Gallitelli, frenata di Berlusconi: nome-simbolo, sarà nel governo

Berlusconi e Gallitelli (ansa)
di Mario Ajello
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Martedì 28 Novembre 2017, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 12:27

Il nome del generale Gallitelli, lanciato da Berlusconi come possibile candidato premier di Forza Italia, non nasce a caso. E' invece il risultato di un metodo. In ogni focus group, racconta chi frequenta la stanza delle strategie elettorali del Cavaliere, emerge che l'Arma dei Carabinieri resta in cima alle istituzioni più amate dagli italiani. Dunque? Gallitelli - di cui in privato Berlusconi dice un gran bene: «Ha garbo, capacità decisionale e ottima immagine, anche perché non assimilabile minimamente a quella di un politico» - è l'ennesimo prototipo del personaggio pop, affidabile e rassicurante, che Silvio vuole prendere a simbolo della politica che farà.

«Non ho indicato un candidato», frena il Cavaliere, «ma un personaggio simbolo che potrebbe stare nella nostra squadra di governo, in cui pensiamo di coinvolgere il maggior numero possibile di eccellenze provenienti dalla società civile». Il nome di Gallitelli, che non andrà a Palazzo Chigi ma probabilmente alla Difesa o al Viminale, ha intanto avuto l'effetto, per Silvio positivo, di dividere Salvini e Maroni. Il primo boccia la proposta: «Gallitelli? Non se n'è mai parlato». Il secondo, da ex ministro dell'Interno, è entusiasta: «Gallitelli premier? Sarei favorevolissimo».

I MODELLI
La strategia di Berlusconi, che alcuni dei suoi non condividono («Getta troppi nomi sul piatto e li brucia», si sussurra in ambienti forzisti), è anzitutto quella di individuare, appunto dei prototipi. Che facciano presa sull'elettorato o ex elettorato sfiduciato rispetto a quelli che Berlusconi per primo - in linguaggio gentese che è diventato anche il suo ma con la modica quantità di chi si sente ormai un padre o uno zio della patria - chiama «i soliti politici». Soltanto Mario Draghi, assicurano nelle segrete stanze, è allo stesso tempo un ideal-tipo e il personaggio specifico che in carne ed ossa Berlusconi vorrebbe a guidare la «prossima Italia». Quando propose Marchionne come premier («Non ci penso proprio», fu l'immediata risposta) voleva indicare con quel nome l'esempio di uno capace di fare impresa e di internazionalizzare l'economia italiana. E quando ha detto (nell'ultimo libro di Vespa) e poi smentito di volere candidato premier Tajani? Voleva mandare un messaggio di guerra a Salvini (altro modo per stuzzicarlo come quando Silvio ha candidato a Palazzo Chigi il governatore leghista Zaia) e dire una cosa importante: che serve all'Italia l'esperienza di un rappresentante della migliore politica europea, stimato anche all'estero, dialogante e non divisivo. Il nome si lancia e poi si guarda l'effetto che fa.

E l'effetto è sempre lo stesso: Berlusconi, a forza di tirare fuori prototipi, si prende la centralità nel dibattito mediatico. Fa in modo che per un po' si parli solo di quello. Il metodo funziona. Sia perché spiazza puntualmente Salvini, costretto a rincorrerlo. Sia perché dicendo come fa di continuo che «serve esperienza e i giovani non ne hanno abbastanza per sostenere il peso di Palazzo Chigi», Berlusconi in un colpo solo elimina dal mazzo i tre maggiori pretendenti: Salvini, Di Maio e Renzi.

GLI EVENTUALI
Ma se Gallitelli come ministro ha ottime possibilità, come boutade intere o a metà frullano nel toto-ministri, precocemente impazzito, nomi del tipo: Giuseppe Lara Bartolozzi per la Giustizia, magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo e moglie di Gaetano Armao, il vice-presidente civico della Regione Sicilia di cui Berlusconi è diventato ammiratore.

Si narra che il Cavaliere sia stato molto ben impressionato dalla Bartolozzi, ma chissà. Molto più probabile che possa diventare ministro dello Sviluppo economico l'attuale uomo-ombra del Cavaliere e talent scout per le candidature da società civile: Francesco Ferri, ex presidente dei giovani imprenditori. Mentre l'italo-nigeriano Tony Iwobi, responsabile federale del dipartimento Sicurezza e immigrazione del Carroccio (salviniano doc) assumerebbe la guida del dicastero per le Politiche sull'immigrazione. Ma è tutto un chissà, naturalmente. E chissà se a Berlusconi riuscirà il vero colpaccio che ha in mente: ossia che tra un mesetto trapeli qualche indiscrezione positiva sul giudizio che lo riguarda alla Corte di Strasburgo e lui lo possa usare per auto-investirsi (sia pure con riserva) come candidato premier di Forza Italia.

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