Nasce il governo Renzi, una squadra in rosa, 16 ministri. Padoan all'Economia, Alfano agli Interni
Mogherini agli Esteri, Pinotti alla Difesa
Riforme Boschi, semplificazione Madia

Nasce il governo Renzi, una squadra in rosa, 16 ministri. Padoan all'Economia, Alfano agli Interni Mogherini agli Esteri, Pinotti alla Difesa Riforme Boschi, semplificazione Madia
8 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Febbraio 2014, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 11:06

Il premier incaricato Matteo Renzi ha sciolto la riserva per presentare al capo dello Stato la lista dei ministri.

Sedici ministri: otto uomini e otto donne. È la squadra di governo di Matteo Renzi, segretario del Pd e premier più giovane della storia d'Italia, con i suoi 39 anni. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio sarà nominato domani Graziano Delrio.

Ecco la lista dei ministri del governo Renzi:

Economia - Pier Carlo Padoan

Interno - Angelino Alfano (Ncd)

Affari esteri - Federica Mogherini (Pd)

Giustizia - Andrea Orlando (Pd)

Difesa - Roberta Pinotti (Pd)

Sviluppo economico - Federica Guidi

Infrastrutture e trasporti - Maurizio Lupi (Ncd)

Salute - Beatrice Lorenzin (Ncd)

Politiche agricole - Maurizio Martina (Pd)

Ambiente - Gianluca Galletti (Udc)

Lavoro e politiche sociali - Giuliano Poletti

Istruzione, università e ricerca - Stefania Giannini (Sc)

Beni e attività culturali - Dario Franceschini (Pd)

Riforme e rapporti col Parlamento - Maria Elena Boschi (Pd)

Semplificazione e P.a. - Marianna Madia (Pd)

Affari regionali - Maria Carmela Lanzetta (Pd).

Un colloquio lungo oltre due ore con una fine annunciata via Twitter: «Arrivo, arrivo! #lavoltabuona».

Domani il giuramento alle 11.30 sempre al Quirinale.

Con voce rotta dall'emozione Renzi ringrazia come prima cosa il presidente della Repubblica. «Avverto la delicatezza del compito: dare all'Italia un governo che possa dare una speranza. Farò di tutto per meritare la fiducia».

«Il governo sarà da domani mattina al lavoro. Un pensiero di ringraziamento non formale, senza polemiche e di sostanza, lo rivolgo ad Enrico Letta» ha detto Letta al Quirinale dopo aver presentato la lista dei ministri.

«Ci sono degli elementi di continuità e degli elementi di discontinuità, monsieur de La Palisse non direbbe meglio».

«Il Paese non ha alternative, abbiamo la possibilità di realizzare le riforme che per anni non si sono fatte» ha detto il premier.

«Puntiamo al 2018». «Dovendo fare un governo di 4 anni, l'aver impegnato due ore e mezzo è un tempo di messa a punto ben investito - dice Renzi - Puntiamo al 2018 ma puntiamo domani mattina a fare subito le cose che vanno fatte, altrimenti l'impressione è la conservazione per la conservazione».

Riforma del Lavoro tra le priorità. «L'Italia - dice il premier - è un Paese che se finalmente mette in ordine le cose che deve non ha più paura di competere con nessuno, vogliamo vivere un sano entusiasmo e baldanza». Renzi ha indicato tra le priorità la riforma del Lavoro.

«Qui ci giochiamo la faccia». «Le confermo - dice Renzi a un giornalista - che in questa vicenda, per come sono andate le cose, molti di noi si giocano qualcosa di più della carriera, si giocano la faccia».

«Se può fare il presidente del Consiglio uno come me sotto i 40 anni - ha detto Renzi - questo è anche un segnale per le tante ragazze e ragazzi che dicono che in Italia niente è possibile: non è così».

«Non voglio farvi perdere Sanremo. Avete domande? Non posso chiamare per nome i giornalisti, mi è stato caldamente sconsigliato» ha detto scherzando il premier.

«Stavolta non ho sbagliato abito...». Renzi ha smorzato la tensione dopo aver letto la lista dei suoi ministrì scherzando: «Questa volta non ho sbagliato abito...». Il riferimento è al suo abito grigio indossato in occasione di un altro incontro istituzionale al Quirinale.

Martedì a Montecitorio Alla Camera il dibattito e il voto di fiducia al governo comincerà la mattina di martedì 25 febbraio.

Lo hanno stabilito la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che si sono a incontrati a Montecitorio, subito lo scioglimento della riserva e la lettura della lista dei ministri al Quirinale. Renzi che comincerà l'iter per ottenere la fiducia lunedì al Senato, subito dopo aver letto il discorso programmatico, andrà alla Camera e depositare il proprio intervento.

Si terrà domani il primo Consiglio dei ministri del governo Renzi che nominerà Graziano Delrio sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Lo ha annunciato lo stesso presidente del Consiglio dopo il colloquio con il Capo dello Stato al Quirinale nel quale Renzi ha sciolto la riserva per la formazione del nuovo Governo. Sono 16 (8 uomini e 8 donne) i ministri del suo Governo. Ministri con portafoglio sono: Federica Mogherini ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano ministro dell'Interno, Andrea Orlando ministro della Giustizia, Roberta Pinotti ministro della Difesa, Pier Carlo Padoan ministro dell'Economia e delle Finanze, Federica Guidi ministro dello Sviluppo Economico, Maurizio Martina ministro delle Politiche Agricole, alimentari e forestali, Gian Luca Galletti ministro dell'Ambiente, Maurizio Lupi ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Giuliano Poletti ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Stefania Giannini ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Dario Franceschini ministro dei Beni e Attività culturali e del Turismo, Beatrice Lorenzin ministro della Salute. I ministri senza portafoglio sono: Maria Elena Boschi ministro per le Riforme costituzionali e Rapporti col Parlamento, Marianna Madia ministro della Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Maria Carmela Lanzetta ministro per gli Affari Regionali.

