Lezioni del passato/Espropriati dai governi dei tecnici

di Alessandro Campi
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Mercoledì 30 Novembre 2016, 00:05
Scriveva Raymond Aron che i «regimi democratici occidentali sono regimi di esperti sotto la direzione di dilettanti». Un paradosso? Sì, ma è il paradosso della democrazia. I politici, forti della legittimità che deriva loro dal voto popolare, scelgono gli obiettivi sociali e i fini collettivi da perseguire. Tecnici e burocrati, forti della loro specializzazione professionale, studiano le soluzioni adatte al conseguimento di quegli obiettivi e di quei fini.

Il buon governo di una comunità si regge (meglio, dovrebbe reggersi) proprio su questa divisione dei compiti: da una parte la decisione, che è un atto politico sovrano finalizzato a creare una sintesi tra i diversi, spesso opposti, interessi presenti nel corpo sociale; dall’altra la competenza, che implica un sapere specialistico e persegue l’efficienza delle singole realizzazioni.

Ma può capitare, come risposta ad una congiuntura conflittuale o a una situazione di grave crisi, che un sapere specialistico (nell’antichità era la sapienza dei filosofi, nell’Ottocento la capacità di progettazione degli ingegneri, oggi è la razionalità degli economisti) pretenda di sostituirsi alla dialettica delle forze politiche accusate di dilettantismo. 

È la formula del “governo tecnico”: antica e ricorrente nella storia, essa è basata sull’idea che il potere diventa virtuoso e responsabile quando esercitato da chi è estraneo a qualunque passione o fede e nelle sue scelte si fa guidare soltanto dalle proprie conoscenze. Una formula la cui forza storica è stata accresciuta dall’oggettiva predominanza che gli apparati burocratico-amministrativi hanno assunto negli Stati contemporanei e dal fatto che i processi decisionali in materia di affari pubblici implicano sempre più competenze che i politici (come i cittadini-elettori) spesso non hanno.

Ma quello del governo tecnico, per quanto suggestivo, è un mito politico pernicioso, basato su false premesse. Ne abbiamo avuto un corposo assaggio con il governo Monti e il suo fardello di tasse. Si faccia avanti chi chiede il bis. 
Non esiste, per cominciare, un sapere specialistico che sia realmente oggettivo e neutrale, specie quando quest’ultimo si applica alla sfera umana e sociale. Prendete due economisti appartenenti a diverse correnti di pensiero e vi proporranno, se affidate loro la guida di una nazione, ricette economiche opposte. Dove sta in questo caso la verità inconfutabile della scienza dei numeri?

Il fatto poi di possedere delle particolari competenze tecniche o professionali non significa possedere anche quella virtù o moralità che si dovrebbe richiedere a chiunque detenga il potere: il tecnico è innanzitutto un uomo, mosso dalle stesse passioni elementari (l’ambizione, il desiderio di autoaffermazione, la vanagloria, il senso del potere ecc.) che governano il politico di professione.

Noi italiani, per passare bruscamente dalla teoria alla pratica storica, queste cose le sappiamo assai bene, avendo sperimentato senza grandi successi una lunga stagione di governi tecnico-burocratici. Aver neutralizzato a più riprese la dinamica politico parlamentare e compresso la volontà popolare ci ha forse resi un Paese più efficiente e dinamico? La risposta è semplicemente no. Viene dunque da chiedersi perché da più parti in questi giorni ci suggeriscano, nel caso Renzi dovesse perdere il referendum, la costituzione di un ennesimo governo tecnico come soluzione, va da sé temporanea, ai nostri eterni mali: dall’instabilità istituzionale alla rissosità politica.

Un po’ certamente agiscono antichi stereotipici anti-italiani: ci considerano un popolo di anarchici che può essere governato solo col pugno di ferro mussoliniano o, in democrazia, con la bacchetta del professore. Ma forse agiscono anche, in questa particolare congiuntura politica, precisi interessi anti-nazionali. Un Italia senza governo politico, bensì retta da sussiegosi burocrati privi di sostegno popolare, sarebbe certamente una manna per gli speculatori e per chiunque intenda scorrazzare finanziariamente lungo in Bel Paese senza il rischio di incontrare il freno di una qualunque forza o volontà politica. O, peggio ancora, asservire il Paese a qualche banca d’affari o fondo speculativo straniero.

Ma un governo tecnico, chiamato ad occuparsi dell’ordinaria amministrazione spacciata per emergenza, sarebbe anche il modo più semplice per metterci fuori gioco da un’Europa dove altrimenti, nei prossimi mesi e anni, potremmo avere un significativo ruolo. C’è da rinnovare a breve importanti cariche comunitarie. Ma c’è soprattutto da creare in prospettiva un nuovo equilibrio nei rapporti tra gli Stati che compongono l’Unione. Fuoriuscita la Gran Bretagna, silente la Spagna, annaspante la Francia, indebolita la Germania, l’Italia ha molte carte da far valere. Ma forse chi ci consiglia di affidarci al burocrate di turno proprio questo non vuole, ben sapendo che un governo politicamente neutrale o irresponsabile è più facilmente condizionabile da tutti quei poteri, in primis di natura economico-finanziaria, che operano fuori da qualunque forma di legittimazione democratica e di controllo popolare.

Ma come comportarci se dopo il referendum dovessimo trovarci, per una qualunque ragione, con Renzi dimissionario? Le vie della politica non sono infinite ma certo sono numerose: nulla dunque vieta, stante la natura parlamentare del nostro sistema costituzionale, che si cerchi di aggregare una nuova maggioranza intorno ad un governo che non sia però guidato dall’ennesimo tecno-burocrate ben visto (insieme ai suoi ministri) a Bruxelles o dagli investitori internazionali. E se una tale maggioranza non dovesse trovarsi, nemmeno per un esecutivo istituzionale, in attesa di andare prima o poi alle urne si potrebbe fare come hanno fatto per mesi in Spagna: nessun governo è sempre meglio che un ennesimo governo di tecnici che si improvvisano statisti e che poi, al momento di tornare a casa una volta fatti i compiti, scopri che non vogliono mollare la poltrona come un qualunque consigliere comunale.


 
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