M5s, il caso di Nuti: deputato sospeso ma tornato a lavorare a pieno ritmo

M5s, il caso di Nuti: deputato sospeso ma tornato a lavorare a pieno ritmo
di Stefania Piras
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Mercoledì 28 Dicembre 2016, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 07:59
Vincolo di mandato? No, grazie. Riccardo Nuti, deputato M5S sospeso con Claudia Mannino e Giulia Di Vita, perché indagato nell’inchiesta delle firme ricopiate, dopo una decina di giorni di silenzio e amarezza per la sospensione irrogata il 28 novembre dai probiviri pentastellati, è tornato a lavorare a pieno ritmo. Ha sfornato già tre interrogazioni a risposta scritta come primo firmatario del gruppo M5S. Poteva farlo? La sospensione, così com’è descritta nel nuovo regolamento del M5S, comporta la disabilitazione dell’utenza di accesso nelle piattaforme web del M5S. Ci si dovrebbe quindi astenere temporaneamente dal parlare a nome del M5S.

A Bologna sono stati integerrimi: il vicepresidente del consiglio comunale, il pentastellato Marco Piazza, si è autosospeso per un’indagine in cui è coinvolto, una storia simile di poche firme elettorali irregolari non riconosciute dai sottoscrittori e dal giorno in cui ha fatto un passo di lato si è astenuto dal firmare qualsiasi atto con il logo del M5S aspettando fiducioso un reintegro. Un atteggiamento piuttosto difforme dai deputati siciliani che invece hanno da subito rifiutato di autosanzionarsi e dopo l’elezione dei nuovi capigruppo, Vincenzo Caso e Roberto Fico (ala ortodossa) hanno ripreso in mano le redini della proprio attività politica all'interno del gruppo.

La sospensione, dunque si risolve nel non parlare a nome del M5S fuori dall’Aula. Dentro, i parlamentari hanno piena autonomia, proprio grazie all’assenza di vincolo di mandato che riconosce al gruppo parlamentare rilevanza costituzionale.

L’articolo della Costituzione che prevede piena agibilità politica ai parlamentari, quello che il M5S ha sempre dichiarato di voler cambiare una volta arrivati al governo, si è rivela dunque preziosissimo per i parlamentari pentastellati siciliani sospesi in via cautelare perché coinvolti nell’inchiesta sulle presunte firme false di Palermo. Grazie a quel contestatissimo articolo 67 possono infatti continuare a esercitare tutte le loro funzioni, nemmeno i probiviri potrebbero fischiare l’infrazione.

La deputata Giulia Di Vita, anche lei sospesa, offre una spiegazione più spiccia: «Nuti ha svolto la sua attività a nome suo» e parlando di se invece scrive agli attivisti perplessi: «Devo smettere di lavorare e portare avanti le mie attività parlamentari?». Ma Di Vita dice molto di più e sconfina nelle praterie garantiste prima recintate e off limits per il M5S. «Se ogni volta che un politico viene indagato - spiega Di Vita - scatta automatica la sospensione o l’espulsione del suo gruppo questo potrebbe influenzare l’operato stesso dei pm che potrebbero subire ingiustamente accuse per avere causato il ko di questo o quel politico e quindi non sarebbero sereni nella loro attività». Un aspetto, ammette Di Vita, che «onestamente non avevo preso in considerazione e che si potrebbe valutare».

Parole che rimbombano e suonano molto significative nel momento in cui anche i leader del M5S, Grillo e Casaleggio, stanno valutando e soprattutto formulando un nuovo codice giudiziario annunciato subito dopo l’arresto di Raffaele Marra, fedelissimo della sindaca Virginia Raggi su cui pende il timore di una possibile inchiesta sulla promozione del fratello di Marra. Di Vita fa un esempio con un collega a caso, o forse no. «Se domani Di Maio diventa premier e viene indagato sarebbe pazzesco oltre che impraticabile sospenderlo, non trovi?». Il dibattito è apertissimo dentro i Cinque Stelle, e c’è già chi festeggia l’inaugurazione di una nuova corrente: gli ortodossi flessibili. 



 
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