M5S, faro sul caso Raggi. Ed è lite per le firme false a Palermo

M5S, faro sul caso Raggi. Ed è lite per le firme false a Palermo
di Stefania Piras
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Novembre 2016, 08:12 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 12:36
ROMA Sono nate nuove correnti politiche che si combattono dentro il M5S: da ieri oltre a ortodossi e pragmatici ci sono i garantisti e i giustizialisti. Uno scontro che può allargarsi al Campidoglio, alle nomine fatte della Giunta Raggi, una vicenda che potrebbe finire presto sotto la lente dei probiviri.
Ma prima c'è il caso Palermo: c'è chi parla, dopo le sospensioni, di durezza eccessiva e inaspettata. Un senatore del sud Italia è stato esplicito nelle chat interne: ha accusato i vertici e i probiviri di «eccesso di giustizialismo» soprattutto nella tempistica adottata per le sanzioni perché il nuovo regolamento votato online è stato bypassato. A chi è a rischio sospensione si dà tempo dieci giorni per inviare le memorie difensive. I probiviri non hanno aspettato dimostrando nel loro primo atto di badare più all'urgenza politica che alle regole. E i più comprensivi, e garantisti, verso i colleghi indagati per le firme false sono proprio quei deputati della corrente ortodossa che si è sempre distinta per l'intransigenza.

Il dubbio è che ci sia un complotto, un uso politico della giustizia, frutto di una campagna denigratoria contro il gruppo palermitano che ruota attorno a Riccardo Nuti. Sul suo profilo social la deputata campana Silvia Giordano ha decantato le qualità di Nuti: «Ho conosciuto Riccardo prima che lui conoscesse me. Le sue battaglie, ciò che faceva e ciò in cui credeva erano quei lumi iniziali che ti attiravano, e un po' incuriosivano, in quel gruppo di pazzi rivoluzionari che era il movimento cinque stelle». Il punto è che fuori, gli elettori pensano che le sospensioni siano arrivate persino in ritardo: già più di dieci giorni fa è partita a Palermo una raccolta di clic su facebook per sfiduciare i protagonisti della vicenda firme false e per il momento a vincere è la mozione dimissioni immediate.
Un'ondata di sdegno che ha investito anche Beppe Grillo in persona. «Onestà, onestà, onestà» il coro dei militanti M5S partito a Firenze davanti a Grillo non ha avuto gli effetti sperati. Perché il comico genovese, a disagio, ha reagito con una smorfia di dolore mettendosi le mani fra i capelli e tappandosi le orecchie: «No, no, non serve, ne basterebbe un pochina» (di onestà ndr) ha detto agli attivisti. Il caso Palermo ha scosso profondamente il M5S. Già a San Vincenzo, in provincia di Livorno, questa estate, nel primo comizio dopo il passo di lato e in piena bufera nomine in Campidoglio, Grillo aveva ammonito i suoi: «Stiamo attenti a dirci onesti da soli. Bisogna farselo dire sei una persona onesta». E l'inchiesta sulle firme false è un altro boomerang potentissimo. Ecco perché lunedì sera i vertici hanno sollecitato il neonato collegio dei probiviri a far partire le sospensioni per direttissima dei deputati Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita accusati di aver pregiudicato l'immagine del M5S per non aver risposto ai pm e non essersi autosospesi. Sono tutti motivi per cui è prevista anche l'espulsione. Ma mentre Mannino e Nuti continuano a stare in silenzio, Di Vita ha proceduto a cambiare il suo status sui social: ora è una «portavoce sospesa». Obbedisce alle conseguenze della ghigliottina politica, Di Vita, ma si dimena e contesta le procedure adottate: «Non ho fatto un bel niente. Il regolamento che ho firmato diceva altro. Ma va bene» dice in polemica. Di Vita ha già sostenuto un'ora e mezza di colloquio con i pm ed è stata iscritta nel registro degli indagati solo recentemente.

LA CAPITALE
La durezza dimostrata dai probiviri nei confronti dei siciliani, osservano esponenti di peso romani, potrebbe essere propedeutica per il nuovo caso Roma che si profila all'orizzonte. La questione è quella delle nomine firmate da Virginia Raggi e al centro delle polemiche almeno da questa estate. Ora si scopre che dopo l'Authority anticorruzione (Anac) anche la procura di Roma indaga sulla nomina alla direzione turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex vicecapo di gabinetto della sindaca Virginia Raggi, ora alla guida del Dipartimento personale.

Ieri in Campidoglio si è pure scatenata una maxi bagarre per la mozione M5S sul No al referendum che ha portato all'allontanamento ordinato dal presidente Marcello De Vito di due parlamentari Pd che protestavano contro l'uso improprio della aula Giulio Cesare. Virginia Raggi era assente. Ieri mattina ha ricevuto la visita di Luigi Di Maio che ha rimesso piede in Campidoglio dopo le polemiche legate alle mail sull'indagine riguardante l'assessore Muraro che avevano fatto calare il gelo fra i due. Un segnale di distensione, anche se quella mail potrebbe tornare d'attualità. Il mini direttorio M5S in quella lettera dei primi di agosto segnalava tra l'altro anche il problema delle nomine dello staff della sindaca, del possibile danno erariale e dell'imbarazzo che sarebbe derivato per tutto il M5S. L'ala ortodossa che si è scontrata con Raggi e composta da Carla Ruocco, Paola Taverna e Roberta Lombardi, avrebbe così la prova di aver fatto il possibile, e soprattutto quanto richiesto dal codice firmato da Raggi in campagna elettorale, per controllare l'operato della sindaca che invece aveva respinto con forza l'aiuto dei colleghi del M5S.