M5S Genova, Cassimatis ricorre al Tribunale civile contro la "scomunica" di Grillo

Grillo e Cassimatis
di Stefania Piras
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Martedì 28 Marzo 2017, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 14:23

«Io e la mia lista ora vogliamo essere reintegrati, chiediamo la sospensiva del voto nazionale». Marika Cassimatis non esce dal M5S ma preferisce rimanere dentro e chiedere, ai giudici non al garante Beppe Grillo, di poter correre alle prossime amministrative di Genova con il simbolo M5S. Per questo stamattina Cassimatis ha firmato un ricorso al Tribunale civile.

Lo presenteranno lei e i 28 candidati consiglieri che l'hanno votata e che sono stati esclusi dalla competizione interna al M5S. «Le primarie le ho vinte io e io sono la candidata del M5S» questo il ragionamento della determinatissima Marika Cassimatis che ha pure querelato Beppe Grillo per diffamazione. Genova si conferma ormai il Vietnam pentastellato: se il ricorso, curato dall'avvocato Lorenzo Borré (ex M5S espertissimo di affari legali grillini visto che ha curato anche i ricorsi di altri espulsi e ha impugnato il regolamento online del Movimento) andrà in porto, Luca Pirondini, incoronato candidato sindaco del M5S nella seconda tornata elettorale online che coinvolgeva tutti gli iscritti nazionali, non potrà più correre. Tutto questo succede ad appena due mesi dalle elezioni che si terranno l' 11 giugno 2017.


«In una democrazia il “fidati di me” è rischioso - ha ribadito Cassimatis in una conferenza stampa con i cartelli #non sono una lista fantasma - la democrazia è fatta di trasparenza e la trasparenza qui non c'è». «Non ci sono documenti sostanziali contro di noi- ha continuato - abbiamo rispettato tutte le regole e i requisiti di candidabilità, tutto ciò che va al di la della libera manifestazione della libertà di espressione è fuffa».

Accanto a Cassimatis c'era Giovanni Frasca, un giovanissimo candidato consigliere che ha annunciato: «Ho sporto denuncia alla procura di Genova per le minacce di violenza fisica che ho ricevuto. Il giorno della votazione sul blog, nel pomeriggio, mi è stato scritto un post su Facebook da una simpaticissima persona di Varese che mi diceva che se mi avesse beccato per strada mi avrebbe preso a pugni con un tirapugni. In uno Stato di diritto non è accettabile». «Ma soprattutto - ha concluso - non è accettabile esser stati messi alla berlina così sul blog in maniera generalizzata e senza alcuna prova. Se fossimo stati colpevoli di qualcosa dovevamo essere privatamente contattati e lo Staff avrebbe dovuto dirci i motivi. Non ci hanno comunicato niente». 

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