Le Pen: «Front national è un partito di donne, normale candidarsi con il pancione»

Le Pen: «Front national è un partito di donne, normale candidarsi con il pancione»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 16 Marzo 2016, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 10:56

Marion Marechal Le Pen, 27 anni, è il nuovo volto della destra francese; Marine è la zia, Jean Marie il nonno, ma è lei da sola a riempire una sala di un hotel romano, accolta da dirigenti e militanti di Noi con Salvini.
Nei capannelli si continua a ripetere che Giorgia Meloni è la preferita come candidata sindaco dei leghisti romani.

Ma Marion Le Pen pensa che una donna in stato interessante possa fare la candidata sindaco?
«Certo che può. Le donne in gravidanza devono potere avere ruoli di responsabilità, altrimenti che ne sarebbe della crescita demografica in Europa? Avremmo dei problemi se proibissimo alle donne che aspettano un bambino di concorrere a sindaco. Il Front national è diretto da donne, anche il mio partito avrebbe dei problemi se passasse quel principio».

Cosa pensa di Giorgia Meloni?
«Sono qui a Roma per parlare di sovranità nazionale, sarebbe sbagliato se dicessi la mia sulla politica italiana».

Allora parliamo di ciò che la politica italiana dice di partiti come il suo. Parlando a 2.500 studenti di tutto il mondo Matteo Renzi ha messo in guardia contro l'avanzata dei populismi.
«E' esattamente lo stesso discorso che fanno le élite francesi. Parlando di populismo quando un partito cerca di essere portavoce del popolo. E' una forma di demonizzazione per proteggere i propri interessi: libera circolazione di capitali, servizi, immigrazione. Gli interessi del popolo sono invece la sovranità e la difesa delle frontiere».


 

Ma in Italia e in Francia l'immigrazione è una realtà, pensa davvero che sia possibile mandare via gli stranieri?
«Bisogna occuparsi di coloro che sono già presenti ed evitare di farne venire altri. Gli appelli irresponsabili all'accoglienza della Merkel rischiano di far arrivare in Europa milioni di persone. Dopo i drammi di Colonia e di Francoforte abbiamo capito che non sono solo gentili immigrati in fuga dalle guerra. C'è anche la filiera dell'immigrazione economica e del terrorismo, come purtroppo abbiamo visto al Bataclan. La priorità è inserire gli stranieri già presenti nelle nostre città, espellere chi non ha titoli a restare. Basta fare apologia del modello multiculturale perché è un modello multiconflittuale. Manda le società in frantumi, non dobbiamo vergognarci della nostra identità».

Quindi lei respingerebbe coloro che fuggono da sofferenza e guerra?
«Ma molti entrano clandestinamente. Servono frontiere più adeguate, più controlli. Spesso fanno domande di riconoscimento dello status di rifugiato illegittime e non se ne vanno più. Non si possono accogliere tutti coloro che fuggono dalle guerre o dai conflitti regionali, è insostenibile».

Lei spera che il Regno Unito al referendum decida di lasciare l'Unione Europea.
«Si creerebbe un importante precedente, si dimostrerebbe che c'è un'alternativa possibile all'Ue. Giocano sulla paura dell'incognito, se il Regno Unito deciderà di andarsene, si vedrà che si può fare».
 

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