Dopo aver spiegato che nelle prossime ore insieme alla Gregori presenterà la lettera di dimissioni dal gruppo alla Camera, Fassina ha detto di non riconoscersi più nel Pd che è diventato un partito «sempre più attento all'establishment a Marchionne, alla finanza internazionale, ai rappresentanti di un management che sempre più invade le strutture dello Stato».
Martedì sera il deputato, esponente della minoranza dem, da tempo in rotta di collisione con il premier Matteo Renzi, aveva annunciato l'addio al Pd parlando al circolo di Capannelle. «Ieri nel circolo Pd di Capannelle ho con sofferenza lasciato il Pd. L'ho fatto ieri in un circolo di periferia perché lì stanno le mie radici», ha sottolineato Fassina.
«Io credo che sia il momento, per quanto mi riguarda, di prendere atto che non vi sono più le condizioni per andare avanti nel Pd - ha detto Fassina - e insieme, vi assicuro a tanti e tante, proveremo a costruire altri percorsi. Altri percorsi che possano portare non a fare testimonianza minoritaria ma a fare una sinistra di governo però su una agenda alternativa».
Poi Fassina aveva in parte rettificato. In tarda serata era arrivato infatti il parziale dietrofront: «Non ho ancora lasciato il Pd», ha detto all’agenzia Lapresse. Oggi poi la conferma dell'abbandono del partito di Renzi, con cui Fassina si è scontrato duramente molte volte.