L'Italia sfida la Francia su Tim

L'Italia sfida la Francia su Tim
di Alberto Gentili
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Giovedì 3 Agosto 2017, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 19:15

ROMA «Facciamo quello che il governo deve fare: applicare le regole. Ma questa vicenda non c'entra nulla con la questione Fincantieri». Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, garantisce che non è una ritorsione. Che l'Italia non applica la regola dell'occhio per occhio. Ma è evidente che dopo lo schiaffo di Emmanuel Macron sulla Libia, il gigantesco no ad accogliere migranti e la violazione dell'accordo tra Fincantieri e Stx France con la nazionalizzazione dei cantieri Saint-Nazaire, ieri è stata scritta una nuova pagina dello scontro tra Roma e Parigi. Questa volta a muovere le truppe è però il governo italiano che punta l'indice sul controllo della francese Vivendi su Tim, valutando se esistono gli estremi per l'uso dei poteri speciali chiamati golden power. Una mossa, benedetta da Paolo Gentiloni con la sponda di Matteo Renzi, per far capire che sul controllo di Saint-Nazaire l'Italia non scherza.

Tutto nasce a metà pomeriggio da un comunicato pubblicato sul sito della presidenza del Consiglio. Questo: «Il governo ha ricevuto una nota, datata 31 luglio nella quale il ministro dello Sviluppo ha sollecitato una pronta istruttoria da parte del gruppo di coordinamento all'interno della Presidenza del Consiglio al fine di valutare la sussistenza di obblighi di notifica e, più in generale, l'applicazione del decreto legge 21 del 2012» sui poteri speciali in settori strategici, «in relazione al comunicato stampa del 28 luglio di Tim. Nel comunicato in questione erano state rese note alcune tematiche di corporate governance affrontate dal Cda di Tim e in particolare la presa d'atto dell'inizio dell'attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi».
Il comunicato di cui parla il governo è quello in cui viene sancito l'addio milionario di Flavio Cattaneo e i pieni poteri al presidente Arnaud de Puyfontaine con Giuseppe Recchi vice e Amos Genish nel ruolo di direttore operativo. La domanda di Calenda appare retorica: secondo il governo è evidente che Tim avesse obblighi di notifica, in quanto inserita tra le aziende con un asset (la rete telefonica) strategico per il Paese. Ed è altrettanto evidente che Tim (e dunque la francese Vivendi che ne ha il controllo con il 24%) abbia contravvenuto a questo obbligo.

SILENZIO PARIGINO
A Parigi bocche cucite. Si fa solo notare che essendo una società europea, su Vivendi non si può applicare il golden power. Appunto sacrosanto. Ma da ciò che filtra dalle stanze del governo, in base all'articolo 8 del decreto 86 del 2014, l'esecutivo italiano potrebbe porre un veto sul cambio di vertice o (cosa più probabile) far scattare una multa proporzionata al fatturato dell'azienda inadempiente. Roba da centinaia di milioni.
Il nodo più delicato riguarda la rete sottomarina Sparkle che Tim ha in pancia. Una rete considerata segreta e sensibile (gestisce anche gli scambi di informazioni con Israele) e che può essere controllata solo da personale italiano.

Tant'è che Cattaneo ricevette il Nos (il nullaosta di sicurezza) e de Puyfontaine ha dovuto affidarne la supervisione a Recchi e non a Genish. Una mossa rivolta ad anticipare le contestazioni di palazzo Chigi.
Ora il governo ha tempo dieci giorni per opporsi alle decisioni di Vivendi.

E Calenda, in base a ciò che ha detto in Parlamento è intenzionato a fare sul serio: «L'Italia deve rafforzare i meccanismi di difesa da comportamenti scorretti o predatori. Per questo applicheremo con intransigenza le norme in vigore sulla golden share. E proporremo una norma antiscorrerie per le aziende quotate in Borsa». Una norma per la verità già proposta, ma poi accantonata perché sospettata di rappresentare un favore a Mediaset nella sua guerra di resistenza contro la scalata della solita Vivendi. Sospetto infondato, visto che non era retroattiva.

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