Schengen, l'Italia rischia nuovi arrivi prevista un'ondata a Sudest

Schengen, l'Italia rischia nuovi arrivi prevista un'ondata a Sudest
di Valentina Errante
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Martedì 26 Gennaio 2016, 08:15
ROMA - La corsa contro il tempo e le trattative bilaterali dell'Italia per salvare Schengen sono a un passo dal fallimento. Perché, al di là delle buone intenzioni manifestate alla vigilia del vertice informale di ieri da Germania Austria e Svezia nei colloqui con il nostro Paese, il destino dell'area comune sembra già scritto. Premono le esigenze interne degli stati dell'Unione con i quali l'Italia aveva avviato i negoziati per scongiurare il peggio. Alfano lo dice velatamente con una dichiarazione apparentemente ottimista: «Schengen è salva per ora. A mio avviso fino a maggio siamo in tempo per ragioni tecniche e politiche. Occorrerà lavorare perché non si dissolva». Ma il concetto arriva senza mediazione dalle parole della ministra austriaca Johanna Mickl-Leitner: Schengen «sta per saltare», dice.

Il 18 febbraio sarà il Consiglio a occuparsi della questione che deve essere risolta entro maggio, quando scadranno le proroghe per la ”chiusura” delle frontiere di Germania e Austria. Seguiranno gli altri Paesi. La richiesta di avviare la procedura per il prolungamento dei controlli con l'attivazione dell'articolo 26 del codice Schengen per altri sei mesi è stata avanzata ufficialmente, il via libera della Commissione, al momento, sembra l'unica soluzione, e coprirebbe la stagione del picco degli arrivi.

 

L'Italia proverà ancora a lavorare per la modifica di Dublino, puntando su un'equa ripartizione dei richiedenti asilo, cercherà combattere contro la fine dell'Europa, ma intanto la minaccia avanza. Perché il rischio, con la sospensione di Schengen, è quello dell'isolamento totale: noi e Grecia sotto la pressione di un enorme flusso di migranti, che arriverebbe attraverso nuove rotte da Albania e Montenegro. La drammatica situazione in Siria e in Libia annuncia per il 2016 un'emergenza pari a quella dell'anno appena trascorso.

HOT SPOT
La corsa contro il tempo prevederebbe entro maggio una soluzione all'emergenza. Misure certe, controlli efficaci, uno stop all'ingresso dei migranti economici, l'identificazione dei richiedenti asilo, trattenuti negli hot spot. Un progetto che difficilmente potrà essere attuato. L'Italia continuerà a cercare una mediazione, vertici bilaterali, tavoli di trattative diplomatiche e la speranza di una soluzione. Ma l'allarmante prospettiva delle frontiere chiuse, che sottoporrebbe le nostre coste a un'insostenibile pressione migratoria, deve già essere valutata. Il blocco a Nord-Est e la situazione libica, sempre più esplosiva, determinerebbero di certo la creazione di nuove rotte. Il flusso arriverebbe da Sud-Est. Così, mentre Alfano ribadisce che l'Italia è avanti rispetto agli altri paesi Ue per quel che riguarda «i rimpatri e i ricollocamenti» e annuncia di valutare la realizzazione di un hot spot nell'area del Nord-Est per far fronte «a un'ipotesi di flusso dalla rotta balcanica», l'itinerario di viaggio di chi fugge dalla guerra rischia di cambiare. Diventa fondamentale la struttura di Taranto, che dovrebbe entrare in funzione il mese prossimo, mentre già in questi giorni aprirà l'hot spot di Pozzallo, in provincia di Siracusa. E adesso il Viminale dovrà valutare l'apertura di nuovi centri di identificazione, forse a Foggia, comunque in Puglia, per non farsi sorprendere da una possibile nuova emergenza che rischia di diventare concreta la prossima primavera. Così si andrà avanti su due piani: da un lato le trattative per evitare la chiusura di Schengen e dall'altro il progetto per fare fronte all'emergenza.

TRATTATIVE BILATERALI
Le negoziazioni con Germania, Svezia e Austria avevano aperto dei margini per una mediazione. L'Italia sperava e invece, ieri, sui buoni propositi, pure ribaditi, e la volontà di fare sopravvivere Schengen hanno di fatto prevalso le ragioni nazionali. Germania in testa, dopo l'allarme per le violenze di Capodanno, un'opinione pubblica che chiede misure immediate e le difficoltà di Angela Merkel all'interno del suo partito, hanno spinto il ministro Thomas de Maiziere a chiedere l'avvio della procedura. L'Austria è pronta a fare un passo indietro se le richieste di asilo diminuiranno, mentre l'Italia ha respinto la proposta di isolare la Grecia, sotto accusa per i mancati controlli negli ingressi. Il documento che la Commissione presentava ieri era quello di nuove misure per creare un «efficiente controllo esterno», dal momento che «la solidarietà responsabile» non ha funzionato sotto la pressione dei massicci flussi migratori. All'esame dei ministri dell'Interno dei 28 avrebbe dovuto esserci il «pacchetto gestione delle frontiere», con le proposte presentate a dicembre dalla Commissione. Ma il progetto difficilmente potrà partire prima di maggio. Il tempo stringe, ieri al posto dell'esame delle misure, si è consumato lo scontro che ha messo sotto accuca la Grecia e il vertice informale si è concluso con la richiesta di applicazione dell'articolo 26 per sospendere Schengen. Il primo provvedimento della Commissione riguarderebbe la chiusura dell'area comune per sei mesi, da prorogare fino a due anni. Sarebbe l'inizio della fine.