Padoan: mi hanno chiamato per fare il ministro dell'Economia. «Sono in partenza per Roma. Mi hanno chiamato a fare il ministro dell'Economia», ha detto al Sole24Ore lo stesso Padoan, lasciando i lavori del G20 di Sidney, in Australia, per rientrare a Roma. Padoan, che ha ricoperto il ruolo di capo economista e vice segretrio generale dell'Ocse, stava già per diventare presidente dell'Istat, dove quindi ora il nuovo governo dovrà indicare un altro presidente.

Alfano: ci sono condizioni per una buona squadra. «Non mi ha posto nessun aut aut, noi siamo pronti a formare una grande squadra per un grande Paese che ha bisogno di grandi riforme - ha detto Alfano a Sky Tg24 - Non c'è mai stato da parte mia un tema che abbia riguardato me stesso: qui in ballo c'è il destino dell'Italia». Secondo indiscrezioni di stampa nel corso del vertice notturno il premier incaricato avrebbe lanciato ad Alfano un ultimatum: «O resti vicepremier o ministro dell'Interno», avrebbe detto Renzi. A questo punto Alfano dovrebbe optare per il Viminale.

Quanto al rapporto con Renzi, il leader Ncd ha assicurato: «Dal punto di vista personale è ottimo, sono abbastanza soddisfatto. Ora sta al presidente incaricato trarre le definitive decisioni». I giornalisti gli hanno chiesto se manterrà entrambe le cariche anche nel governo Renzi: «Non si è posto questo problema. Non le ho mai chieste entrambe».

Vertice nella notte tra Renzi e Alfano per sbrogliare la matassa della squadra di governo. Oltre un'ora di colloquio, poi ognuno dei leader si è riunito con i suoi. Al vertice notturno di ieri hanno partecipato Graziano Delrio, Dario Franceschini e, insieme ad Alfano, Maurizio Lupi. «Basta con il rilancio - avrebbe detto il premier incaricato - io domani vado al Colle, fatemi sapere la vostra scelta».

Il capitolo Alitalia. Intanto ieri Renzi ha dedicato parte della giornata anche alle vicende di Alitalia, di cui ha parlato con Luca Cordero di Montezemolo e con lo sceicco Khaloon al Mubarak, patron del Manchester City e a capo del Fondo Mubadala del governo degli Emirat interessato all'operazione che dovrebbe portare all'alleanza fra la compagnia degli emirati Etihad e la società italiana.

L'accelerazione. Tornando al governo, ieri Renzi prima del faccia a faccia con Alfano aveva detto: «Questione di ore e chiudiamo tutto». Renzi sta cercando di chiudere il cerchio ma sulle ultime caselle da inserire, in primo luogo quella dell'Economia, già si scontra con i veti incrociati che arrivano dal centrodestra e con le pressioni più istituzionali che chiedono per il Tesoro una figura tecnicamente in continuità con le politiche europee. Un dato che entrerebbe in collisione, si ragiona in alcuni settori della maggioranza, con l'idea di un ministro politico voluto, come idea base, dal premier incaricato. Che è pure disposto a dare il via libera ad un tecnico, come Tabellini o Padoan, ma potendo contare sul disco verde dei partiti, in modo particolare di Angelino Alfano, per una profonda innovazione dell'intera squadra.

Tensioni nella maggioranza. Tra programma e squadra, nei rapporti dentro la futura maggioranza si registrano comunque molte tensioni. In parte anche fisiologiche. Nel governo di Matteo Renzi «Alfano ci sarà sicuramente», dice comunque Dorina Bianchi, di Ncd, a Omnibus su La7.

Ncd scalpita. Renato Schifani parla di «passo avanti» ma sottolinea che la riunione «non può essere definitiva». Maurizio Sacconi lamenta che ci sono ancora «molte criticità nel programma di governo». E chiede una profonda rivisitazione della legge Fornero sul lavoro. Anche Gaetano Quagliariello storce la bocca: vedremo, dice, se queste criticità « si risolvono nelle prossime ore».

A favore di Renzi arriva invece l'assist di Silvio Berlusconi. «Matteo non è un comunista», dice. Ma subito dopo lancia l'avvertimento: «tra un anno si potrebbe tornare a votare».

Il pressing di Alfano. E' proprio sui tempi dettati dalla riforma elettorale e del Senato che Alfano continua il suo pressing. Oltre a premere per la riconferma dei ministri uscenti Lupi e Lorenzin negli stessi attuali incarichi alle Infrastrutture e alla Salute, il vicepremier cerca di dettare le sue condizioni al segretario del Pd. «Abbiamo già il foglio Excel pronto con l'indicazione precisa delle nostre priorità, i tempi di realizzazione e il responsabile degli obiettivi». Il nostro obiettivo resta, appunto, quello di approvare «una norma che attribuisca alla legge elettorale un vigore, una sua immediata applicabilità, appena concluso il cammino delle riforme».

Scelta civica. Da parte degli altri futuri partner, invece, non arrivano particolari pressioni. Scelta civica condivide il programma e si gioca a questo punto la partita del governo. «Un buon passo di partenza verso il contratto di coalizione», commenta Andrea Romano.

La minoranza Pd. Sul futuro premier arriva anche il pressing della minoranza Pd. Pippo Civati avverte: «Stiamo valutando con molta attenzione cosa fare. Se dovessimo uscire con un voto di sfiducia sarebbe un fatto politico di estrema gravità». Renzi, per il momento, tace e resta confinato al Nazareno per cercare di far quadrare il cerchio.