M5s, blogger e fuoricorso: ressa di aspiranti onorevoli. «Sembriamo all'ufficio di collocamento»

M5s, blogger e fuoricorso: ressa di aspiranti onorevoli. «Sembriamo all'ufficio di collocamento»
di Mario Ajello
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Lunedì 22 Gennaio 2018, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 14:25
dal nostro inviato
PESCARA Una folla enorme preme per entrare nella sala dove dovrebbero essere proclamati i nomi di chi sarà candidato e chi no, dei salvati e dei sommersi, di quelli che avranno lo stipendio da onorevoli e di quelli che dovranno continuare ad arrangiarsi. E somiglia questa calca per lo più di giovani, speranzosi di entrare in Parlamento, a quella davanti all'ufficio di collocamento.

C'è chi ironizza: «Sembriamo quelli che vanno a riscuotere l'assegno di povertà». «M5S è un ascensore sociale? Io però un lavoro ce l'ho», dice un ragazzone dalle pelle nera, Alì Listi Maman, 34 anni, arrivato a Palermo dal Niger quando era bambino: «Lavoro per uno studio di avvocati. Se vinco questa lotteria, alla Camera vorrò occuparmi di immigrati. Ma ho paura di non farcela, forse sono troppo nero e mi ci vorrebbe la candeggina». Poi gli diranno che è il primo dei non scelti ma potrebbe entrare lo stesso. E gli altri? «Tocco il cornetto rosso, speriamo bene», dice Iolanda Di Stasio, 25 anni, che sarà una degli eletti nel collegio napoletano di Di Maio. Lei è una tipica dimaiana, come tutti, ormai. Poi dice: «Per me Toninelli ha sempre ragione». Ognuno ha portato dentro i suoi, evidentemente, ma gli altri la invidiano: «Lei è lanciatissima. Beata». E lei tocca un'altra volta il cornetto.

Massimo Lazzari, 62 anni e ne dimostra la metà, vorrebbe diventare onorevole a Roma. Che lavora fa? «Il blogger». Alla sua età? Ride. Ferruccio Cittadini, quando poi sul blog usciranno i nomi, scopre che ce l'ha fatta. Gli avrà portato fortuna il suo cognome: «È un cognome grillino, nel mio destino c'era la cittadinanza».

NOTAIO BURLONE
Il giornalista Paragone ha vinto in Lombardia e sarà capolista. Ma ecco Valerio Tacchini, trasandato, capelluto, è il notaio di questa lotteria delle parlamentarie, «il notaio più improbabile del mondo», lo definì una volta Grillo. Sorride: «Mi chiedono tutti questi ragazzi: sono dentro o sono fuori? E io: voglio 500 per dirvi come è andata. E se aggiungete uno zero, e me ne date 5000, siete dentro. La vostra vita la decido io». Altra risatona, e fila via questo strano notaio giocherellone.

Anche se la riffa per Camera e Senato è cosa serissima per questa umanità vogliosa di Palazzo e che si sente, come direbbe Nanni Moretti, diversa ma uguale. Non vogliono più aprire il Parlamento come fosse una scatoletta di tonno, basta loro entrarci. «Io giuro: voglio entrare in Parlamento per un impegno personale sincero e non per avere uno stipendio»: parola di Leonardo Annese, munito di baffoni lunghissimi da post-hippie, che si arrangia lavorando qui e là. Ma ecco il fuori corso, non l'unico, Daniele Tonti, che a 32 anni ancora non ha finito l'università ma da onorevole si farà valere.

BARBA E CAPPELLO DA COWBOY
Ma anche figure non improbabili hanno vinto le parlamentarie. Come Angela Salafia, avvocato civilista, in lista a Roma. O sempre nella Capitale, Gianluca Perilli, a sua volta avvocato e consigliere regionale M5S che passa al Senato: «Io prima di fare politica guadagnavo di più». Un futuro onorevole è probabilmente Luigi Ricci. Barba lunga incolta legata con un anello e cappello da cow boy: «Vorrei far votare tutti quelli che hanno un cuore legato alla spiritualità». Impiego? «Pensatore». La cosa che piace a tutti è che la campagna elettorale la paga il partito. Ma se una volta in Parlamento tradiscono, devono pagare 100mila euro. «Ad averceli...», sospirano.

Ma il responso arriva o non arriva? Di Maio per evitare scene drammatiche ha posticipato alla tarda serata la proclamazione. Ma un vincitore viene deciso prima di tutti gli altri. Ed è la vera star sommersa di richieste di selfie e di grida di incoraggiamento: onestà-onestà-onestà. È il comandante Gregorio De Falco, l'anti-Schettino. Di Maio lo adora, ricambiato. Il popolo grillino lo acclama: «Benvenuto a bordo, cazzo!». E lui: «Sono capolista a Livorno e dalla Toscana comincerò a ripulire questo Paese». Si pensa per lui a un posto da ministro. Lui dissimula: «Chissà».

 
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