Grillo: «Nessuna ironia sulla Shoah, non chiedo scusa. Comunicatore comunità ebraica è stupido»

Beppe Grillo
4 Minuti di Lettura
Martedì 15 Aprile 2014, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 16:30

Beppe Grillo non smentisce il post su Primo Levi: Non avete capito e non c' nessun intento di offendere. Io - dice - non ho mancato di rispetto a nessuno. La comunità ebraica dovrebbe cambiare il comunicatore «stupido e ignorante».

Grillo si riferisce alle reazioni al posto pubblicato ieri in cui parafrasava Primo Levi e adattava le parole di «Se questo è un uomo» per lanciare un monito ai cittadini-elettori e attaccare Giorgio Napolitano e Matteo Renzi. Il post era corredato poi da una foto ritoccata che ritrae il tragicamente famoso ingresso del campo di stermino di Auschwitz con la scritta, anche questa ritoccata, "P2 macht frei".

«Non volevo fare il sarcastico o fare battute. Io non chiedo scusa a nessuno», perché «non credo di aver mancato di rispetto a nessuno» dice il leader del M5S affermando di aver «letto Primo Levi» e che sono gli altri che «non hanno capito». Poi rilegge un passo di Levi e continua: «Non ho preso una poesia per fare del sarcasmo. L'ho solo riportata ai giorni nostri. Ho parlato di un paese dato in mano ai poteri della P2. Ho detto che il lavoro oggi fa molte vittime e la P2 rende liberi. Se lei si fossilizza e dice che uso la Shoah...».

«La comunicazione - ha aggiunto - è una cosa importante. Levi mi ha insegnato che la Shoah è dietro l'angolo, ovunque, dal Ruanda al gas in Siria, fino al sistema finanziario che fa milioni di morti all'anno». Insomma, ripete, «non ho fatto battute o ironia. È una menzogna. Non sono io che mi nascondo dietro certe tragedie, sono loro che lo fanno. Non chiedo scusa, dovrebbero sostituire il loro portavoce, quando si toccano i poteri forti vengono fuori le lobby».

Doveva essere la giornata in cui promuovere la proposta di legge del M5s sull'abolizione di Equitalia e per denunciare il compromesso al ribasso sul voto di scambio politico-mafioso. Si è trasformata invece dunque in un nuovo, pesante, attacco alla Comunità ebraica la giornata di Beppe Grillo in Parlamento. Uno show in cui il leader 5 stelle attacca tutto e tutti. Il «pagliaccetto» Renzi, Berlusconi e Dell'Utri, «due persone che hanno condotto l'Italia al disastro» ed hanno fatto una fine «indegna» non sono «neppure

uomini». Al posto dell'ex Cavalire, dice, «sarei andato in prigione piuttosto che fare una fine così miserabile». Attacca i giornalisti, servi del potere, «disinformati» e che lo dipingono come un «fuhrer» ma anche «razzista e antisemita, stupratore, omofobo. Il complimento più bello che mi è stato fatto è populista» dice. E in quest'ansia comunicatrice spiega che il suo post su Primo Levi non è stato capito.

Non lo capisce neppure Marine Le Pen, "scaricata" da Grillo dopo il suo trionfo elettorale. «Il signor Grillo manca di coerenza nel progetto che propone, si compiace di adottare un comportamento contestatore, scapestrato, senza offrire agli italiani un progetto coerente, ben concepito e approfondito» dice la leader del Front National che smentisce di aver fatto 'avances' ai Cinque Stelle e che ha invece firmato con Matteo Salvini un patto per un gruppo anti-euro e anti-immigrazione nel prossimo Europarlamento.

Grillo invece parla di comunicazione, si lamenta della poca visibilità data alle proposte dei ragazzi del Movimento ma poi va anche al Senato per incitare alla battaglia sul 416 ter. Assiste dalla tribuna ai lavori dell'Aula dove scoppia la bagarre quando dai banchi grillini parte il coro «fuori la mafia dallo Stato» e mentre i Cinque Stelle fanno ostruzionismo.

Alla Camera, invece, Grillo attacca anche la presidente Boldrini che oggi con l'Ufficio di presidenza ha comminato altri 4 giorni di sospensione ad una trentina di deputati grillini per i disordini del 4 dicembre scorso. «Non ci stiamo più a farci convocare da una dilettante allo sbaraglio: la prossima volta se ne andranno loro».

Anche il «pagliaccetto» Renzi resta l'oggetto preferito degli affondi del leader M5s. «Fa tutto entro il 25 di maggio», ironizza e attacca «gli 80 euro che sono un voto di scambio». Ma «il 25 maggio cambierà la storia di questo Paese». Soprattutto, «non sono io l'anti-Renzi. Io non sono candidato, l'avversario di Renzi sono la democrazia, l'intelligenza e la libertà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA