M5S, Pizzarotti: «Grillo ha fatto un passo indietro». Il leader: «Sono più vivo che mai»

M5S, Pizzarotti: «Grillo ha fatto un passo indietro». Il leader: «Sono più vivo che mai»
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Lunedì 8 Dicembre 2014, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 23:58
Nessuna scissione ma, dopo polemiche e confronti a distanza, la sfida che Federico Pizzarotti lancia a Beppe Grillo arriva ed è durissima: «riprendersi il M5S» approfittando del «passo indietro» del leader genovese che - spiega il nuovo capo dei «dissidenti» - ormai, dopo la nomina del direttorio, «è nei fatti». Grillo però non ci sta e dopo il silenzio dei giorni scorsi sbotta sul blog: «Io sono più vivo che mai» e «non ho fatto proprio nessun passo indietro. Anzi, semmai, uno in avanti!».



Il sindaco «ribelle» raduna nella città ducale le voci del dissenso pentastellato e va alla conta: nell'hotel alla periferia della città emiliana ad ascoltarlo sono accorsi 350 amministratori e militanti cinquestelle. E con loro ci sono anche 15 parlamentari: 10 iscritti a gruppi M5S e 5 fuoriusciti.



Numeri positivi che danno coraggio a Pizzarotti che cerca sponda nel direttorio. Il primo cittadino chiama in causa più volte Luigi Di Maio, sottolineando di essersi sentito telefonicamente con lui e ribadendogli pubblicamente la propria stima. Ma si spinge oltre. Lancia due proposte «inaccettabili» per Grillo e Casaleggio: una grande assemblea nazionale del M5S («Un congresso? in qualsiasi modo vogliano chiamarlo») e la richiesta di annullare le espulsioni parlamentari proprio attraverso un intervento del direttorio.



A Milano e Genova l'evento viene seguito attraverso agenzie e siti web. La parola d'ordine è «snobbare», «relegare in ombra tutto ciò che avviene lì». «C'era più gente ad una festa di compleanno», affermano nei piani alti romani. Per tutto il giorno non arrivano risposte dirette. Ma verso le 19, quando l'Open Day di Pizzarotti è ormai concluso, Grillo posta un video messaggio. Ufficialmente è rivolto a Renzi e Marino anche se è evidente che è diretto al sindaco di Parma: «Ebbene sì! Sono più vivo che mai. Nonostante questo tentativo di seppellimento mio, di Casaleggio, del M5S». Quindi l'affondo: «Io non ho fatto un passo indietro, ho fatto un passo avanti!».



Il leader spiega il motivo della nascita del direttorio. Spinto anche dalle pressioni che arrivano da Parma, si lascia andare a maggiori rassicurazioni sulla condivisione del controllo del movimento: «Il M5S non potevo avercelo sulle spalle solo io o Casaleggio, stiamo distribuendo competenze e responsabilità. Ora ce ne sono altri cinque, poi saranno dieci, venti, trenta, quaranta...».



Indirettamente risponde anche alle accuse di Pizzarotti di aver trasformato il M5S in un «partito su internet»: «Il 13 dicembre - dice - lanceremo i banchetti per la raccolta firma sul referendum per uscire dall'euro».



Pizzarotti subito intercettato dai cronisti non ha voglia di commentare ma si limita a un tranquillizzante: «Il post di Grillo? Mi sembra un messaggio positivo». D'altronde, al mattino lui aveva detto di «non temere scomuniche» ed aveva invitato tutti «a restare uniti» perché «il nemico è fuori non dentro».



Toni più accorti di quelli dei parlamentari. La deputata Giulia Sarti mette in discussione la presenza del nome di Grillo nel simbolo: «Non è un tabù, possiamo discuterne». Sullo stesso piano Cristian Iannuzzi che ribadisce di star valutando con la sua base se dimettersi da parlamentare. Mara Mucci invita a «rivedere le strategie che finora ci hanno fatto perdere».



Walter Rizzetto condivide l'idea di «rivedere le espulsioni magari passando per il direttorio». Eleonora Bechis saluta con toni sprezzanti il tour mondiale di Grillo: «Torna al suo lavoro». Critiche arrivano da Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Gessica Rostellato, Tancredi Turco. A sorpresa c'è la senatrice Michela Montevecchi. Si fa vedere l'eurodeputato Marco Affronte. Poi gli ex: Maurizio Romani, Alessandra Bencini, Maria Mussini, Laura Bignami. E c'è l'ex consigliere Defranceschi. Manca il sindaco di Livorno Filippo Nogarin che invia un messaggio. Non si fa vedere l'ultimo espulso: Massimo Artini, coinvolto in un fuorionda mentre riceve una telefonata da Renzi.