Fitto attacca e chiede le primarie: «Non siamo gregari di nessun Matteo». Berlusconi fa retromarcia su Salvini

Fitto attacca e chiede le primarie: «Non siamo gregari di nessun Matteo». Berlusconi fa retromarcia su Salvini
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Mercoledì 26 Novembre 2014, 21:47 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 08:10

Silvio Berlusconi sceglie di «congelare» la guerra con Raffaele Fitto ed evitare che il comitato di presidenza di trasformi in un ennesimo redde rationem. La riunione fiume, durata quasi tre ore a palazzo Grazioli, in realtà si conclude senza una vera decisione. Ovviamente parte della scena se la prende l'ex governatore pugliese che, nel gelo della sala, svuota tutto il caricatore: «Se il partito deve chiudere ce lo devi dire - è stata la premessa rivolta a Berlusconi - noi non siamo gregari di nessun Matteo», dice con un riferimento non solo a Renzi ma (soprattutto) a Salvini, il capo leghista che ieri il leader di Forza Italia ha ampiamente lodato, definendolo un goleador, e lanciato come possibile candidato premier (salvo poi fare retromacia oggi).

Un intervento duro, quello dell'eurodeputato, che ha insisto sulla riorganizzazione «choc» del partito ma soprattutto ha spinto di nuovo l'acceleratore nel chiedere «l'azzeramento di tutti gli incarichi» e le primarie a tutti i livelli.

Chi però si aspettava una replica al vetriolo del Cavaliere con la riedizione della famosa riunione in cui i due litigarono pesantemente, è costretto a rimanere deluso.

La strategia dell'ex premier, preparata con i suoi consiglieri, infatti è questa volta tutta diversa. Berlusconi sceglie di non rispondere direttamente all'ex ministro, ma corregge il tiro su Salvini: «Sono stato strumentalizzato, ho detto che lui è un potenziale leader ma non il futuro leader». L'ex premier ha quindi invitato ad affrontare la questione Lega così come il capitolo Alfano quando verrà il momento: quando ci saranno le elezioni ne parleremo, ognuno dovrà buttare giù i propri muri perchè solo tutti insieme torniamo a vincere.

Poche le digressioni sulla politica. E torna il plauso ufficiale per Denis Verdini, tra gli artefici del patto del Nazareno, che l'ex capo del governo continua a difendere a spada tratta. L'accordo con Renzi - spiega infatti il Cavaliere - deve andare avanti anche perché - sottolinea - tra i suoi punti principali c'è quella dell'elezione del nuovo capo dello Stato: dalle notizie che ho - avrebbe detto ai presenti - Napolitano ha intenzione di dimettersi il 20 gennaio. I tempi sono dunque serrati e Fi non può rimanere tagliata fuori dai giochi.

Una riunione fiume in cui a parlare sono stati praticamente quasi tutti i dirigenti azzurri fra cui Matteoli, Baldelli, Gelmini, Gasparri, Romani e Capezzone. A sentire i racconti dei presenti, il clima si sarebbe acceso proprio con l'intervento del presidente della commissione Finanze che avrebbe denunciato al Cavaliere l'esistenza di una black list in cui sono inseriti i nomi dei parlamentari azzurri che non devono andare in tv. Pronta però la replica dell'ex Cavaliere che ancora una volta si è difeso mettendo in chiaro di non poter far nulla sulle televisioni perché chi va in tv è perché ha un rapporto diretto con i direttori delle reti.

La discussione però è solo all'inizio visto che l'ex capo del governo ha convocato per la prossima settimana un nuovo round per parlare della «rifondazione» del partito. Un modo per venire incontro anche ai desiderata di Fitto ed evitare fratture irreversibili in vista del percorso in Senato della legge elettorale. Ed è proprio per tentare di trovare una mediazione che i due potrebbero tornare a incontrarsi già domani, in un pranzo a palazzo Grazioli, a cui prenderebbero parte gli stessi invitati dell'ultima volta quando venne sancita la tregua: Gianni Letta e Denis Verdini.