Intercettazioni, la riforma a Natale “depotenziata” per le richieste dei pm

Intercettazioni, la riforma a Natale “depotenziata” per le richieste dei pm
di Sara Menafra
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 11:59
Potrebbe non restare molto del decreto che doveva determinare la definitiva stretta sulla diffusioni di intercettazioni rilevanti e irrilevanti raccolte nel corso delle indagini. Non, almeno, della parte che aveva fatto scattare la protesta degli avvocati di tutte le principali organizzazioni che denunciavano il rischio di «comprimere» in modo irrimediabile il diritto alla difesa. 

Ieri, la commissione Giustizia del Senato ha votato il parere allo schema del decreto legislativo sulle intercettazioni telefoniche. Un documento «non ostativo, con condizioni e osservazioni», e sarà ora il consiglio dei ministri a valutare cosa fare del provvedimento proposto dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha fatto un punto d’onore dell’approvarlo entro la legislatura, molto probabilmente al consiglio dei ministri prima di Natale. Formalmente, il titolare di via Arenula potrebbe decidere di procedere sulla vecchia bozza, senza ascoltare le proposte di modifica della commissione. Se questa, però, dovesse infine votare un parere contrario, come promette il senatore di Mdp Felice Casson, la sua contrarietà peserebbe sia dal punto di vista politico, sia su eventuali giudizi futuri di costituzionalità. E, infatti, Orlando sembra persuaso della necessità di modificare i punti più spigolosi.

COSA CAMBIA
Le modifiche proposte sono di peso. La più rilevante riguarda il divieto di consegnare agli avvocati della difesa le trascrizioni delle intercettazioni rilevanti e non rilevanti, fino alla conclusione delle indagini. Secondo la prima stesura, i difensori non avevano mai il diritto di estrarre copia degli atti rilevanti, se non ricorrendo al tribunale del riesame, e potevano accedere alle presunte intercettazioni irrilevanti solo ascoltando gli audio e solo in cinque giorni di tempo prima di un’udienza davanti al gip che avveniva in buona parte con atti scritti. 

In parte, la commissione ha anche accolto le richieste che alcuni capi delle procure avevano inviato immediatamente prima della prima approvazione del testo. La commissione giustizia propone che non sia più la polizia giudiziaria a fare la prima scelta di atti rilevanti e irrilevanti: tutti gli ascolti vengono comunque trascritti e inviati al pm, che risponde di qualunque diffusione di atti, rilevanti o no. Dunque, tutto viene trascritto, e gli avvocati, dopo l’eventuale misura nei confronti di un indagato (dalla custodia cautelare all’interdizione) potranno acquisire fin da subito copia sia delle trascrizioni sia dei file audio.

COSA RESTA
Una parte di «stretta» resta. Gli articoli 291 e 292 del Codice di procedura penale saranno modificati in modo che sia già il pm titolare delle indagini , fin dalla richiesta, a «riprodurre soltanto i brani essenziali delle comunicazioni intercettate»; Allo stesso modo il gip, nell’ordinanza , riproduce solo quelle comunicazioni che contengono i passaggi indispensabili a giustificare l’eventuale misura. Unito all’udienza filtro e alla responsabilità diretta del pubblico ministero dell’inserimento di atti non rilevanti, non è una modifica da poco. «Nella legge delega c’era un esplicito riferimento al diritto dovere della stampa di informare e quindi accedere agli atti, una citazione che poi è completamente saltata, la commissione ora chiede di reintrodurre il passaggio», spiega il senatore Felice Casson che sulla legge delega era stato relatore: «Se le richieste di modifica non saranno recepite, proporrò di votare contro». 
 
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