Un terremoto per il Pd, Orlando attacca: adesso primarie di coalizione

Un terremoto per il Pd, Orlando attacca: adesso primarie di coalizione
di Nino Bertoloni Meli
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Lunedì 26 Giugno 2017, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 12:12

ROMA - Una slavina. Un terremoto politico per il Pd, sulla testa del Pd. E non solo per la perdita di Genova. Sono caduti altri importanti capoluoghi magari meno importanti e storici della città della Lanterna, ma quel che più conta e appare è che a uscire sconfitti sono state tutte le alleanze e le strategie possibili da schierare ai ballottaggi o come linea politica. È stata sconfitta sia l'autosufficienza, il Pd che si presenta da solo, sia l'alleanza a sinistra come appunto a Genova, sia l'alleanza più vasta possibile anche con la sinistra estrema, e sia l'appoggio esterno come a Verona, dove il candidato dem non era al ballottaggio e il partito appoggiava la compagna dell'uscente Tosi, avvicinatosi a Renzi da un po'. Niente, tutti perdenti.

PROSPETTIVE
«Abbiamo perso». Non passa molto perché la sconfitta venga ammessa, riconosciuta e non sottaciuta dal vertice dem, per bocca del capogruppo alla Camera, Ettore Rosato. Sconfitta non proprio annunciata, ma neanche a sorpresa, forse non in queste dimensioni, ma comunque cocente abbastanza da resuscitare polemiche, interne ed esterne. Ce n'è quanto basta perché le minoranze interne di Andrea Orlando e Gianni Cuperlo tornino a riaprire il fronte interno. Il Guardasigilli è netto: «Il Pd da solo e isolato perde ovunque, bisogna ricostruire e rilanciare il centrosinistra». Orlando rilancia la sua proposta di primarie di coalizione, un'offerta neanche troppo velata a Pisapia a scendere in campo e a misurarsi per la premiership del centrosinistra ove mai si tentasse di risuscitarlo («ma non è più tempo di coalizioni o di Ulivi», ha stoppato sul nascere Matteo Orfini, il presidente del Pd), quando si tratterà di andare alle elezioni politiche. Un modo, soprattutto, per segnalare che ormai con Renzi si perde, anche se non si capisce con chi si vincerebbe, a questo punto. Entrambi, Orlando e Cuperlo, saranno presenti in prima fila alla convention pisapiesca del primo luglio a Roma, dove l'ex sindaco di Milano dovrebbe finalmente mostrare le carte e annunciare quel listone a sinistra del Pd di fatto già deciso e in fieri, formato da bersaniani e dalemiani ma non da Sinistra italiana di Fratoianni il quale, complice la legge proporzionale con la quale verosimilmente si andrà a votare, tenterà l'avventura da sola.

POLEMICHE
L'Espresso ha raccontato che, contumace il segretario Renzi andato in vacanza, Orlando abbia fatto un comizio a Genova davanti a una settantina di persone, ma a La Spezia, altra sconfitta che brucia, si tratta direttamente della sua Liguria. Si riapre il fronte interno dello scontro nel Pd? Le premesse ci sono tutte, nessuno al momento, e verosimilmente neanche dopo, è arrivato a chiedere le dimissioni del segretario, l'obiettivo sembra essere un altro, arrivare alle elezioni senza Renzi che ripropone la sua premiership. Una netta discontinuità di linea politica chiede Cesare Damiano, anch'egli della minoranza. Mentre Miguel Gotor di Mpd sottolinea «Renzi fugge, chi semina vento raccoglie tempesta. Ci vuole cambiamento del centrosinistra».
Di ben altro avviso, ovviamente, non solo i renziani ma tutta la maggioranza che sostiene il leader e che ha appena vinto le primarie di partito. «Il Pd è l'unico argine al populismo, specie questo a trazione leghista», tra i primi commenti a voce alta al Nazareno sede del Pd. Qualcun altro sottolinea come «c'è tanta gente in giro che vuole la distruzione del Pd, considerato l'unico argine a queste due destre che si scambiano i voti ai ballottaggi, il centrodestra classico e il grillismo, l'anno scorso fu al contrario, i primi votarono i secondi che ora ricambiano il favore». Come contrapporsi? «Non certo con alleanze spurie, che l'elettorato o non premia quando va a votare, oppure non capisce e si rifugia nel non voto e nell'astensione». A tarda notte il vice segretario Maurizio Martina detta una parte di linea: «È la destra a trazione leghista il nostro vero avversario».