Riforma elettorale, la proposta di Renzi: «Mattarellum con ballottaggio»

Riforma elettorale, la proposta di Renzi: «Mattarellum con ballottaggio»
di Alberto Gentili
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Sabato 21 Dicembre 2013, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 15:15
ROMA - L’abbiamo detto, l’abbiamo fatto. Matteo Renzi si gode il Triplete. In meno di ventiquattr’ore il governo ha corretto le norme sulle slot machine, la web tax e sui fondi per i Comuni messi in ginocchio dalla nuova Imu, su espressa indicazione del nuovo segretario del Pd.

«E continueremo così, le cose sbagliate non possono passare. Correggeremo altre storture, quando necessario», ha confidato Renzi.

Eppure, Enrico Letta fa di tutto per allontanare da sé l’immagine del premier sotto assedio. «Lavoriamo bene insieme, senza tensioni», ha detto a Bruxelles. Ma i suoi collaboratori non nascondono un filino d’insofferenza: «Enrico non vuole sottoporsi a un logoramento tra leader fatto di battibecchi e personalismi. Un copione che nel passato ha fatto molto male al Pd e all’intero Paese». Segue aggiunta dedicata a chi cerca di mediare con il sindaco di Firenze in nome e per conto del premier: «Letta non ha numeri due e non ne ha mai avuti. Non ha bisogno di intermediari con Renzi, il rapporto sarà franco e diretto».



Matteo Renzi sembra inarrestabile. Il neosegretario ha disegnato una road map a metà strada tra una campagna elettorale e un corso accelerato da premier. Dopo essere stato ieri nella Terra dei fuochi, questa mattina andrà a Lampedusa. Poi, nei prossimi giorni, farà tappa a Olbia e a L’Aquila. Sempre con la formula della “visita privata”, senza giornalisti al seguito e, per quanto possibile, senza rilasciare dichiarazioni. «Matteo vuole vedere e ascoltare. Vuole dimostrare che lui non sta nel Palazzo ma vicino alla gente che soffre, nelle zone dove c’è maggiore sofferenza e criticità e dove lo Stato è rimasto a lungo assente», dicono nel suo entourage. Previste anche tappe estere, come lo sbarco in gennaio a Bruxelles dove contratterà l’adesione del Pd al Pse, il Partito socialista europeo: «In Europa ci sono due famiglie politiche, quella del Pse e quella del Ppe. Studiamo le forme, ma noi non possiamo che stare nella famiglia socialista», ha detto Renzi qualche tempo fa.



LA TRATTATIVA

Sul fronte italiano, chiusa la legge di stabilità, Renzi si dedicherà anima e corpo al dossier sulla legge elettorale. Obiettivo dichiarato: ottenere il primo sì entro gennaio, per poi incassare il varo definitivo prima di maggio. «Non per andare alle elezioni», garantisce il sindaco, «ma per rispettare l’impegno preso con gli elettori. Voglio poter dire: l’ho detto, l’ho fatto».



Proprio sulla legge elettorale, Renzi sembra ammorbidire la linea per un approccio preferenziale con Silvio Berlusconi. Quello che inquieta il Quirinale e mette in allarme Letta. Così, come hanno suggerito Napolitano e il premier, il neosegretario ora appare disposto a far partire la sua esplorazione dal recinto della maggioranza di governo. «Ci vedremo all’inizio di gennaio», riferisce Maria Elena Boschi, responsabile delle Riforme per conto di Renzi, «e se l’accordo si troverà nella maggioranza, benissimo. Saremmo i primi a esserne contenti. Ma in ogni caso dialogheremo anche con Forza Italia e faremo la riforma con chi ci sta. Le promesse vanno mantenute».



C’è chi dice che la trattativa è ben avviata, anche se è necessario attendere le motivazioni con le quali la Consulta ha stroncato il Porcellum. E c’è chi assicura che Angelino Alfano si sia «molto ammorbidito». Tant’è, che avrebbe fatto sapere a Renzi di essere disposto a ingoiare qualsiasi meccanismo di voto, a condizione che il neosegretario del Pd gli garantisca le elezioni nella primavera del 2015. Il tempo necessario per assistere al definitivo tramonto del Cavaliere, sotto i colpi delle Procure.



Il sistema che avrebbe già incontrato l’assenso di Alfano e di Denis Verdini, incaricato da Berlusconi di seguire il dossier, è una sorta di ibrido. Un primo turno con il Mattarellum corretto. Poi, se nessuno raggiunge la soglia per incassare il premio di maggioranza, un secondo turno di coalizione. «Siamo molto flessibili sul meccanismo», spiega la Boschi, «l’importante è che si abbia certezza del risultato e che il bipolarismo e la governabilità vengano garantiti».
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