SONDAGGIO
Ma le querele non abbattono il consenso del M5S come mostra un sondaggio SWG eseguito tra il 20 e il 22 marzo su un campione di 1500 persone in cui i Cinque Stelle sono il primo partito italiano con il 28,3%, in salita rispetto al 27,8% di una settimana fa. Non solo, il «fidatevi di me» di Grillo ha riscosso il 61% dei consensi degli elettori M5S e il 41% dice agli analisti che su Genova Grillo ha fatto bene. Ma la fiducia complessivamente subisce una flessione: Grillo di 3 punti, Di Maio di 9 punti e Di Battista di 5 punti. I dubbi degli intervistati derivano proprio dalla gestione delle dinamiche interne: il 35% di chi vota M5S ritiene necessario riformare i meetup, e il 22% denuncia la presenza di cerchi magici. Infine per il 56% «il M5S è ancora molto democratico» anche se prima lo era di più.
«Per chi combatte da dentro, e da fuori, il Movimento ogni arma è buona - sono i sospetti dei fedelissimi di Grillo - persino quella giudiziaria». Ecco perché Cassimatis si paragona a Davide che sfida Golia. Dal M5S la vedono in modo opposto: la querela è un grimaldello politico assimilabile agli esposti ostili come quello dell'avvocato dem Venerando Monello che ha cercato di far decadere la sindaca Raggi contestandole il contratto con la penale firmato prima delle elezioni. Non è neppure considerato pacifico il ricorso urgente presentato da Cassimatis al Tribunale civile per far annullare il provvedimento di esclusione e la seconda votazione che ha incoronato Luca Pirondini, suo sfidante, uscito perdente dalle primarie online. Anche perché l'avvocato scelto dalla docente genovese è Lorenzo Borrè, il legale che da mesi sta assediando i vertici del M5S con ricorsi e impugnazioni che mirano a far crollare l'architettura statutaria messa in piedi dai Cinque Stelle. Beppe Grillo e Davide Casaleggio però con un post sul blog avevano lanciato un messaggio molto preciso: «Processi, burocrazie, codici e codicilli non possono fermarci».
GARANTISMO
Il garantismo non ha mai fatto parte della cultura del M5S che lo rifiuta categoricamente. Certo è che iniziano a comparire dei distinguo molto politici e meno supini da parte di chi ha sperimentato l'iscrizione nel registro degli indagati, come la deputataM5S Giulia Di Vita coinvolta nel caso delle firme di Palermo. Su facebook rispondendo a chi l' attaccava Di Vita aveva ammesso: «Se ogni volta che un politico viene indagato scatta automatica la sospensione o l'espulsione del suo gruppo questo potrebbe influenzare l'operato stesso dei pm che potrebbero subire ingiustamente accuse per avere causato il ko di questo o quel politico e quindi non sarebbero sereni nella loro attività». Ma anche sulla norma che riguarda i magistrati in politica Danilo Toninelli qualche giorno fa sottolineava che il M5S «vorrebbe che magistratura e legislatura fossero due cose diverse». Il deputato lombardo denunciava il privilegio dei magistrati fuori ruolo e seduti in Parlamento che possono accedere a un progresso di carriera attraverso un'auto relazione al Csm. Ma su questo il M5S vuole tornare a parlare e lo farà a Ivrea l'8 aprile durante il convegno organizzato dall'associazione Gianroberto Casaleggio dove ci sarà un dibattito apposito sul «rapporto tra magistratura e politica».