​Vicini scomodi/ Tutti i rischi della Libia targata Putin

di Alessandro Orsini
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Sabato 18 Marzo 2017, 00:05
La Russia sta espandendo la sua influenza in Libia. Dal momento che l’Italia ha ottimi rapporti con la Russia, qualcuno pensa che questa sia una buona notizia per il nostro Paese, ma non è così. È invece importante che gli Stati Uniti acquisiscano maggiore influenza in Libia, a discapito della Russia. La ragione è presto detta. 

La Russia e gli Stati Uniti si scontrano continuamente. È accaduto in modo eclatante, per le devastazioni che Obama e Putin hanno lasciato dietro di sé, in Ucraina dell’est e in Siria. Nonostante Trump abbia avuto parole di stima per Putin, americani e russi continueranno ad avere relazioni tese perché i loro interessi sono oggettivamente contrastanti e, come tali, non possono essere ricomposti attraverso discorsi retorici. La politica internazionale è fatta di forze oggettive e non di desideri soggettivi. 

Fino a quando Usa e Russia intrattengono relazioni tese, la nostra classe politica può condurre una politica di amicizia nei confronti di entrambi, com’è tenuta a fare per tutelare al meglio l’interesse nazionale.

Quando però lo scontro diventa duro, com’è accaduto in Ucraina dell’est e in Siria, l’Italia è costretta a schierarsi contro la Russia fino al punto di aderire al regime delle sanzioni contro Mosca. È giusto e doveroso che sia così. Se l’Italia abbandonasse gli Stati Uniti, per avvicinarsi al blocco russo, il nostro Paese cadrebbe rapidamente in rovina. È dunque necessario che la Russia non penetri a fondo in una regione che si trova a due passi dall’Italia. 
Se Russia e Stati Uniti si scontrano in Ucraina dell’est o in Siria, la classe politica italiana può defilarsi perché, in base al modo in cui è stato ricostruito il mondo dopo la seconda guerra mondiale, all’Italia non compete di avere un ruolo importante in quelle aree. Non si tratta di mancanza di intraprendenza da parte dei politici italiani. L’arena internazionale è organizzata in questo modo. È così punto e basta. Se però Stati Uniti e Russia iniziano a competere a due passi dalla Sicilia, questo pone un pericolo serio alla nostra sicurezza nazionale e ai nostri interessi economici. La comunità internazionale riconosce all’Italia un ruolo di guida in Libia e a noi non conviene affatto di trovarci nel mezzo delle tensioni tra Usa e Russia. Eventuali tensioni in Libia, sempre possibili dove esiste una competizione tra due potenze nucleari, imporrebbe all’Italia di intervenire. Una classe politica, dotata di intelligenza strategica, non pensa a ciò che la Libia sarà tra un mese, bensì a ciò che sarà tra quindici anni. È questa la differenza tra l’uomo comune e lo statista. Il primo pensa in termini di anni; il secondo, in termini di decenni. 

Alcuni giorni fa, aerei da ricognizione americani hanno individuato un drone e un aereo russo da trasporto in una base aerea dell’Egitto occidentale al confine con la Libia. Non è una buona notizia per l’Italia. Per molti anni, l’Egitto è stato uno stretto alleato degli Usa e non della Russia. Si aggiunga che l’attuale presidente dell’Egitto, al Sisi, sta stringendo legami sempre più stretti con Putin anche in funzione anti-italiana. L’Italia era stata tra i principali sostenitori della nascita del governo di al Sarraj, nato a Tripoli il 30 marzo 2016, con l’obiettivo di unificare la Libia, attualmente divisa in due governi contrapposti. Ben diversamente, Al Sisi vuole ottenere la nascita di uno Stato indipendente della Cirenaica, con capitale a Tobruk, che si trova al confine con l’Egitto. L’Italia vorrebbe che la Libia si unificasse. L’Egitto vorrebbe che rimanesse divisa. Isolato, al Sisi è un uomo debole. Appoggiato da Putin, è un uomo forte. Questa evoluzione non va bene; contrasta i piani italiani. A ciò occorre aggiungere che, il primo marzo, Putin ha rifiutato di incontrare al Sarraj in visita a Mosca, lanciando un messaggio preciso: «Per la Russia, il governo di Tobruk, appoggiato dall’Egitto, conta più del governo di Tripoli, appoggiato dall’Italia». 

Una legge immutabile della politica internazionale stabilisce che tutti gli Stati hanno un interesse a confinare con Paesi stabili, ma deboli. Il vicino ideale deve essere stabile, perché nessun governo gradisce un dirimpettaio in preda alla violenza. Inoltre, deve essere debole affinché non rappresenti una minaccia militare. Gli Stati che confinano con gli Usa sono deboli e stabili come gli Stati che confinano con la Russia. Quando la Georgia ha provato a diventare forte, cercando di entrare alla Nato, è stata bombardata dalla Russia nell’agosto 2008. 
L’Egitto ha la possibilità di vedere nascere uno Stato debole e stabile sul suo confine occidentale. Si tratterebbe di una “piccola” Libia sotto l’influenza russo-egiziana. È un’occasione politica d’oro, che l’Egitto ha il dovere di cogliere. Gli Usa hanno sostenuto il piano italiano di unificazione della Libia e l’Egitto si è avvicinato a Putin. Purtroppo per l’Italia, le forze sono bilanciate. 

Se la Russia avanza in Egitto, l’Italia arretra in Libia.
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