Parma, M5S al governo e all'opposizione

Parma, M5S al governo e all'opposizione
di Stefania Piras
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Martedì 2 Febbraio 2016, 20:50 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 13:08
C’era una volta una maggioranza bulgara a Parma, la Stalingrado 5 stelle. Ma oggi, anche Federico Pizzarotti è alle prese coi dissidenti. Dopo Livorno, perde pezzi anche la maggioranza di Parma che dopo quasi quattro anni di mandato, condotti con un fronte compatto di 21 consiglieri si trova oggi con due eletti in meno. In consiglio si traduce in 19 voti a favore contro 14 dell'opposizione. Tutto comincia con l’espulsione di Mauro Nuzzo che una settimana fa, malvolentieri, è stato costretto a traslocare nei banchi della minoranza. La motivazione ? Aveva votato più della metà delle volte contro il gruppo.

Oggi è la volta di Fabrizio Savani, ambientalista convinto e altro storico malpancista della maggioranza grillina parmigiana. Sei anni di movimento, gomito a gomito con Pizzarotti con il quale si candidò alle regionali del 2010. Ma soprattutto, primo, grande deluso per quell’inceneritore della discordia mai spento o bloccato. L’annuncio della fuoriuscita di Savani, tra le lacrime delle consigliere grilline più emotive e lo sguardo compassato dei più navigati, lo ha fatto il compagno Nuzzo che è intenzionato a fondare un gruppo autonomo. E qui viene il bello. I neoconsiglieri di opposizione sostengono di poter usare il logo e il nome di Beppe Grillo.

Tra il pubblico del consiglio comunale c’era anche una piccola schiera di tifosi con la bandiera “Amici di Beppe Grillo”. Si tratta di attivisti pentastellati da tempo in rotta con le politiche di Pizzarotti considerate troppo tiepide, poco grilline. Il sindaco non si è scomposto ma ha ammesso di non aspettarsi la defezione di Savani. Durante il suo intervento gli ha rimproverato di aver deciso in solitudine, con una lettera recapitata la mattina stessa e scarse motivazioni. Poi l’affondo: «Nuzzo ha incoraggiato questa mossa. E’ l’immagine peggiore della politica, di chi pensa di essere più puro degli altri. Ora ( all’opposizione ndr) avrà modo di esprimersi oltre le sue frasi più o meno sibilline che dicono e non dicono mai niente. Finché si fa l’asceta... Ricordo però che c’è un regolamento nazionale e che le persone che stanno inneggiando a voi stanno usando il simbolo in modo fraudolento. Nessuno dei gruppi se non ha la lettera con l’autorizzazione al logo, può utilizzarlo».

«Aria fritta» sintetizza Savani nella sua risposta. Il capogruppo di maggioranza Marco Bosi osserva la scena in silenzio e fa capire che dormirà sonni tranquilli. «Da due anni non li contavamo più come voti sicuri. Ci siamo mossi seguendo le procedure, come quelle del regolamento del gruppo parlamentare M5S dove l’assemblea decide a maggioranza l’orientamento del gruppo e in aula ci si attiene alla decisione presa. Inoltre un quinto, da noi anche di più: un quarto dei membri possono chiedere espulsione se si viola il regolamento». Insomma, una questione di lana grillina.

Ma questo scossone sta generando altre frane in un terreno già minacciato nella Parma capitale del grillismo di governo. Il sindaco Pizzarotti rilancia e invoca un intervento del Movimento 5 stelle nazionale perché prenda posizione e proceda con l’espulsione formale dei due consiglieri. Una comunicazione in merito è già arrivata a Luigi Di Maio, responsabile enti locali del direttorio che a Livorno ha cacciato seduta stante i tre consiglieri di maggioranza che mettevano i bastoni tra le ruote al primo cittadino Nogarin.
Il vero nodo politico, tra i litigi ed espulsioni fai da te, è che a Parma ci si attende anche un altro importante via libera da Di Maio: la ricandidatura, col bollino M5S, del sindaco Pizzarotti. Non sarebbe male incassare espulsioni e riconferma, ragionano i fedelissimi del primo cittadino finito nella bufera e nel mirino del Pd locale che soffre terribilmente certi flirt di Pizzarotti con il presidente della Regione, il renzianissimo Stefano Bonaccini. Ecco perché a Parma, il pragmatismo potrebbe prevalere sulla logica dura e pura, ma lontana, del M5S. 
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