Juncker: «Gli attacchi di Renzi? Me ne frego». Il premier: «No a veti sui soldi per le scuole»

Juncker: «Gli attacchi di Renzi? Me ne frego». Il premier: «No a veti sui soldi per le scuole»
di David Carretta
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Martedì 8 Novembre 2016, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 12:48


BRUXELLES La tregua tra Matteo Renzi e Jean-Claude Juncker è definitivamente finita, dopo che il presidente della Commissione ieri ha criticato l'Italia per gli attacchi sull'austerità ed ha preannunciato un margine aggiuntivo di appena lo 0,1% di Pil per migranti e terremoto. «L'Italia non smette di attaccare la Commissione a torto», ha detto Juncker in un discorso davanti alla confederazione dei sindacati europei. L'esecutivo comunitario è pronto a prendere in conto una parte delle risorse destinate a terremoto e migranti, ma «il costo cumulato» ammonta «allo 0,1% del Pil», ha spiegato Juncker. La trattativa continua in vista del giudizio sulla legge di bilancio atteso il 16 novembre.

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ieri ha incontrato Pierre Moscovici ai margini dell'Eurogruppo. Il commissario agli Affari economici ha avvertito che «resta del lavoro da fare» su «cifre e misure». Ma Renzi ha confermato che intende tirare dritto: «Juncker dice che faccio polemica, ma non è polemica, perché non guardiamo in faccia nessuno». Secondo il presidente del Consiglio, «una cosa è il rispetto delle regole, altro è che queste regole possano andare contro la stabilità e la sicurezza delle scuole dei nostri figli. Noi quei soldi li mettiamo fuori dal patto di stabilità vogliano o meno i funzionari di Bruxelles», ha risposto Renzi.

Il braccio di ferro rischia di essere controproducente per l'Italia perché non darà «i risultati sperati», ha detto Juncker. Il presidente della Commissione ha difeso la sua azione: l'Italia «oggi può spendere 19 miliardi in più di quanto avrebbe potuto fare se non avessi riformato il Patto di Stabilità nel senso della flessibilità». Secondo Juncker, «non bisogna più dire cioè se si vuole dirlo si può, ma alla fine me ne frego che le politiche di austerità siano continuate con questa Commissione come in precedenza». Il governo Renzi non avrebbe rispettato gli impegni, cercando di forzare le regole a suo vantaggio: l'Italia «ci aveva promesso di fare l'1,7% di deficit e ora ci propone 2,4% in ragione dei costi per terremoto e rifugiati, quando il costo si riduce allo 0,1 per cento», ha detto Juncker.

I NUMERI
La reazione di Renzi è stata ancora più dura. «Per anni abbiamo preso appunti dalla maestrina Europa», ha risposto il presidente del Consiglio: «Non è pensabile continuare con questo atteggiamento» ed è «inaccettabile che noi facciamo il salvadanaio e gli altri alzano muri». Le cifre indicate da Juncker hanno sollevato un giallo. Un portavoce della Commissione ha precisato che il discorso era «improvvisato». Nella legge di bilancio è previsto un deficit al 2,3%, mentre l'impegno assunto in maggio da Padoan sul disavanzo era dell' 1,8%. Ma Juncker potrebbe aver anticipato le previsioni economiche che la Commissione adotterà domani e che serviranno da base per il giudizio della prossima settimana. Lo 0,1% indicato da Juncker per le spese eccezionali destinate a migranti e terremoto è coerente con l'approccio usato finora: per il 2017 l'Italia ha preventivato solo 800 milioni in più per la ricostruzione delle zone colpite dai terremoti quest'anno, mentre lo sconto sui migranti per il 2016 è stato di appena 650 milioni. Padoan secondo quanto riferito da fonti del Tesoro - ha spiegato a Moscovici che l'Italia spende «per cause di forza maggiore» e che le «circostanze eccezionali» sono giustificate. Il commissario ha spiegato di essere «estremamente comprensivo e positivo» perché l'Italia è «in prima linea per conto dell'Europa per quanto riguarda la crisi dei migranti e anche per le catastrofi naturali come i terremoti». Ma anche «tenendo conto di tutto questo, c'è ancora del lavoro da fare», ha avvertito il commissario chiedendo uno «sforzo» per avvicinare le posizioni.
Sia Padoan sia Moscovici hanno cercato ridimensionare lo scontro. Secondo il Tesoro, Juncker «ha fatto la voce grossa» per rassicurare la Germania ed «eludere il sospetto che la Commissione sia compiacente nei confronti dell'Italia e di altri paesi». Il commissario ha chiesto di «raffreddare gli spiriti». Ma la tensione è di nuovo ai massimi. «Ora va bene discutere ma certi limiti non vanno oltrepassati. Da nessuno», ha scritto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in un tweet per rispondere a Juncker.