M5S paga il caso Roma: crollo di 4 punti nei sondaggi in 7 giorni

Di Maio
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Venerdì 9 Settembre 2016, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 21:52

Dopo la disastrata gestione del caso Roma degli ultimi giorni, per il M5S arriva la prima grande emorragia di consenso. Nell’ultimo sondaggio Swg, in una sola settimana il movimento di Beppe Grillo perde 4,4 punti percentuali a livello nazionale. Molto di più di quanto avevano previsto negli scorsi giorni diversi sondaggisti. 

PAESE FLUIDO
Una doccia gelata che in molti si aspettavano ma non in questi termini e che probabilmente ha percepito il fondatore, che mercoledì aveva radunato il direttorio a Nettuno chiedendo di restare uniti.  

Non è l’unico dato interessante che emerge dal sondaggio Swg, che mette in confronto le intenzioni di voto alla ripartenza della stagione politica dopo la pausa di agosto (1 settembre) e dopo la prima settimana delle riprese discussioni politiche in tutti i partiti (8 settembre). Infatti se aumenta l’astensione proprio a causa di una parte di chi, sette giorni fa si era espresso per i grillini e non ritiene di scegliere una formazione diversa, il Pd aumenta lievemente il consenso ed allontana di sei punti l’M5S che solo una settimana fa gli contendeva la leadership.

Infine Forza Italia che a piccoli passi, inizia a risalire la china grazie sia all’effetto novità di Stefano Parisi ormai designato alla guida che al fatto che i media sono tornati ad interessarsi di quello che avviene nel partito fondato da Silvio Berlusconi. Insomma, dalle ultime intenzioni di voto rilevate questa settimana da Swg viene fuori un paese fluido, in grande movimento. E questo è dovuto alle tre novità del periodo: M5s, discussione sul referendum e rilancio di Forza Italia. 

Per Enzo Risso, direttore scientifico di Swg, «la ragione principale del crollo dell’M5s sta in tutto ciò che ruota intorno al caso Roma. La vittoria della Raggi è stata un simbolo della voglia di cambiamento importante e nello stesso tempo un banco di prova non solo sulla capacità di governare ma anche nell’essere differenti come metodo. E invece sta emergendo del dilettantismo ma anche un movimento fatto di individualità non unite. L’altro elemento che ha aperto una faglia è la trasparenza. Di fronte alla gestione della cosa pubblica sono emerse le divisioni per gruppi, gli incontri dietro le quinte e che sono come gli altri, divisi in correnti, uno contro l’altro». 

In tutta questa situazione però il Pd non riesce a raccoglie il voto che esce dall’M5S. Infatti i dem crescono appena dello 0,6% arrivando al 31%. «Il Pd in questo momento non ha il vento in poppa», continua Risso, «è impegnato un una discussione interna sul referendum e questo guadagno dipende dalle normali oscillazioni e dall’aumentata astensione di altri partiti che come conseguenza, a numero di voti stabile per il Pd ne aumenta la percentuale. Non c’è dubbio però che se questa situazione dell’M5s dura alla lunga, il Pd se ne potrà avvantaggiare». Oggi però chi raccoglie una parte delle perdite M5S sono la LegaNord che cresce dell’1,3% in un periodo in cui il leader Matteo Salvini è stato un po’ defilato e la Sinistra italiana (+0,9%). «La LegaNord è il primo partito, dopo il M5S, che raccoglie la protesta e sicuramente una parte di consenso in uscita dal movimento è andato lì. Così come una parte della sinistra che aveva scelto l’M5S, probabilmente delusa dopo gli ultimi fatti è tornata sui suoi passi». Infine Forza Italia che a piccoli passi sta risalendo la china e dopo l’ultimo 0,3% conquistato nell’ultima settimana e arrivata al 13,9%. «In questa crescita», conclude Risso, «ci sono due fattori, il fatto che si sia tornati a parlare di Forza Italia e l’effetto novità di Parisi». 

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