. Il conteggio dei voti è atteso in un paio di ore, poi da lunedì inizierà la presa d'atto del risultato del referendum. Martedì in Consiglio regionale è già in calendario la prima giornata di dibattito sulle mosse successive.
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