Il governo: a Roma nessun aiuto straordinario

Il governo: a Roma nessun aiuto straordinario
di Alberto Gentili
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Domenica 9 Ottobre 2016, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 12:45


ROMA Matteo Renzi ha dato un'indicazione precisa: «I rapporti con la sindaca Raggi e con il Comune devono essere improntati alla massima correttezza istituzionale». E così è. Nessuno a palazzo Chigi intende mettere i bastoni tra le ruote dell'amministrazione grillina. «Anche perché», spiegano nell'entourage del premier, «Matteo non vuole assolutamente passare per quello che ostacola o affossa la Raggi. Più tempo la sindaca resta in Campidoglio dimostrando la sua incapacità, meglio è per lui e per tutto il Pd...».

GALATEO & STRATEGIE
Eppure, fair play istituzionale e strategie politiche a parte, dal governo non arriveranno né aiuti, né aiutini per sventare il rischio-default del Campidoglio. Tant'è, che il sottosegretario Claudio De Vincenti non ha ancora risposto alla richiesta di un incontro avanzata dal nuovo assessore al Bilancio Andrea Mazzillo: se ne parlerà dopo il 15 ottobre, appena il governo avrà concluso la stesura della legge di stabilità. Da palazzo Chigi filtra già un'indicazione precisa: «Sono esclusi nuovi contributi straordinari per Roma».
Il motivo lo spiegano Matteo Orfini, commissario romano del Pd, e Fabio Melilli, segretario regionale dem e membro della commissione Bilancio della Camera. Dice Orfini: «Roma è la città italiana che riceve più soldi dallo Stato. In più ha avuto prima il commissariamento del debito, poi ha ottenuto un generoso piano di rientro. Adesso la Raggi, dopo essere rimasta per tre mesi inerte perdendo assessori al Bilancio e sfogliando curriculum di candidati alternativi, deve dimostrare di avere consapevolezza della situazione prima di avanzare richieste». E afferma Melilli: «Pensare di chiedere aiuti aggiuntivi senza aver rispettato gli impegni presi con il piano di rientro è lunare. Che fine ha fatto il piano di dismissione delle farmacie comunali e quello dell'assicurazione? Qui si discetta di rinegoziazione del debito senza far nulla per dismettere le partecipate. Anzi, si va in controtendenza: l'assessora Muraro è arrivata a dire che intende internalizzare la società Roma multiservizi», partecipata da Ama e dal Comune.
Se questa è la linea di palazzo Chigi e Pd, ecco che Mazzillo ha deciso di rivolgersi a Silvia Scozzese, capo della gestione commissariale del debito: i due si incontreranno domani. Inoltre ha chiesto un incontro al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. La speranza del neoassessore: ottenere un allentamento del patto di stabilità interno di circa 150 milioni, in modo da poter chiudere il bilancio 2016.
Il momento della verità si avrà comunque all'inizio del prossimo mese. A novembre, infatti, si svolgerà una nuova riunione del tavolo tecnico tra presidenza del Consiglio (De Vincenti), ministero dell'Economia (il sottosegretario Paola de Micheli) e Comune. In quell'occasione verrà analizzato nel dettaglio l'andamento del deficit comunale. Ed è molto probabile, visto il nuovo miliardo di spese senza coperture che nel frattempo ha accumulato il Campidoglio, che il governo chieda alla Raggi di procedere alla vendita delle società partecipate di secondo livello (non Ama e Atac per intenderci), concedendo in cambio un «riadeguamento del piano di rientro». Se l'accordo risultasse impossibile, con ogni probabilità palazzo Chigi sarebbe costretto ad annullare la rata di 110 milioni annui che versa nelle casse comunali dal 2014, quando venne varato il decreto Salva Roma e il conseguente piano di rientro che prevedeva, appunto, la dismissione delle società partecipate di secondo livello come Roma multiservizi, la Farmacap, l'Adir (l'assicurazione del Comune), etc.

L'ULTIMA RIUNIONE
C'è da dire che la situazione contabile è precipitata negli ultimi due mesi. A fine luglio, in una analoga riunione del tavolo tecnico tra governo e Campidoglio, i tecnici della presidenza del Consiglio avevano elogiato il Comune: i 440 milioni di risparmi indicati da Marino e poi dal commissario Tronca erano stati ottenuti. «L'unica criticità», spiega chi sedeva a quel tavolo, «era, ed è, la mancanza di un approccio strutturale nella riduzione delle spese e il mancato avvio della dismissione delle società partecipate».
In ogni caso, anche se in molti scommettono che la Raggi non riuscirà a pareggiare i conti entro il 31 dicembre proprio a causa del ritardo con cui procede nella dismissione del patrimonio comunale, Renzi non vuole assolutamente sentir parlare di commissariamento del Campidoglio. Insomma, non intende mandare a casa anzitempo l'amministrazione grillina: «Altrimenti ci accusano di averle impedito di lavorare...». Perciò il governo accorderà al Campidoglio tutte le proroghe «consentite dalla legge» per l'approvazione del bilancio previsionale per il 2017. Quello che va approvato entro fine anno.

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