M5S contro l'ipotesi Gentiloni: serve al Pd, non al Paese

Di Maio
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Venerdì 9 Dicembre 2016, 22:14
«Un governo Gentiloni? Sarebbe l'avatar di Renzi». Così il vice presidente M5s della Camera, Luigi Di Maio, respinge l'ipotesi più accreditata dopo il doppio faccia a faccia tra il ministro degli Esteri e il premier dimissionario Matteo Renzi.

«Elezioni a giugno? E chi lo garantisce? Noi speriamo che si voti il prima possibile: basta con i governi che non passano per il popolo», ha aggiunto Di Maio lasciando l'assemblea dei gruppi parlamentari del movimento riunita per decidere la linea M5s da portare alle consultazioni del presidente Mattarella.

«Oggi è la Giornata mondiale contro la corruzione. E in queste ore si sta discutendo di fare l'ennesimo governo mai passato per elezioni, sostenuto da quei partiti che la corruzione l'hanno fatta proliferare. Con questi livelli di corruzione non ci sarà mai meritocrazia», ha scritto su Fb il vicepresidente della Camera, da molti considerato candidato premier in pectore del Movimento 5 stelle. «Con questi partiti al governo, si continuerà a fare emigrare giovani dall'Italia in tutto il mondo. Se veramente vogliamo contrastare la corruzione, cominciamo a togliere il potere dalle mani dei partiti che l'hanno fatta proliferare in tutti questi anni.
Andiamo a votare subito», conclude.
 

E su Facebook è intervenuto anche Alessandro Di Battista: «Sapete a cosa stanno pensando i politici del Pd? A quale presidente scegliere per far la legge elettorale contro il M5S senza che vi sia il rischio di oscurare Renzi che certamente si ricandiderà a Palazzo Chigi. Per questo nelle ultime ore si fa il nome di Gentiloni» tuona su Facebook (M5S). «Sarà vero? Non lo so. Ma so che è vero il loro ragionamento. Lo ripeto ancora una volta. Non gli interessa risolvere i problemi dei cittadini, gli interessa risolvere i problemi loro. E Gentiloni sarebbe perfetto. Renziano di ferro, poco carismatico (qualcuno si ricorda una sua iniziativa come ministro degli Esteri?), fedelissimo alla linea del capitalismo finanziario e soprattutto sacrificabile. Potrebbe fare il presidente qualche mese senza mettere in pericolo Renzi il quale si potrebbe preparare ad un ritorno».

«In tutto questo - è il ragionamento di Di Battista - chi pensa ai cittadini? Chi ai problemi del sud? Chi alle imprese massacrate dalle tasse? E soprattutto quanti sono i giornalisti capaci (giorno e notte, incessantemente) di ricordare a Renzi e Boschi la loro promessa di lasciare - non il governo ma la politica - in caso di vittoria dei No? Questi politici non impareranno mai. Devono solo trovarsi un lavoro, magari con il JobsAct!».
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