M5S Europa, l'eurodeputata Laura Agea: «Ripartiamo dal Trattato di Roma»

M5S Europa, l'eurodeputata Laura Agea: «Ripartiamo dal Trattato di Roma»
di Stefania Piras
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Giovedì 23 Marzo 2017, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 21:06
Deputata Laura Agea c'è un atteggiamento nuovo da parte del M5S: i vostri deputati durante le celebrazioni europee sono rimasti in Aula e hanno applaudito quasi tutti il Presidente Mattarella che avete incontrato e oggi avete presentato un documento di riforma dell'Europa pensato per stare dentro l'Europa, che succede?
Sì siamo qui oggi e saremo a Norcia perché vogliamo che l'Europa cambi in modo sostanziale, chiediamo di ripartire dai valori fondanti, dalle basi del Trattato di Roma anche perché siamo a un punto diverso rispetto a quello che si diceva in quel Trattato. Le politiche attuali sono lontanissime da quella idea di Europa. Vogliamo offrire una visione politica perché ci stiamo preparando a diventare una forza di governo che sia un interlocutore autorevole anche nei tavoli europei. Non possiamo fare come fa Salvini che si nutre dei soldi europei salvo poi andare a fomentare le piazze dicendo che questa Europa va stravolta. Noi siamo coerenti: siamo all'interno delle istituzioni europee e italiane e in questi contesti ci muoviamo

Ci sarà un'adesione formale o emotiva alle manifestazioni contro l'Europa di sabato che vedranno una Roma blindatissima, visto quello che è successo anche a Londra e ad Anversa?
Noi non saremo né alla marcia pro Europa né a quella  contro l'Europa. Noi diciamo che c'è uno scollamento tra cittadini e istituzioni europee: c'è molto scontento. Mi auguro fortemente che non ci siano manifestazioni violente

Deputata ma con l'euro che si fa? Si esce?
Quando siamo entrati ci siamo chiesto cosa comportava? Qual era il senso della moneta unica? Era ed è uno strumento politico, serviva per sviluppare investimenti e invece gli effetti sono stati la svalutazione dei salari perché non potevamo svalutare la moneta. Iniziamo a pensare a un piano B

Quale sarebbe?
Potrebbero esserci dei paesi che decideranno prima di noi cosa fare, penso alle prossime elezioni in Francia. Oggi c'è un sentiment negativo contro la moneta e potremmo non essere i primi a dover scegliere. Noi per due anni e mezzo ci siamo interrogati sui possibili scenari e lo abbiamo fatto con economisti di fama mondiale come Jacques Sapir e Roger Bootle. 

Lei immagina di tornare a stipendi accreditati in lira o ritiene possibili investimenti pubblici con la lira?
Io immagino investimenti pubblici scorporati dal patto di stabilità e crescita come quando in Europa con un emendamento passato a larga maggioranza in una risoluzione siamo riusciti a chiedere che gli investimenti post terremoto non fossero conteggiati nel patto. Quello che io dico è che se abbiamo un tetto massimo imposto comunque non riusciamo a fare investimenti efficaci. Ecco perché vanno ripensati i vincoli economici

Sui flussi migratori com'è la vostra posizione?
Speravamo che la modifica di Dublino alleggerisse la posizione dell'Italia. In realtà è peggiorata: noi diventeremo il Paese con il 90% delle responsabilità sulla prima accoglienza. Vogliamo continuare a parlare davvero di Europa? Non si lascia un Paese che vive condizioni sociali ed economiche piuttosto critiche a gestire da solo un problema che non è più europeo ma mondiale ormai. L'Europa deve dotarsi di strumenti di ricollocamento e redistribuzione dei migranti fissi e rispettati. Avevamo votato una risoluzione che impegnava tutti gli Stati membri a ricollocare 160 mila persone nell'arco di pochi mesi e invece in meno di un anno ne sono stati ricollocate poche centinaia. Questa Europa va a La Valletta e parla di approccio olistico alla migrazione e dopo abbiamo Orbàn che erge un muro con il filo spinato e la Polonia che si rifiuta di fare accoglienza. Adesso è cominciata la stagione mite e in meno di una settimana sono sbarcati 5 mila profughi. L'Italia non può vivere di sola solidarietà, va sostenuta. L'Europa si prenda un impegno

Allora cosa vi aspettate dalle celebrazioni del trattato sabato?
Il trattato fu firmato anche dall'Italia, l'Italia del Presidente Segni. Alla base c'era il motto "Mai più" perché si usciva dalla devastazione della seconda guerra. C'era l'idea di creare un mondo di libertà, uno spazio di condivisione. Io sogno per i nostri figli lo stesso spazio di apertura dove valori come la solidarietà e la sussidiarietà contino davvero. Li abbiamo un po' persi, abbiamo svuotato l'anima dell'Europa, come il libro bianco di Junker. Pensiamo agli europei dei domani, vogliamo essere ricordati come quelli che sono riusciti a cambiare le cose
 
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