Renzi, la carta antifascista per recuperare a sinistra

Renzi, la carta antifascista per recuperare a sinistra
di Mario Ajello
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Venerdì 16 Febbraio 2018, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 15:16

Guai a credere che nel Pd l'antifascismo balbetti. Tutt'altro. Ieri Renzi, insieme a Orlando, Delrio, Fedeli, Martina, Orfini, Marcucci, è andato al sacrario di Sant'Anna di Stazzema. Dove nel 44 avvenne una delle più tremende stragi nazifasciste: 560 civili morti di cui 130 bambini. Qui, il segretario dem ha firmato l'Anagrafe antifascista a cui in tanti si stanno iscrivendo, in una corsa che a occhi smaliziati può apparire vintage e molto mediatica. E ha detto cose così Renzi: «Chi non è antifascista non è degno della comunità democratica». Ancora: «Il fascismo appartiene al passato ma va sempre combattuto. C'è un'emergenza edutcativa». Con un diverso grado di enfasi, e non da Sant'Anna di Stazzema, anche Gentiloni spinge sul tasto neo-resistenziale: «Se non riusciamo ad affermare la forza del Pd, il rischio è che il Paese prenda la piega del nazionalismo, dell'odio, addirittura della violenza. Sono cose che l'Italia civile non ha mai permesso in settant'anni».

IL RICHIAMO
Grande rilancio insomma, in attesa della manifestazione dell'Anpi a Roma il 24 febbraio con la benedizione Pd, dell'identità anti-fascista. Che a molti, all'indomani del raid di Taini a Macerata, era apparsa intiepidita. Ora, invece, avanti tutta sul format che può servire a ricompattare l'elettorato di sinistra, a poco più di due settimane dal voto del 4 marzo. E a scaldare i cuori del popolo che viene dal Pci-Pds-Ds e potrebbe essere tentato di non confermare il voto al Pd passando a Liberi e Uguali di D'Alema e Bersani. Dunque l'anti-fascismo è un valore ma anche una risorsa perfetta. Funge oltretutto da collante interno al Pd con la minoranza di Orlando e può servire a Renzi per riallacciare il rapporto con presunti frondisti alla Delrio, il ministro che più degli altri all'indomani dei fatti di Macerata ha lanciato con preoccupazione accorata l'allarme sulla «stagione neofascista» di ritorno. Il bisogno di antifascismo alla vigilia del voto è segnalato anche dalle dichiarazioni di ieri del ministro Minniti, più turgide di quelle di alcuni giorni fa: «Traini ha fatto una rappresaglia cieca, come quelle che facevano i fascisti e i nazisti».

PASOLINI
Davanti a tutto ciò, Matteo Salvini parte all'attacco, citando Pier Paolo Pasolini e la sua famosa posizione a proposito dell'«antifascismo come arma di distrazione di massa». Ma la polemica del leader leghista forse non coglie nel segno. Più che per distrarre, il rilancio dell'antifascismo serve infatti a concentrare le forze. E nella maniera in cui questa operazione viene condotta (Renzi oltre a definire «male assoluto» il nazifascismo dice che però «la dittatura fascista non tornerà»), c'è anche una polemica non esplicita verso la retorica di certi intellettuali di sinistra alla Roberto Saviano. I quali, rifacendosi alle teorie di matrice azionista sul «fascismo eterno» (da Bobbio a Eco), vedono spuntare sempre e ovunque e ora più che mai lo squadrismo in orbace e magari il regime. Fino al punto di arrivare alla tesi firmata proprio da Saviano sul Guardian: «Il fascismo è tornato e sta paralizzando l'Italia». Ma qui siamo nella comicità. Irrispettosa, oltretutto, di chi è morto a Sant'Anna.

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